Sportflash24 come testata giornalistica di documentazione sportiva, ma anche di riflessione su altri temi: da quelli politici a quelli sociali, economici, ambientali, culturali.
Nasce in tale ottica, nel 7° anno di attività del nostro sito web, “Doppio Slalom”, l’intervista a due velocità realizzata con interlocutori che possiamo inquadrare come “cittadini del mondo”. Oggi, ospite di Sportflash24, è lo psicologo globtrotter Roberto Fasanelli, docente universitario, nonché napoletano doc che, tra l’altro, poche settimane fa, tra le lezione all’UNINA e la stesura di una relazione di ambito internazionale, ha compiuto 50 anni.
Professor Fasanelli, iniziamo subito con la 1^ parte, cosiddetto “Slalom Gigante”.
Il personaggio di Jep Gambardella, compiuti i 60 anni, ci fa capire che si è scocciato di fare le cose che non gli va di fare. E lei a 50…come sta messo?
“Innanzitutto non vorrei mai avere il potere di far fallire, come Jep, le feste altrui. Poi non mi soffermo mai sulle cose che ho fatto o che non mi va di fare. Sono in continua tensione verso quelle che non ho ancora fatto e che desidero fortemente fare”.
Il compromesso, nella nostra società occidentale, tendenzialmente crea più danni o più benefici ?
“Compromesso? A quali compromessi allude? Io non ne vedo affatto, anzi vedo posizioni sempre più estremizzate, esacerbate, fratture e diversità sempre più profonde. Quindi non vedo affatto compromessi nella politica, nell’economia, nelle relazioni umane, né tantomeno nel nostro rapporto con le limitate risorse del pianeta. Avercene compromessi…”.
Oggi fino a che punto, secondo lei, esiste libertà nell’azione politica?
“Dipende dal punto di osservazione. Se consideriamo che questo è un Paese che ha vissuto, meno di un secolo fa (uno schiocco di dita nella storia), una sanguinaria dittatura, non si può non ammettere che esista un’enorme libertà. Il punto è: ‘Di quali contenuti riempiamo questa libertà ? Cosa ne facciamo di tanta libertà ?’. Abbiamo conquistato questa libertà con il sacrificio macchiato del sangue dei nostri concittadini, che ci hanno liberato proprio da quella orribile dittatura di cui parlavo, per avere poi la libertà di fare i selfie o di mettere i like? La libertà è una cosa seria, lasciamola ai politici seri”.
Politici burattini nelle mani della finanza internazionale: vero o falso?
“In termini meramente provocatori direi… magari! Mi sembra piuttosto che si siano spezzati tutti i fili, in primis quelli dell’ideologia, questa parola oramai indicibile. Eppure le ideologie assicuravano almeno codici etico morali che ci avrebbero evitato di assistere alle ridicole derive pantomimiche degli ultimi vent’anni”.
Dai beni di consumo alle tasse, passando per la medicina e la farmaceutica, i cittadini sembrano essere trattati sempre di più come dei codici a barre…anziché come persone. Si può frenare questa pericolosa deriva?
“Non credo. Il mercato si fonda sul consumo, anzi sul desiderio costante del consumo, che non deve mai essere del tutto soddisfatto, mai totalmente appagato, così da lasciare sempre uno spazio per un nuovo desiderio indotto: ieri un televisore, oggi uno smartphone, domani un’auto ‘ecologica’. E, ora che il capitale ha rivolto la sua attenzione maggiormente alla sua natura finanziaria, l’importante è che noi ci indebitiamo; pertanto, tutti quei devices potremo averli a piccole, minuscole, impercettibili rate, ma così diffuse e pervasive da occupare la nostra intera esistenza: dal mutuo-casa, alle tasse universitarie dei nostri figli. Insomma, non c’è scampo; se non attraverso una presa di coscienza consapevole ed uno stravolgimento totale dei nostri stili di consumo…ma sinceramente non ne vedo i presupposti… Spero di sbagliarmi, ovviamente”.
A lei, che è un globtrotter della psicologia, chiediamo: quanto il benessere psico-fisico di un individuo è legato al genere, all’anagrafe, allo status economico-sociale, quanto al bagaglio culturale, all’affetto dei suoi cari e alla zona in cui vive?
