
Xavier Jacobelli, commentatore alla “La Domenica Sportiva” (Fonte foto: https://www.facebook.com/photo/?fbid=1330800538603080&set=a.190127439337068)
Analisi sull’epopea De Laurentiis
- Xavier Jacobelli, 65 anni, bergamasco, commentatore alla notissima trasmissione RAI “La Domenica Sportiva” e già direttore, in carriera, di 5 testate giornalistiche (Corriere dello Sport, Tuttosport, QS-Quotidiano Sportivo, Il Giorno e Calciomercato.com), analizza il nuovo momento d’oro del calcio napoletano, dopo i fasti del settennato 1984-1991 “targato” Diego Armando Maradona, nell’ambito di un’intervista concessa a Sportflash24.it.
Egregio direttore, cosa sta rappresentando il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, dal 2004 a oggi, nel calcio italiano e internazionale?
“Un recentissimo rapporto di Stage Up, pubblicato sulle pagine del Corriere dello Sport, indica il Napoli come il club italiano col maggiore incremento percentuale di tifosi, tra quelli di vertice, rispetto all’annata precedente 2023-24. In pratica, sul territorio nazionale c’è stato un aumento del 4.5% negli ultimi 12 mesi, in quanto i fans partenopei sono saliti da 2.904.000 a 3.036.000. Ma al di là di questo dato, che si aggiunge a quello complessivo degli 80 milioni di tifosi su scala internazionale, va evidenziato che in questo momento il Napoli è il club di calcio più sostenibile al Mondo. Il presidente De Laurentiis, acquistando il titolo sportivo nel 2004 dalle ceneri di un fallimento, ha ricostruito la società da capo a piedi, creando un modello competitivo ai massimi livelli che altre società dovrebbero provare a imitare. La grandezza di Aurelio De Laurentiis consiste nel coniugare alta competitività e sostenibilità economica. E a volte serve anche coraggio per fare delle scelte. In tanti ricorderanno la cessione di Higuain alla Juventus, nell’estate 2016, per 90 milioni di euro. Era una decisione difficile, perché non era certamente in linea con una parte di tifoseria, ma lui riuscì a gestire bene la situazione. E poi va evidenziato che, oltre a cedere giocatori al momento opportuno, De Laurentiis investe anche su calciatori di qualità. In Italia, seppur in un ambito e in proporzioni diverse rispetto al Napoli, solo l’Atalanta del nuovo corso Percassi, arrivato alla guida del club il 4 giugno 2010, è riuscita a coniugare bilancio e ottimi risultati sportivi, portando in 14 anni la squadra dalla Serie B …alla Champions e al trionfo in Uefa Europa League. Diciamo che sono due casi-scuola su come arrivare con oculatezza ai massimi livelli”.
Prima del Napoli, solo Juve, Inter, Milan, Torino e Bologna avevano vinto almeno 2 scudetti nell’arco di 3 campionati consecutivi di Serie A con girone unico. Come interpreta questo segnale nel contesto storico del foot ball italico?
“Intanto è un dato inequivocabile rispetto a come siano cambiati gli equilibri al vertice, a fronte di una precedente preponderanza di Juve, Inter e Milan; ma ciò che deve far riflettere è il modo in cui il Napoli ha lanciato questo ciclo vincente, in quanto preceduto dalla conquista di 3 coppe Italia, una supercoppa nazionale e numerosi piazzamenti sul podio del campionato. Ed è altamente significativo anche un altro dato. E cioè il fatto che oggi, grazie alla solidità del progetto, è riuscita anche ad attrarre un campione, sia pur a fine carriera ma comunque di grande levatura, qual è Kevin De Bruyne. E quindi, nonostante l’infortunio di metà agosto di Lukaku, per me resta la squadra favorita anche per la Serie A 2025-26”.
Quali sono stati i fattori “azzurro-Napoli” che hanno permesso la rinascita del 2025 dopo il disastro sportivo del 2024?
“Nella vicenda storica di una grande squadra, si può incappare in un anno negativo, ma il valore aggiunto della scorsa stagione, secondo me, è stato quello di mr Antonio Conte. Lui è stato in grado di trasmettere ai giocatori una grande fiducia in sé stessi. È stata quella la chiave principale. Naturalmente, hanno contribuito al successo anche l’acquisto di McTominay (rispetto alla cui partenza dal Manchester United qualcuno ancora si starà mangiando le mani), i gol e gli assist di Lukaku, la maturazione di Meret, l’apporto di Raspadori, la capacità di Simeone di saper far gruppo nonostante fosse utilizzato in modo ridotto, l’unità di intenti del gruppo e il rispetto dei ruoli. A differenza della stagione precedente, nella quale De Laurentiis non riusciva a contenersi, andando spesso negli spogliatoi e sul campo di allenamento, stavolta, con la guida tecnica di Antonio Conte, il presidente non ha mai oltrepassato il limite, non ha mai invaso il campo operativo altrui. E poi va detto che Conte è rimasto a Napoli perché, durante le cene post scudetto, De Laurentiis ha preso con lui impegni precisi e li sta mantenendo, in quanto già ha rinforzato la squadra in modo concreto e sono sicuro che continuerà a farlo. Del resto, l’esperienza amara dell’Inter di quest’anno, arrivata prosciugata in fondo a tutte le competizioni, ha indotto il presidente a irrobustire la Rosa, perché un conto è giocare solo campionato e coppa Italia, come nello scorso anno agonistico, e un altro è partecipare a 4 competizioni (Serie A, Champions, coppa Italia e supercoppa nazionale). E in tutto ciò la prima differenza la fa la solidità economica di un club. È questo, infatti, l’elemento che può permettere di realizzare i cosiddetti colpi di mercato”.
