A pochi minuti dall’inizio della semifinale del torneo Masters 1000 di Indian Wells tra l’italiano Jannik Sinner n° 3 Atp e lo spagnolo Carlos Alcaraz (n° 2), un incontro che per l’altoatesino, in caso di vittoria, potrebbe valere il sorpasso nei confronti del giocatore iberico in termini di punti in graduatoria ATP e, quindi, la conquista, storica per l’Italia, di una seconda posizione nella classifica mondiale di singolare maschile, lanciamo un messaggio a tutti gli italiani appassionati di tennis.

Noi, che da un punto di vista anagrafico e/o percettivo siamo nati nella generazione ‘appena dopo’ l’epopea Panatta;
noi, che abbiamo visto da bambini il furto di Praga (sconfitta amarissima in finale di Davis contro l’allora Cecoslovacchia), il declino inesorabile del sublime Adriano (ex n° 4 Atp) e dei suoi compagni di Squadra tutti top 30 Atp (Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli), l’ascesa degli scandinavi post Bjorn Borg (Mats Wilander, Stefan Edberg, Henrik Sundstrom, Joakim Nystrom, Anders Jarryd, Mikael Pernfors, Jonas Bjorkman, Jonas Svensson, Jan Gunnarson, Kent Karlsson, Thomas Enqvist, Magnus Larsson, Magnus Gustafsson, Christian Bergstrom, Niclas Kroon, Peter Lundgren, Thomas Johansson, Nicklas Kulti, Mikael Tillstrom e Robin Soderling: tutti ‘titolati’, ciascuno a suo modo) … ma anche il loro ciclo sempre più declinante negli ultimi 15 anni per mancanza di motivazioni al sacrificio da parte delle nuove generazioni svedesi;
noi, che abbiamo capito, in un deserto di risultati italici (in quanto buoni e/o eccellenti solo per gli altri), la differenza tra i top 10 Atp e i nostri, che nella migliore delle ipotesi entravano nei primi 20 del ranking di singolare;
noi, che per amore del tennis abbiamo avuto la forza di non spegnere la TV in determinati periodi e ci siamo aggrappati ai dritti di Francesco Cancellotti , Claudio Pistolesi, Omar Camporese e Stefano Pescosolido, ai turborovesci e alle volee di Paolo Canè, alla maestria di Andrea Seppi, Gianluca Pozzi e Davide Sanguinetti, al talento incostante dei campani Diego Nargiso e Potito Starace, alla grande forza mentale di Andrea Gaudenzi (oggi presidente ATP), Renzo Furlan, Cristiano Caratti, Paolo Lorenzi e Filippo Volandri;
noi, che abbiamo cominciato a respirare un po’ di aria “nobile nobile” con Marco Cecchinato (semifinalista Slam al Roland Garros 2018) e Fabio Fognini (trionfatore al Masters 1000 di Montecarlo 2019) e che abbiamo iniziato a “illuminarci d’immenso”, come direbbe il poeta ermetico Ungaretti, con Matteo Berrettini (finalista a Wimbledon 2021), Jannik Sinner (trionfatore all’ Australian Open Slam 2024) e Lorenzo Musetti (vincente ad Amburgo e a Napoli nel 2022) …e che abbiamo impiegato 43 anni (si parte sempre da Praga 1980) per vedere una Squadra finalmente vincente nel novembre 2023 in Coppa Davis, beh, signore e signori, noi queste partite di Melbourne, Rotterdam e Indian Wells, con i nostri alfieri protagonisti e con nuovi “terribili italians” pronti ad entrare nel gotha del tennis, ce le godiamo tutte, ma proprio tutte, ve lo assicuriamo al 100%. E, in tutto questo, rivolgiamo anche un affettuoso pernacchio (Totò docet) agli odiatori seriali che sono pronti a fare i galli sull’immondizia non appena uno di questi magnifici ragazzi (compresi Nardi, Sonego, Arnaldi, Vavassori, Travaglia, Cobolli, Darderi, Zeppieri, Gigante, Passaro, Pellegrino, Bellucci) perde qualche partita di troppo in singolare, subisce un infortunio o attraversa un “periodo no” a causa di una disciplina sportiva che, col passare degli anni, diventa sempre più livellata verso l’alto e, nel contempo, sempre più usurante per chi la pratica in ambito Top 500 Atp. E quindi, dopo uno sfottò, concludiamo con un invito. Chi in Italia realmente ritiene di amare questo sport …si goda il momento, perché il futuro dell’ITALTENNIS lo conosce solo “Colui che tutto move”, come direbbe il Sommo (poeta)”.

LU.GA.

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