“Totalmente! Il mio approccio alla psicologia sociale si definisce bio-psico-sociale. E uno dei miei insegnamenti si chiama Psicologia del rischio bio-psico-sociale proprio perché, nella spiegazione/previsione del comportamento umano, prova a non tralasciare alcuna di queste determinanti (link di riferimento https://www.docenti.unina.it/#!/professor/524f424552544f464153414e454c4c4946534e52525436395431394638333956/curriculum ). Va detto, tuttavia, che di volta in volta, in relazione ad una situazione data, qualcuna di esse può prevalere sulle altre. Per comprenderlo, ci serviamo di processi analitici simili all’analisi dei campi elettromagnetici di Maxwell, ibridati dalla fisica quantistica e in generale post-newtoniana (sono un appassionato di Prigogine e Stengers), tradotti mediante la matematica qualitativa e rappresentati attraverso gli strumenti della geometria topologica. All’impatto, per i non addetti ai lavori, sembrano concetti complicati, ma posso assicurare che non lo sono. Eventualmente, in una prossima intervista proveremo ad approfondire questi temi”.
Vantaggi e svantaggi di nascere in un quartiere degradato come Miano di Napoli: in sostanza, quello che è accaduto a lei…
“Ho iniziato a lavorare come psicosociologo, prima ancora di laurearmi, occupandomi di monitoraggio e valutazione delle politiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza realizzate dal Comune di Napoli. Il mio primissimo incarico lo avevo ottenuto, prima ancora che dall’amministrazione locale, da una comunità di recupero per minori di area penale ‘Rua dos meninos’ collocata in ex carcere minorile. La correlazione con le mie origini è totale. Come dico spesso, credo di essermi appassionato ai minori a rischio perché io stesso lo sono stato. In quartieri come quello dal quale provengo, il contatto con il crimine, anche efferato, subìto oppure agito, è qualcosa di naturale. Avviene ed è per tutti normale. E’ normale che uno, con cui hai frequentato le scuole materne ed elementari, un giorno ti chieda di consegnare un pacco per conto suo, regalandoti per il disturbo tanti soldi quanti non ne avevi mai visti cumulando tutte le paghette ricevute dai tuoi genitori e tutti i regali per le feste ricevuti dai tuoi parenti. E’ altrettanto normale venire a sapere, qualche tempo dopo, che quello stesso ragazzo è stato assassinato a martellate in faccia, nel suo stesso letto, per aver tentato, appena diciottenne, di scalare le gerarchie del clan di appartenenza. E ancora… è normale che un ragazzo, anzi un angelo avulso da qualsiasi incancrenito funzionamento del contesto – messe da parte le sue velleità (per gli altri) poetiche in quanto desideroso di costruirsi una famiglia propria – decida di aprire un’attività commerciale nel quartiere natio e venga trucidato, per errore, da bestie (incompetenti anche nel male) coinvolte in una faida di camorra. Ecco, queste, come molte altre storie, hanno creato quell’humus in grado di influenzare la mia scelta di occuparmi di ‘fatti sociali’. Ed ancora oggi provo a praticare una scienza sociale partigiana, rivolta cioè alla trasformazione di quello che non mi piace della realtà che mi circonda, piuttosto che aiutare una multinazionale a far desiderare ai consumatori un inutile biscotto, prima ancora che essa lo produca. Non giudico chi usa così le scienze sociali. Denuncio semplicemente la mia scelta di campo. Divergente”.
Chi la conosce… dice che da ragazzino in lei prevaleva maggiormente l’egocentrismo. Quando e perché ha deciso di mettere l’attenzione verso il prossimo al centro della sua vita?
“Non so chi le abbia detto questo. Tuttavia sfido chiunque a non essere egocentrico a sedici anni. Del resto, volendo essere sinceri, per fare il mestiere (e non a caso non uso ‘lavoro’) che ho fortemente desiderato di esercitare, un minimo egocentrici bisogna esserlo. La mia prima lezione accademica autonoma l’ho tenuta agli inizi del nuovo millennio ad una platea di oltre mille studenti. In quelle circostanze… o hai un animo da rockstar… o soccombi. Ad ogni modo, ritengo che la reale mutazione sia passare dall’autocentratura (piuttosto che egocentrismo) all’eterocentratura. E questa è avvenuta in maniera improvvisa, lampante…e ancora una volta in conseguenza di una frattura emotiva: la morte per overdose di uno dei membri del mio gruppo di amici. Apparentemente era il meno problematico. Il più alto, il più magro, il più ricco di famiglia. Insomma l’ insospettabile. Il chiedersi come fosse possibile che – in un gruppo così affiatato che aveva fatto più o meno le stesse esperienze arrivando anche al limite del lecito e del rischioso – qualcuno, a differenza degli altri, si fosse perso irrimediabilmente, ha tracciato la strada. Quali erano state le motivazioni? Quali le risorse interiori, familiari, contestuali che erano venute a mancare? Queste e molte altre domande mi fecero riflettere su quale traiettoria avessi scelto per la mia esistenza. E quello che vidi non mi piaceva. Smisi di fare tutto quello che di lecito o proto-illecito stessi facendo in quel periodo e mi iscrissi al corso di studi che, a mio avviso, avrebbe potuto aiutarmi a trovare risposta ai miei interrogativi. Prima Sociologia, poi un dottorato in Psicologia della salute e della prevenzione del rischio individuale e sociale. Ed oggi… sono ancora qui a ricercare risposte sempre più adeguate alle mie domande esistenziali (?)”.