A proposito di bilanci e solidità economica, nel calcio italiano di Serie A, chi non ha i conti in ordine sembra avere gli stessi diritti di chi li tiene in maniera perfetta. Non è che, attraverso la materializzazione di un trend del genere, si sacrifica l’etica sportiva in favore dello “show business”, con buona pace degli operatori che puntualmente danno “a Cesare quello che è di Cesare”?
“Nel momento in cui il Napoli ha un bilancio in regola, un merchandising che va a gonfie vele, 80 milioni di tifosi sparsi nel Mondo e un sostegno popolare così massiccio, come si evince anche dalle decine di migliaia di presenze che si registrano costantemente al “Maradona” e nelle località dei ritiri estivi di Dimaro e Castel di Sangro, beh, proprio tutti questi elementi messi insieme contribuiscono fortemente affinché la squadra sia vincente sul campo. Altre società, invece, hanno problemi perché, avendo effettuato in passato scelte sbagliate, ora si ritrovano in situazioni complicate e quindi, prima di poter comprare nuovi calciatori per rinforzarsi, devono avere la capacità di vendere per fare cassa. E queste oggi non sono operazioni semplici. Aurelio De Laurentiis, invece, ha avuto la bravura e la personalità per vendere e acquistare nei momenti opportuni. E tutto ciò oggi fa la differenza”.
C’è stato un momento specifico, nel campionato di Serie A 2024-25, in cui Lei ha pensato che il Napoli era davvero il club favorito per lo scudetto?
“Durante la stagione ho pensato che non avrebbe mollato fino a che l’aritmetica gli avrebbe dato delle probabilità di vittoria. E questo è dovuto al fatto che Conte ha la capacità di trasferire al gruppo lo spirito di lotta fino alla fine dei giochi”.
Differenze e analogie fra il Tricolore vinto da Spalletti e quello conquistato da Conte…
“Quello di Spalletti nel 2022-23 è stato un campionato dominato, mentre quella recentemente conclusa è stata una competizione combattuta. E la vittoria è arrivata, in primis, per la forza del collettivo. Elementi comuni? Così come accade anche in altre discipline sportive, direi sicuramente la concentrazione; perché a questi livelli certamente la preparazione atletica, la tecnica e la tattica sono fattori importanti nel corso di una stagione, ma la tenuta psicologica è l’aspetto fondamentale”.
Secondo lei, “Napoli Campo Centrale” è il titolo di un libro, una suggestione nostalgica da “Tutto il calcio minuto per minuto” o una definizione realistica sul presente e sul futuro del foot ball italiano e internazionale?
“È un titolo molto azzeccato, che rispecchia la realtà dei fatti e, per ciò che oggi è il calcio, regge anche in chiave prospettica”.
Al netto del “fattore Napoli”, cosa percepisce, oggi, il direttore Jacobelli nel contesto del nostro foot ball?
“È un calcio che, innanzitutto, deve risolvere nel più breve tempo possibile la questione stadi. Bisogna adeguare le nostre infrastrutture per farci trovare pronti all’appuntamento con gli Europei di Italia-Turchia 2032. A tutt’oggi, siamo in grave ritardo rispetto ai parametri Uefa. In tal senso, basti pensare che i turchi hanno già 8 stadi pronti, mentre l’Italia solo 2. E rimanendo sempre in tema di competizioni riguardanti la Nazionale, adesso, in ottica qualificazioni Mondiali 2026, a seguito della sconfitta all’esordio contro la Norvegia nello scorso giugno, serve solo vincere tutte le partite del girone “I”. Il resto non conta. Non partecipare alla fase finale di una Coppa del Mondo con ben 48 squadre qualificate sarebbe un vero fallimento. E poi, per rispondere alla domanda posta, va evidenziato che un aspetto del mondo del calcio che va affrontato in modo deciso riguarda il rispetto delle regole. Non è possibile che un qualsiasi giocatore sotto contratto possa prendere, da un giorno all’altro, decisioni arbitrarie senza consultarsi con nessuno. Infine, rimanendo sempre in ambito calciatori, va evidenziato anche un altro fattore. Il calendario stagionale dei grandi club attualmente è saturo. Bisognerebbe, quindi, ridurre la cifra delle partite annuali, magari abbassando da 20 a 18 il numero di squadre di Serie A. E invece, a causa della ‘bulimia da profitti economici’ dei vertici del foot ball, col passare degli anni notiamo che, per i giocatori, gli impegni agonistici aumentano sempre più, mentre, parallelamente, non si tengono nella dovuta considerazione i sempre più numerosi infortuni degli atleti stessi”.
Luigi Gallucci
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(Giornalista Xavier Jacobelli. Fonte foto: https://www.facebook.com/photo/?fbid=1330800538603080&set=a.190127439337068)

