Tribuna Mergellina / Intervista in esclusiva

a Paola Morra Maradona 

Napoli/ Paola Morra Maradona: "Il 4° scudetto? Trionfo

Napoli, 4 luglio 2017, ristorante D’Angelo: da sinistra, Diego Maradona (deceduto nel 2020) con suo fratello Hugo (venuto a mancare nel 2021) e consorte, Paola Morra Maradona. In quella data, Diego torna nel capoluogo partenopeo su invito dell’amministrazione comunale di Napoli, che gli conferisce la cittadinanza onoraria per meriti sportivi. (Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo/?fbid=24090070287245652&set=a.157950824217600)

- “Questo scudetto lo dedico a voi che siete rimasti uniti anche oltre. Già mi immagino lassù cosa state combinando. Hugo❤️Diego sempre nel mio cuore”. Il 24 maggio scorso ha festeggiato così Paola Morra Maradona, dedicando sui social network un pensiero  trascendente a due tra le figure maschili più carismatiche che hanno connotato la sua vita fino a oggi.
Hugo Maradona, che viveva nei pressi di Bacoli, lo ha conosciuto da vedova, nel 2012, quando lei aveva 49 anni e 3 figli grandicelli avuti dal 1° matrimonio. In quel periodo anche Hugo era sentimentalmente single, dopo una relazione da cui erano nati 3 figli. “Un giorno, mentre ero affacciata al balcone della mia villetta a 2 piani di Monte di Procida, lui passeggiava in strada e incrociammo i nostri sguardi. Poi il resto lo fecero un po’ gli amici comuni in zona. Hugo è sempre stato un ragazzo buono di animo, intelligente, ma anche molto timido e riservato. Parlava poco, però, quando aveva qualcosa da dire, era schietto e non esitava a esternare. Nei primi anni, abbiamo approfondito la nostra conoscenza, poi l’8 dicembre 2016 ci siamo felicemente uniti in un matrimonio civile celebrato al Comune di Bacoli. Diego, invece, ho avuto il piacere di conoscerlo da vicino nel 2013, durante una cena che si tenne a Coroglio, al ristorante ‘10 maggio 1987’ dell’ex capitano del Napoli Beppe Bruscolotti. Il ‘Pelusa’, quando ci presentarono, fu contento e disse che gli faceva piacere vedere finalmente suo fratello felice a livello sentimentale. Poi nel 2014 venne a farci visita nella casa di Monte di Procida”.

Diego aveva 7 fratelli, ma si dice che con Hugo, detto “il Turco”, abbia sviluppato negli anni un rapporto speciale…

“I due avevano un legame strettissimo. Si telefonavano 3 volte a settimana. Avevano la stessa visione del calcio, però qualche volta bisticciavano sulle cose della vita di tutti i giorni”.

Lei, da tifosa nativa del quartiere Fuorigrotta, ha vissuto i due scudetti del Napoli sugli spalti. Quelli conquistati nell’Era De Laurentiis, invece, li ha seguiti soprattutto in tv, nel cosiddetto stadio virtuale. Quali differenze ha percepito in relazione ai 4 tricolori conquistati dai partenopei?

“Non mi sento un’esperta di tattiche, però qualche considerazione vorrei farla. Il Grande Napoli dei due scudetti è nato il 5 luglio 1984, quando Maradona è stato presentato in uno stadio San Paolo strapieno. In quella squadra c’erano giocatori abbastanza bravi, ma, se non fosse arrivato lui, probabilmente non avremmo mai vinto un Tricolore. È stato Diego a portarli per mano, tutti. Ed è stato lui, nel 1987, ad attirare un fuoriclasse come Careca. Antonio, infatti, alcuni anni fa dichiarò che venne a Napoli perché il suo sogno era giocare con Maradona. E quindi tutti i titoli che vinse quella squadra tra il 1987 e il 1990 (2 scudetti, 1 coppa Italia, 1 supercoppa nazionale e 1 coppa Uefa, N.d.R) portavano il suo timbro. Ogni gol e ogni assist erano arte, poesia. Gli scudetti vinti sotto la presidenza di Aurelio De Laurentiis, invece, sono stati caratterizzati da una grande applicazione da parte del gruppo-squadra. E poi debbo dire che, mentre nella stagione 2022-23, quella del terzo scudetto, il Napoli dominò una competizione in cui tutte le avversarie tradizionali avevano molti problemi, quello di quest’anno è stato un campionato avvincente, perché l’Inter ha lottato fino all’ultima giornata. E per me è stato più bello vivere da tifosa il trionfo in questo tipo di annata”.

