Lo sport resta il punto di riferimento principale della nostra narrazione, ma da oggi cambia qualcosa, in quanto, nei limiti del possibile, d’ora in avanti intenderemo porre l’attenzione su una fascia anagrafica di italiani che abbiamo definito “Sopravvissuti”. L’articolo che segue serve a definire il perimetro entro il quale intendiamo muoverci. In seguito, saranno effettuate interviste con persone che hanno percorsi esistenziali decisamente particolari, perché, se è vero che la vita è complicata per tutti, per amore di verità bisogna evidenziare che per alcuni essa è stata – e ancora oggi è – più complicata che per altri. Si ringrazia, per l’empatia riscontrata in relazione a questo nuovo progetto narrativo, la testata giornalistica “Le Sociologie.it” diretta dal collega Pino Cotarelli.
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Generazione Sopravvissuti capitolo 1: quelli che… tra vecchi coccodrilli e giovani cobra
di Luigi Gallucci*
In Italia c’è un argomento tabù, di cui in troppi non hanno interesse a parlare. Anzi, probabilmente fare spallucce è l’unica cosa che (per loro) conta.

cover sopravvissuti

Dopo ciò che ha osservato e vissuto nei decenni a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, non ha molta speranza nel futuro: è la generazione dei Sopravvissuti… (Immagine IA generata con GROK)