Come vive il rapporto con le nuove generazioni? Le sente vicine o distanti dal suo modo di essere?
“Le sento molto vicine, nonostante l’età. Il fatto che manifestino in difesa dell’ambiente, in maniera così veemente ed in modi mai visti prima, mi entusiasma e mi fa ben sperare. Molti dei miei studenti sono addirittura “sardine”. Ne hanno voluto discutere con me e ne è nato un bellissimo dibattito, aperto e costruttivo, anche con gli antagonisti. Sono fiero del rapporto che sono riuscito a co-costruire con i miei studenti che incarnano le generazioni di cui lei parla. Ovviamente non è che ci sia feeling con tutti, in quanto non mi reputo uno che si pone l’obiettivo primario di piacere a tutti gli studenti. Di certo, da questa interazione imparo molto anche io e provo con tutte le mie forze a non venire meno all’insegnamento che Platone ci ha lasciato per aiutarci a fare questo mestiere, allorché ha definito le matrici della crescita soggettiva: imitazione, partecipazione e fascinazione. In sostanza, provo ad essere un esempio, piuttosto che un censore o un normatore. Li rendo partecipi delle lezioni e, nei limiti, della loro organizzazione. Mi invento ogni volta un artificio mediatico, aneddotico, esperienziale nuovo, per farli affascinare alla mia disciplina. Del resto, io stesso ho imparato e sono cresciuto solo grazie ad alcune fascinazioni carismatiche vissute nel corso della mia formazione: Lina De Marinis, Rachele Cimmarotta, Sergio Longobardi, Daniela Lucarelli, Ida Galli, Serge Moscovici”.
Secondo lei, in cosa le nuove generazioni sono più avanti e in cosa stanno indietro rispetto ai ragazzi degli Anni Ottanta?
“Non amo i paragoni e non credo abbia molto senso confrontare momenti storici distinti e coorti disomogenee di persone”.
Peccato per questa curiosità inevasa, ma passiamo ad altro. Stress e insidie da internet e social network: come combatterli?
“Bisogna iniziare molto presto. La Generazione Z ha imparato a maneggiare uno smartphone prima di imparare a leggere e scrivere e questo, per ovvi motivi, non era mai accaduto prima. Il problema risiede nella delega totale dal ruolo genitoriale. Invito i genitori a reimpossessarsi del loro ruolo e condividere le esperienze mediatiche dei figli, spiegandole e problematizzandole all’occorrenza. In realtà, i giovani tendono ad abbattere l’autorità ‘per cercare autorevolezza’, per dirla con Galimberti. Dunque, non lasciamo che i nostri figli la trovino in qualcun altro. Serve moderazione ponderatamente critica, ma coinvolta e coinvolgente. Questa è la ricetta, secondo me”.
Dentro di sé si sente giovane o vecchio?
“Vecchissimo, ma per fortuna da quando ero giovane, come asserisce continuamente mia madre. Dunque non vivo lo choc del rispecchiamento, in senso etimologico o lukacsiano che si voglia”.
A 50 anni si riesce ancora a sognare?
“Certo che si riesce. L’importante è non demoralizzarsi, se non si riesce a realizzare tutti i sogni”.
Ci può svelare il suo sogno nel cassetto?
“E’ molto prossimo a quello del “Grigio” di Gaber. Disgustato dalla volgarità del mondo contemporaneo, il personaggio-chiave fugge da tutto e si ritira in una casa di campagna… Ma io non lo farei da solo… piuttosto alla Viggo Mortensen di Capitan Fantastic…e con la mia meravigliosa compagna”.
Undici è un numero che per lei ricorre con una certa frequenza, non fosse altro che per la sua viscerale passione per il Calcio Napoli. Dall’epopea Maradona al modello De Laurentiis: qual è il suo pensiero in proposito?
