Tribuna Mergellina –

Interviste post 4° scudetto Napoli /

Rana, poliziotto a Dortmund e tifoso del Napoli: "Conte bravissimo

Nino Rana, poliziotto napoletano a Dortmund, tifosissimo azzurro e capo della sicurezza allo stadio Signal Iduna Park

LA SCHEDA – Gaetano Rana, detto Nino, vive di pallone e investigazione. Sessantunenne sostituto commissario della Deutsch Polizei, residente a Dortmund con doppio passaporto italiano e tedesco da circa 4 decenni, si occupa per 15 anni di indagini sul narcotraffico sull’asse Sud America-Europa e per lunghi periodi lavora anche in Belgio nell’ambito dell’Interpol. Nativo di Fuorigrotta e appassionato di calcio sin da ragazzino, prima di intraprendere la carriera in Polizia (corpo in cui entra dopo aver vinto un concorso da ispettore) gioca da under 20 in formazioni semiprofessionistiche sia in Campania sia in Piemonte, nel ruolo di terzino sinistro. Poi, nel 2014, l’incontro tra passione e professione in una dimensione certamente delicata. Le sue spiccate attitudini lavorative maturate all’estero nel corso degli anni e la conoscenza di lingue anglosassoni e latine gli permettono di assumere il ruolo di responsabile della Sicurezza nel club del Borussia Dortmund, incarico che riveste con continuità e abnegazione anche quando nello stadio dei gialloneri arriva la Nazionale tedesca per le partite casalinghe ufficiali. Insomma, il Signal Iduna Park da 11 anni è un po’ casa sua, anche se la sua passione per il Napoli traspare con grande nitidezza, non appena ne ha l’occasione. Tifoso azzurro da sempre e molto appassionato di calcio internazionale e di movimenti di calciomercato, nei ritagli di tempo collabora anche come opinionista ad alcune trasmissioni giornalistiche sportive non solo italiane, ma anche uruguaiane. E quindi, in occasione dello storico 4° scudetto del Napoli, ci fa piacere poter ascoltare il suo punto di vista non solo sul trionfo del club partenopeo ma anche su aspetti che investono l’attualità calcistica mondiale.

7 DOMANDE PER 7 RISPOSTE – Commissario-tifoso Rana, la prima domanda è d’obbligo. Secondo lei, in che momento il Napoli ha iniziato a scucirsi dalla maglietta lo scudetto vinto nel 2023 e quando, invece, ha cominciato davvero a ricucirselo?
“Già nelle prime partite del campionato 2023-24, con mr Garcia allenatore, si vedeva che la squadra produceva molto in attacco, ma difendeva malissimo. Inoltre, dalle inusuali reazioni di alcuni giocatori al momento delle sostituzioni, si notava che lo spogliatoio non era compatto come nella stagione precedente.  Alla 4^ giornata, durante un Genoa-Napoli 2-2, il disappunto di Kvaratskhelia al momento del cambio con Zerbin fu un segnale. Poi va anche evidenziato che Garcia, a novembre, ha lasciato comunque il Napoli al 4° posto, ma i suoi successori, anziché migliorare la situazione, l’hanno peggiorata, facendo scivolare il team sempre più in basso, fino alla decima piazza. Per quanto riguarda, invece, la sensazione sulla possibile conquista del 4° scudetto, mi è rimasto impresso il pareggio casalingo agguantato al 90° minuto contro l’Inter, grazie al gol del definitivo 1-1 messo a segno con il nuovo entrato Billing. Quel risultato, permettendo agli azzurri di restare a -1 in classifica rispetto ai neroazzurri, ha dato una grande spinta psicologica al gruppo. Se, invece, alla fine di quella partita il Napoli fosse scivolato a -4 dalla vetta, sarebbe diventato molto problematico rimontare lo svantaggio”.

Quali i fattori determinanti nello scudetto vinto 82-81 contro l’Inter?

“Certamente, ha inciso la grande calma all’interno della squadra. Il gruppo è restato sempre compatto, anche quando ha perso contro Verona e Como in trasferta e contro Atalanta e Lazio in casa, così come quando ha pareggiato per 0-0 a Venezia; però, secondo me, il 1° punto di forza è stato mr Antonio Conte, bravissimo sia a ridare equilibrio tecnico-tattico alla squadra sia a mantenere alte le motivazioni di giocatori con un minutaggio più limitato, soprattutto se pensiamo a calciatori come Raspadori, Simeone e lo stesso Billing, i quali hanno dato il massimo nei momenti in cui sono stati chiamati dal Mister. Insomma, è stato abilissimo a creare un ambiente molto unito”.  

