Roberto Liberale, blogger: "Il gol di Billing all'Inter

L’ingegnere e blogger Roberto Liberale, appassionato e competente tifoso del Napoli

Tribuna Mergellina –

Interviste post 4° scudetto Napoli /

LA SCHEDA – Roberto Liberale, 62 anni, napoletano di Fuorigrotta ma attualmente residente in provincia di Caserta, professione ingegnere aeronautico, appassionato di sport praticamente dalla nascita e tifoso del Napoli dal 1969. Cultore di statistiche e analisi di risultati e prestazioni in più discipline olimpiche, nel tempo libero si dedica a curare un suo blog, “ILCABEZON”, e a collaborare con la testata online “LO SLALOM”, oltre a intervenire durante le numerosissime trasmissioni condotte in territorio campano, in diretta radio e tv, dal noto giornalista napoletano Paolo Del Genio.

7 DOMANDE PER 7 RISPOSTE – Nell’anno in cui i tifosi più anziani del Napoli ricordano il 60° anniversario dell’arrivo, nel club azzurro, del fuoriclasse Omar Sivori (detto “el cabezon”), a 24 mesi di distanza dalla conquista del 3° scudetto e ad appena 12 dai festeggiamenti previsti per il Centenario del club (1926-2026), la squadra partenopea regala alla città il 4° scudetto, tanto agognato quanto incredibilmente sudato. A questo punto, il primo quesito è d’obbligo: quando, secondo il tifoso-analista Roberto Liberale, il Napoli inizia a scucirsi dalla maglia il tricolore spallettiano 2023 e in quale momento, invece, lei ha la sensazione che stia iniziando a ricucirselo?

“Secondo me, poiché nell’estate 2023, nonostante l’addio di Spalletti, si era cominciato a parlare inopportunamente di ‘Ciclo Napoli’, a inizio stagione l’ambiente dei tifosi aveva costruito aspettative elevatissime sul gruppo azzurro. Purtroppo, però, dopo un avvio caratterizzato da 2 vittorie su 2, alla prima avversità tecnica (3^ di campionato, Napoli-Lazio 1-2), a gara in corso, sul punteggio di 1-2, alcuni tifosi dagli spalti cominciarono a contestare platealmente l’operato di mr Garcia. A quel punto, la squadra cominciò a sentirsi protetta dall’ambiente-tifo e iniziò a non seguire con reale convinzione i dettami del nuovo mister. E così, al di là dei limiti tecnici palesati dal francese, il giocattolo si ruppe subito, al punto che lo stesso Lobotka, uno dei protagonisti indiscussi dei due scudetti aureliani, nel giugno 2024 dichiarò che in quella stagione il gruppo-squadra del Napoli ‘avrebbe reso mediocre anche uno come Pep Guardiola’. Per la serie, ‘quando gli allenatori contano fino a un certo punto’. Quando, invece, ho percepito che probabilmente stavamo per ricucirci il tricolore sul petto? Beh, al gol del neoentrato Billing al 90° minuto di Napoli-Inter 1-1. Il primo marzo, grazie a quella rete, a quel pareggio conquistato all’ultimo respiro, la squadra di Conte restò a -1 dalla vetta e, nonostante ci fossero ancora 11 gare da giocare, quel verdetto voleva indicare a tutti che le cose stavano andando nel verso giusto. E quando, facendo una ricerca, in quei giorni notai che l’andamento al vertice della classifica era abbastanza simile a quello della stagione del 2° scudetto (1989-90), ebbi un altro segnale che gli astri si stavano riallineando in zona Parthenope”.       

Anno 2025: dopo 2 scudetti vinti in soli 3 anni, i tifosi del Napoli si possono sentire davvero dentro una “NEW ERA”, termine ottimisticamente annunciato da De Laurentiis già nell’estate 2023?