C’è stato un momento particolare, durante l’ultimo campionato, in cui ha avuto la sensazione che sarebbe stato un anno vincente?

“In verità, da quando c’è il presidente De Laurentiis, io ogni anno sono sempre ottimista su quello che può fare la squadra. Poi, certo, non sempre si vince, però, tranne qualche stagione negativa, ci siamo presi belle soddisfazioni. E anche quest’anno sono stata sempre molto fiduciosa. Ci ho creduto fino alla fine, un po’ come la squadra, che non si è mai arresa, nemmeno nei momenti complicati”.

Cosa ha fatto la differenza in quel cestistico “Napoli 82 punti, Inter 81”?

“Secondo me, mr Conte. Un allenatore molto esperto, che ha ridato lo spirito combattivo a un gruppo che sembrava averlo smarrito nel precedente campionato”.

Dove può arrivare, secondo lei, questo Napoli nei prossimi anni, ipotizzando che resti mr Conte in panchina?

“Penso che il cammino in Champions sia molto complicato. Certo, la palla è tonda e tutto può succedere, però dobbiamo essere anche realisti rispetto al valore degli avversari. Per quanto riguarda, invece, la Serie A, secondo me ce la giocheremo con maggiori probabilità di fare il grande risultato”.

Quali sono stati i giocatori del Napoli di De Laurentiis che, complessivamente, l’hanno colpita di più fino a oggi?

“Sicuramente Dries Mertens. A parte il talento sul campo da gioco, a livello umano e di disponibilità fuori dal campo ‘Ciruzzo’ , un po’ come fece Diego, si è integrato perfettamente nello spirito di noi napoletani, pur venendo da una cultura del tutto diversa. Poi devo dire che anche Marek Hamsik è un ragazzo che ha dato tanto. Mi dispiace solo che lo scorso 5 luglio non abbia disputato la sua partita di addio al calcio allo stadio Maradona”.   

Signora Paola, per circa 40 anni, da appassionata, ha visto molto calcio senza ausilio di tecnologia in aiuto degli arbitri. Poi, nel 2012, l’attivazione dell’orologio speciale “Gol Line” al polso dei direttori di gara, nel 2017 l’introduzione della sala “VAR” e questa estate, al 1° Mondiale FIFA per Club, l’attivazione della “Body Cam”, posizionata sull’auricolare in dotazione alle cosiddette giacchette nere. Che idea si sta facendo di queste trasformazioni tecnologiche nel mondo del football?

“A me, sinceramente, non piace l’introduzione della ‘macchina’. Il gioco del calcio, da quello che hanno inventato gli inglesi a quello che per oltre un secolo si è sempre giocato in strada e nei campetti di periferia, non prevedeva l’uso di questi sistemi tecnologici. Io penso che il calcio sia un misto di arte, corsa e ‘cazzimma’. Nel momento in cui si aziona un apparecchio tecnologico, viene un po’ meno il confronto esclusivo di abilità ‘11 contro 11’. Meglio un calcio verace, fatto anche di errori e polemiche, che quello che vediamo oggi. Ovviamente è solo una mia opinione”.