Gli over 60 (et similia) della cosiddetta “società bene”, infatti, sono tutti super-impegnati a salvaguardare il “particulare”, per dirla col Guicciardini: poltronissime, decreti legge su misura, super-cattedre, privilegi di casta, super-stipendi, conti in banca. Unica eccezione, nella loro quotidianità grigio scuro, il fare “opere di bene” per figli, nipoti e figli di amici-amici. Un inciso: gli “amici qualunque”, sulle rubriche dei loro smartphone, rientrano nella categoria “cestinabili”. Ovviamente, non importa di che pasta siano fatti quelli della Next Gen “a vario titolo aiutati”. L’importante, per troppi over 60, non è interrogarsi – e qui è il dramma – sulla qualità della futura generazione pensante e dirigente, ma su chi essere sicuri di poter contare in caso di necessità, in relazione alle incognite della senilità.
Gli under 30-35, a loro volta, mediamente incapaci di mettere 10 concetti seri e coerenti uno dietro l’altro in italiano sintatticamente e grammaticalmente corretto, sfoderano, però, un cinismo al cui cospetto oggi impallidirebbe pure Thomas Hobbes. Loro, ovviamente, ignorano la parola “gavetta”, però hanno una dote: sono pronti a qualsiasi compromesso, con buona pace di un’etica sociale ridotta, nelle migliori ipotesi interpretative, a “specie in via di estinzione” o a “desueto vocabolo da Accademia della Crusca”.
QUELLI CHE…A SCUOLA – Stretti tra vecchi coccodrilli ed emergenti cobra, ci sono… i Sopravvissuti di una generazione che va dai 45enni ai 55enni di oggi, tenendo margini “liquidi”, per dirla con Zygmunt Bauman. Ebbene, essi molto probabilmente appartengono all’ultima fascia italiana che è andata a Scuola e non a “squola”. È quella alla quale i prof hanno rotto bonariamente le scatole con gare di verbi, tabelline, geografia, storia, con sottolineature per un uso ripetuto di uno stesso sostantivo in un tema, insegnando, nel contempo, concordanze, perifrastiche, consecutio temporum, utilizzo corretto della punteggiatura (una “parolaccia”, secondo molti Next Gen divoratori di contenuti testuali AI).
In sintesi, la grammatica e la sintassi del sapere, affinché, una volta terminati gli studi, essi potessero sentirsi più consapevoli e maturi per affrontare le sfide che, da ragazzini degli anni Ottanta, avevano davanti nei lustri successivi. E, sempre in relazione a tali, nobili aspetti, tra una lezione di storia e una di scienze, i loro Maestri li hanno spinti su un orizzonte cruciale. E cioè a interrogarsi sul “perché delle cose”: quelle che accadono…e quelle che li circondano e talvolta rischiano di travolgerli, se essi non hanno sufficiente cultura per affrontarle e sconfiggerle. E sì, quelli lì… sono stati Maestri a 360°, senza alcun dubbio.
Oggi, invece, si assiste a un tendenziale decadimento di questo ruolo, nel contesto di una società che va perdendo parallelamente anche il senso, il valore (e il calore) del contesto-famiglia. E il solo leggere su un giornale che un maestro pensi a impiegare parte del suo tempo mettendo in vendita il proprio corpo su piattaforme Social per adulti da un lato spaventa, rattrista i “Sopravvissuti”, ma dall’altro fa capire loro con quali (dis)valori stanno crescendo orde di 25-30-35 enni di oggi, aspettando quelle di domani, che, molto probabilmente, saranno anche più selvagge di quelle attuali. Il tutto, al netto di eccezioni che splendono di luce propria, in quanto venute su con principi sani e in contesti (scolastici e/o familiari) che somigliano sempre più a oasi nel deserto.
Inoltre, i “Sopravvissuti”, per chi ha la ventura di incontrarli, trovano aberrante anche che lo Stato nulla faccia per valorizzare le persone che hanno reali competenze nei vari settori dello scibile, al netto di operazioni di facciata in applicazione beffarda di una frase nata come denuncia: “Tutto cambi affinché nulla cambi”, di tomasiana, novecentesca memoria letteraria. E ancora, i “Sopravvissuti” trovano assurdo che Maestri come Paolo Crepet e Massimo Recalcati, con le loro lezioni di vita e di cultura tanto mastodontiche quanto attuali, non siano mai inseriti in prima serata sulle reti RAI, a meno che non li si chiami a commentare… tragedie di cronaca figlie di disvalori e sottocultura sin troppo radicati nel (fu) Bel Paese.
MOTIVI DI UN DECLINO – Tutto questo, però, è il risultato di una politica con la p minuscola, chirurgicamente imbecille; un processo iniziato a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta con l’ obiettivo (fino a oggi centrato perfettamente) di posizionare dei burattini nelle stanze del potere. Burattini di chi? Beh, delle lobby macroeconomiche, quelle che si riuniscono periodicamente su laghi e monti nelle amene zone alpine e che, in base ai loro algoritmi tarati su soggetti servi sciocchi e ricattabili, decidono chi “da (finto) grande”… debba fare “che cosa”.
Da quanto risulta ai ‘Sopravvissuti’, questa si chiama OLIGARCHIA. È la dittatura moderna, quella dei ricchi che usano regole, democratiche solo in apparenza, per infinocchiare milioni di elettori. E più ignorante è la popolazione e più i loro affari vanno a gonfie vele. Di recente, qualcuno dei “Sopravvissuti” ha avuto notizia di una statistica in base alla quale “più la gente è ignorante …e più spende”. E tendenzialmente lo fa per beni di scarso valore culturale: robe usa e getta, insomma, mica libri, arte o cura della salute?  Attenzione, gli oligarchi contemporanei, a differenza dei “dittatori” di molti tempi nefasti dei secoli e dei millenni scorsi, sono più sottili, più furbi, più evoluti.
VERITA’ SCOMODE – E ciò che circa 90 anni fa evidenziava il presunto “distopico” Aldous Huxley, scrittore e filosofo britannico vissuto dal 1894 al 1963, purtroppo sta diventando realtà. A tal proposito, il pensatore di Godalming nel 1932 ammoniva: “La dittatura perfetta avrà la sembianza di una democrazia. Una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”. Altri “distopici illustri” furono considerati gli scienziati e i saggi che negli anni Settanta del secolo scorso, nell’ambito del “Club di Roma”, misero in guardia, con dati e grafici, i Potenti del Mondo sui rischi dell’industrializzazione e del consumismo senza freni, poiché nei decenni successivi il Pianeta avrebbe potuto subire grandi sconvolgimenti in termini marini, terrestri e atmosferici. Un inciso, restando in tema: molti “Sopravvissuti” erano alle scuole medie inferiori quando, a metà anni Ottanta, studiavano in Scienze l’Effetto Serra. I politici dell’epoca, negazionisti e ipocriti all’inverosimile, padri di quelli di oggi, etichettarono quelli del “Club di Roma” come soggetti che facevano  “allarmismo” inutile e rivendicarono il ruolo della Politica che, secondo loro, avrebbe governato i processi industriali tenendo in grande considerazione anche i fattori di ecosostenibilità del Pianeta. Ebbene, proprio quest’ultima a tutt’oggi, dato l’incremento esponenziale di determinati fenomeni (su tutti, calamità di origine atmosferica e inquinamento globale) è da considerare una delle più grandi balle raccontate dai soliti Signori del Mondo.
RIFLESSIONE E RIBELLIONE – Meditate, dunque, gente di Democrazia. E soprattutto… fatelo sia prima sia quando vi trovate in cabina elettorale. Se proprio non avete voglia di impegnarvi in politica, vi diciamo che sono quelli i frangenti nei quali avete la libertà di decidere se accettare in modo imbecille le scelte degli oligarchi e dei loro burattini politicanti o dare il vostro apporto per la costruzione di uno Stato e di un Continente diverso. Inoltre, gente di Democrazia, prima di comprare, riflettete, cercate di pensare alle varie sfaccettature che quell’azione che state per compiere comporta sia nell’ambito personale/familiare sia in quello sociale ed economico. E se non ci riuscite, iniziate a considerare che siete arrivati su una soglia molto pericolosa in relazione all’uso corretto del libero arbitrio.
(*) Direttore ed editore testate giornalistiche “Periferia” (dal 1998 al 2017) e “Sportflash24.it” (dal 2013 a oggi), autore del volume di saggistica sportiva “Napoli Campo Centrale” (recensione Rainews.it 29 febbraio 2024).
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