“Ora lo sono. È il momento storico della cosiddetta Golden Age. A parte i trofei vinti e le frequenti partecipazioni in Champions dal 2011 in poi, oggi il nostro Club è attrattore di grandi calciatori e grandi allenatori. E alcuni tra loro sono disposti a sposare il progetto azzurro rinunciando a offerte più vantaggiose da blasonati club di altre leghe… L’unica cosa che manca ancora è l’applicazione del motto di mr Rafa Benitez ‘spalla a spalla’. Purtroppo, a Napoli permane un fenomeno che, in una qualsiasi altra grande piazza calcistica con una sola squadra, non avrebbe un motivo razionale per esistere. E invece all’ombra del Vesuvio succede che, quando si vince, tutti salgono sull’autobus con le bandiere, mentre al primo momento di difficoltà, soprattutto in ambito sociale e mediatico, in troppi sono pronti a contestare persino l’incontestabile, vedasi, a tal proposito, quanto di vergognoso è accaduto in relazione al 3° posto e al piazzamento Champions raggiunto da Spalletti nel maggio 2022”.    

Prospettive realistiche in chiave Napoli: a quali traguardi può aspirare il gruppo azzurro nell’arco delle prossime 3 stagioni, ipotizzando Conte come unica guida tecnica?

“Mi accontenterei di una semifinale Champions e di lottare nel triennio sempre per lo scudetto”.

Dal giorno in cui sui campi di Serie A è entrato in azione il VAR, 19 agosto 2017, tre campionati vinti dalla Juve, 2 da Napoli e Inter, 1 dal Milan. Secondo lei, la tecnologia ha cambiato qualcosa nel contesto dei macro-interessi del calcio italiano?

“Ha ripristinato il risultato e i valori delle squadre in campo nel 99% dei casi. Pur essendo rimasto un piccolo margine di errore, oggi, a differenza del passato, la sudditanza psicologica dei direttori di gara verso le Big è diminuita durante i match. Aiutati dalla tecnologia, sono meno pressati dal dover decidere in una frazione di secondo a favore o contro i destini delle squadre blasonate. E se devono consultarsi col VAR, non badano ai nomi delle compagini in campo”.

Campionati con utilizzo delle 5 sostituzioni dalla prima all’ultima giornata: Napoli e Inter 2 scudetti, Milan 1, altri club…zero. Cosa significa?

“Significa che hanno avuto allenatori che hanno saputo usare i 5 cambi. E in questa ottica è venuta meno la filosofia della cosiddetta “squadra filastrocca” basata su 13 giocatori. Del resto, un po’ tutti i club, non solo quelli di vertice, si sono dovuti organizzare con panchine adeguate. E rimanendo in tale ambito, non è un caso che il girone di ritorno del Napoli di mr Conte, fase in cui si sono verificati molti più infortuni rispetto alla prima parte di stagione, sia coinciso con un momento di ‘Rosa molto risicata’ e di ‘esperimenti tattici obbligati’; fattori che hanno avuto il loro peso su taluni cali prestazionali, nonostante il fatto che la squadra non abbia giocato le coppe europee”.   

Nel calcio italiano di Serie A, chi non ha i bilanci in ordine sembra avere gli stessi diritti di chi tiene i conti in maniera perfetta. Non è che, attraverso la materializzazione di un trend del genere, si sacrifica l’etica sportiva in favore dello “show business”, con buona pace degli operatori che puntualmente danno “a Cesare quello che è di Cesare”?

“Purtroppo, il problema esiste, semplicemente perché si tende a difendere a ogni costo i cosiddetti ‘brand’ più famosi, in nome del ‘Too big to fail’, espressione statunitense che si può tradurre in italiano con ‘è troppo grande affinché ci si possa permettere che fallisca’. Se dichiarassero fallimento le solite note del calcio italiano, il loro crollo farebbe franare un indotto molto rilevante, a cominciare dal valore in euro del pacchetto dei diritti televisivi che la Lega vende ai broadcaster, per finire con licenziamenti a raffica, azzeramento degli introiti ai botteghini e caduta verticale del merchandising. Probabilmente, si è creato un circolo vizioso. E uscirne è complicato, in quanto, in relazione alle decisioni che scottano, è difficile, in Italia, trovare esponenti istituzionali disposti a correre il rischio di bruciarsi le mani”.  

Nel dicembre 2022, durante un’intervista in esclusiva a Sportflash24.it, il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni predisse: “In Italia esiste un solo modello di calcio: il Napoli”. I fatti gli stanno dando ragione…

“Quando si hanno riserve finanziarie come le ha De Laurentiis, nel lungo termine il discorso regge. Nel breve, invece, rischia di reggere un attimo meno, soprattutto se si continua a consentire a determinate società di fare, in qualche modo, calciomercato”.

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