A proposito di arte e “cazzimma”, Diego, con i 2 gol rifilati il 22 giugno 1986 all’Inghilterra nella partita valida per i quarti di finale del Mondiale messicano, scrive pagine storiche pressoché insuperabili: al 6° del secondo tempo porta in vantaggio l’Albiceleste “un po’ con la testa di Maradona e un po’ con la mano di Dio” (citazione del Pibe), mentre 4 minuti dopo dribbla in corsa 4 giocatori avversari più il portiere Shilton e sigla il cosiddetto “Gol del secolo FIFA”…

“Diciamo che le cose sono cambiate molto rispetto agli anni Ottanta. Innanzitutto, sempre a proposito di ‘cazzimma’, bisogna dire che Maradona è stato quello che nella storia dei Mondiali di calcio è il giocatore che ha subito più falli, spesso molto duri, e nella stragrande maggioranza dei casi i suoi avversari non venivano nemmeno ammoniti. Oggi, invece, alla prima strattonata di un difensore scatta il cartellino giallo. Diego in campo subiva tante irregolarità in ogni partita, ma non si lamentava mai. Era semplicemente cosciente del fatto che il calcio era uno sport per uomini veri e che ai difensori venivano permesse molte furbate, forse troppe, a differenza di oggi, dove tutto viene analizzato dal VAR. A quel punto, lui se ne faceva una ragione e, poiché non era fesso, quando poteva, ci provava pure lui. Come successe con il 1° gol all’Inghilterra. Oggi, naturalmente, sarebbe impossibile segnare in quel modo. Sulla 2^ rete, che per spettacolarità ha incantato tutto il Mondo, c’è un aneddoto legato alla visione del calcio del mio Hugo. Sei anni prima, a Wembley, durante una partita amichevole Inghilterra-Argentina, sullo 0-0 Diego scartò 4 avversari, entrò in area di rigore e, col portiere in uscita, tirò in diagonale, ma il pallone terminò fuori di pochissimo. Non appena Diego rientrò dalla trasferta, Hugo, molto arrabbiato perché la partita era stata vinta dall’Inghilterra per 3-1, gli disse: ‘Se avessi scartato pure il portiere, sai che gol avresti fatto?’. E a quel punto Diego gli rispose: ‘La prossima volta lo faccio!’. E lo fece proprio come 6 anni prima gli aveva consigliato suo fratello. Ecco, questo era il rapporto tra i due. Si spronavano a vicenda, anche se Hugo, da giocatore, era perfettamente consapevole di non avere le straordinarie abilità di Diego e non ha mai millantato ciò che non era. Questo è bene precisarlo”.          

Quante volte è andata in Argentina con Hugo?

“Siamo stati 4 volte, tra il 2015 e il 2019, sempre nel periodo delle festività natalizie. Gran parte delle giornate le trascorrevamo da Diego a Villa Devoto, dove nella seconda parte della loro vita si erano trasferiti i genitori di mio marito. Mi rammarico solo di non averli conosciuti, perché, quando sono andata lì per la prima volta, erano venuti già a mancare sia ‘Dona Tota’ che ‘Don Diego’. Sicuramente erano due persone straordinarie, perché hanno fatto tantissimi sacrifici per tirare su una famiglia con 8 figli (3 maschi e 5 femmine)”.

Ultima domanda: cosa era, secondo lei, Diego oltre il campo di calcio?

“Era un generoso, una persona che si caricava i problemi del prossimo sulle spalle. A Napoli ha aiutato in silenzio tante persone bisognose, perché lui sapeva perfettamente cosa significassero quelle buone azioni per chi le riceveva. E poi è stato anche un grande politico. Lui, quando ha incontrato i potenti della Terra, si è fatto sempre paladino delle istanze dei più deboli”.

Oggi definiremmo Diego “un vero uomo di Sinistra”. E a questo punto, la signora Paola aggiunge: “Non a caso, nel 2019 ebbe modo di lanciare una stoccata anche a un tale Donald Trump…”.  
Luigi Gallucci

(Fonti:   

https://diegomaradonastore.it/story/

https://www.ilpost.it/2020/11/25/la-storia-della-mano-de-dios/

https://www.fifa.com/it/tournaments/mens/worldcup/articles/diego-maradona-argentina-falli-record

https://www.sportmemory.it/storie/maradona-la-prossima-volta-lo-faccio/

https://sport.sky.it/calcio/serie-a/2020/03/30/napoli-careca-intervista

https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/calcio-estero/2019/04/04-55380868/maradona_attacca_trump_burattino_aperta_uninchiesta_in_messico

https://www.facebook.com/photo/?fbid=24090070287245652&set=a.157950824217600 )

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