Dove può arrivare realisticamente il Napoli da qui a tre anni, ipotizzando che sulla panchina azzurra resti Antonio Conte?

“Con mr Conte si può solo migliorare, perché con lui si punta sempre al massimo; tanto è vero che è stato vinto uno scudetto nonostante il fatto che la squadra sia partita semplicemente con l’obiettivo di centrare un piazzamento Uefa. Così facendo, in pratica il club si è anticipato di un anno sulla propria tabella di crescita. Quindi, penso che con Conte nel prossimo triennio si potrebbe vincere qualche altro scudetto e si potrebbe arrivare anche a una semifinale Champions. Grazie alla solidità economica che lo contraddistingue, infatti, il Napoli è destinato a migliorare sempre più il suo organico, aggiungendo ogni anno buoni calciatori nei ruoli in cui è necessario”.

Dall’agosto 2017, momento in cui in Italia si è iniziato a utilizzare il VAR, 3 scudetti alla Juve, 2 al Napoli, 2 all’Inter, 1 al Milan. La tecnologia, secondo lei, può aiutare a migliorare il calcio?

“Ormai il VAR è da considerare un punto fermo nel calcio del presente e del futuro. È uno strumento che migliora ogni anno nella sua applicazione e, col passare del tempo, si stanno evitando sempre di più le concessioni di cosiddetti rigorini. Per quanto riguarda, infine, la comunicazione tra direttore di gara e sala VAR, qui in Germania, già durante lo scorso campionato, la Bundesliga ha creato un sistema che permette agli spettatori di capire in tempo reale cosa si stanno dicendo arbitro e assistenti video. Tutto questo, naturalmente, favorisce, tra i fans, la percezione della massima trasparenza delle decisioni e aiuta molto a sminuire le polemiche post gara”.

Lei di recente è stato negli USA al 1° Mondiale per Club FIFA al seguito del Borussia Dortmund, team arrivato sino ai quarti di finale dopo aver superato girone eliminatorio e sfida di Ottavi. In tale torneo sono state sperimentate le cosiddette “body-cam” arbitrali. Cosa ne pensa di questa microcamera posizionata all’altezza dell’auricolare destro fornito all’arbitro?

“È molto interessante, ma, come tutte le cose nuove, ha bisogno di una fase sperimentale. E poi, oltre a offrire ai telespettatori qualche prospettiva nuova nella visione della partita, resta comunque un ‘occhio in più’ a uso dell’arbitro. E ciò potrebbe rivelarsi un deterrente rispetto a quei giocatori abbastanza abituati a simulare falli per procurarsi indebiti vantaggi durante la gara”.

Molti addetti ai lavori dicono che oggi “si gioca troppo”, che “i calciatori subiscono il peso di calendari stressanti e l’aumento di infortuni”, ma ai vertici del calcio e della politica nessuno si adopera per prendere provvedimenti nell’ottica della tutela dei giocatori, che, indipendentemente da interessi di altre categorie di settore, dovrebbero rappresentare sempre il vero fulcro di tutto il sistema football. Lei cosa ne pensa al riguardo?

“È un dato di fatto che oggi si gioca molto di più rispetto agli anni Settanta e Ottanta, ma è altrettanto vero che anche le liste dei calciatori di ciascun club non sono formate da 16-18 elementi, come magari accadeva una volta, bensì da 25. Sotto questo aspetto, però, debbo fare una precisazione. In Germania, tra le grandi società, non ci sono tutte queste lamentele che, invece, circolano con insistenza sia in Inghilterra sia Italia. Qui da noi nessuno si lamenta se deve giocate 50-60 partite a stagione tra Bundesliga, Coppa di Germania e Champions. E quando in una squadra si fa male il calciatore più quotato, l’allenatore, senza pensarci su 2 volte, manda in campo al suo posto un giovane di 18-19 anni e il problema non si pone. Insomma, qui in Germania c’è una visione non lamentosa sui ritmi del foot ball”.

L’ultima considerazione è sul Mondiale per Club FIFA 2025. Gradiremmo sua opinione sul livello di questo primo torneo vinto dai londinesi del Chelsea, campioni in carica di Uefa Conference League e allenati, tra l’altro, da un italiano, il quarantacinquenne salernitano Enzo Maresca…

“Dagli ottavi di finale in avanti, secondo me è stato uno spettacolo gradevole. E poi aggiungo una nota di colore. Tra il pubblico ho notato molti sudamericani e messicani, tanti statunitensi simpatizzanti per le squadre europee, ma pochi tifosi in trasferta dal nostro continente”.
Luigi Gallucci

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