Da Vitulazio, provincia di Caserta, Roberto Liberale (ingegnere e blogger)
L’utilità di un libro va apprezzata nel tempo, al di là dell’ondata emotiva iniziale. Oltre a poterlo leggere tutto d’un fiato, il testo si dimostra efficace nella rilettura di momenti storici dimenticati. Molti appassionati, guardando al passato del Napoli, si concentrano solo sull’epoca Maradona, ma in realtà, grazie all’opera di Gallucci, si va molto oltre in relazione a dettagli storici, in quanto il testo permette di riannodare i fili del percorso calcistico azzurro non solo dai giorni nostri fino alla nascita dell’A.C. Napoli (1926), ma anche in relazione a ciò che fu il foot-ball partenopeo sin dagli albori, che, attraverso la traccia di un piccolo articolo di cronaca de “IL MATTINO”, l’autore fa risalire quantomeno al 1898. Il quotidiano fondato da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao in una edizione di quell’annata, infatti, rese noto che nella struttura “Reclusorio” ginnasti e canottieri giocarono una partita di oltre 2 ore, suddivisa in 5 tempi.
E poi va evidenziato un altro aspetto. Il titolo stesso dell’opera, grazie al 3° scudetto, è diventato un concetto di condivisione unanime nel mondo del calcio, ma in realtà la centralità del Napoli nel foot-ball italiano affonda le sue radici già negli anni Sessanta, quando il nuovo stadio San Paolo era, insieme al San Siro di Milano, quello più affollato di spettatori in Serie A. Quindi, il 3° scudetto e il titolo di Gallucci hanno consolidato e legittimato definitivamente una storia preesistente già significativa e che in futuro, grazie al nuovo progetto De Laurentiis-Conte, potrebbe diventare ancora di più ricca di soddisfazioni per i milioni di tifosi partenopei presenti nel mondo.