“In realtà, abbiamo avuto la fortuna di vivere in diretta, anche dagli spalti, la più bella stagione del Calcio Napoli, accompagnati dal più grande calciatore della storia. Tutto il resto è corollario. Restano quelle emozioni indimenticabili. Quando voglio vedere il calcio, guardo a caso uno dei filmati di Maradona del mio archivio e sogno. Punto”.
E ora passiamo alla 2^ parte dell’intervista: il cosiddetto “Slalom Speciale”.
Da un lato gli Ultras e dall’altro i governatori del calcio. Chi butterebbe giù dalla torre?
“Ambedui”.
Chi preferisce tra Cristiano Ronaldo e Messi?
“Messi”.
Pirlo o Platini ?
“La mia ‘religione monocromatica’ mi proibisce di rispondere a questa domanda…bicolore”.
Passiamo al basket: il genio del compianto Drazen Petrovic o l’esplosività di Michael Jordan ?
“Jordan”.
Pallavolo: palleggiatore-regista o schiacciatore?
“Per ovvi limiti geno-feno-tipici personali…palleggiatore-regista”.
Sci alpino: discesa libera o slalom ?
“Slalom… e non solo in ossequio all’intervista”.
Atletica: sprinter o maratoneti?
“Sprinter”.
Ciclismo: grandi corse a tappe (Giro d’Italia, Tour de France) o Classiche di un giorno (Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix, campionato del Mondo)?
“Giro e Tour”.
Tennis: Wimbledon o Roland Garros?
“Esteticamente erba…ma vuoi mettere il fascino della terra battuta? E poi l’Exagone è la mia seconda patria…dunque RG”.
Tempo libero: libri o film?
“Teatro”.
Mass media: canali news h24 o dossier e approfondimenti?
“Approfondimenti”.
Politica: Aldo Moro o Giulio Andreotti ?
“Andreotti. Se mi devono comunque far male, preferisco lo facciano con spiccato sense of humour”.
Arte: Fidia o Michelangelo?
“Leonardo”.
Filosofia: Socrate o Platone?
“Schopenhauer”.
Storia: Gesù o Napoleone?
“Lao Tse…senza il quale non sarebbe esistito Gesù, senza il quale non sarebbe esistito Napoleone. I tre, tuttavia, rappresentano la più potente influenza strutturante ogni mio pensiero”.
Letteratura: Luigi Pirandello o Alessandro Manzoni?
“Shakespeare & Cervantes…non saprei rinunciare a nessuno dei due”.
Napoletanità: Eduardo De Filippo o Luciano De Crescenzo?
“Raffaele Viviani”.
A tavola / Primi piatti: pizza Margherita o lasagna?
“Pizza”.
Secondi: carne o pesce?
“Pesce”.
Contorni: verdure o ortaggi?
“Ortaggi”.
Dolci: sfogliatella o fetta di torta ?
“Sfogliatella”.
Cioccolato: a latte o fondente?
“Ultrafondente”.
Caffè o the?
“Caffè”.
Bibite: alcoliche o analcoliche?
“Superalcoliche”.
Vacanze: mare o montagna?
“Mare”.
Donne: belle fuori o belle dentro?
“Donne che, ridendo, diventano più belle, a prescindere dalla condizione di partenza”.
Musica: Fiorella Mannoia…o Gianna Nannini?
“Mannoia”.
Amore o denaro?
“Anche il più grande amore, in assenza di denaro, è destinato a svanire. La bolletta inevasa ha mietuto più vittime della guerra”.
Siamo finalmente in vista del traguardo di questo “Doppio Slalom”. Il film La Grande Bellezza si apre, sostanzialmente, con l’elogio della figa (‘a fessa’, in dialetto napoletano) e si conclude con il discorso della suora. Giusto o sbagliato, secondo lei?
“Jep sostiene che i suoi amici rispondessero ‘la fessa’ alla domanda ‘Che cosa ti piace di più nella vita?’, mentre lui rispondeva ‘l’odore delle case dei vecchi’. Ecco, io risponderei l’odore della pelle della mia donna; ma non perché soffra di iperosmia, ma perché, essendo tendenzialmente canide nelle mie manifestazioni, sono osmidipendente…ammesso che il termine esista. Ad ogni modo, al di là dei miei gusti sull’argomento specifico, ho apprezzato molto sia il film nel suo complesso che i due riferimenti fatti in apertura e in chiusura di questa intervista”.
Di nulla, prof. Nel ringraziarla per essere stato nostro ospite, ci riserviamo due brevi osservazioni conclusive.
Per quanto concerne la sua risposta sui ‘compromessi’, potremmo alludere a tante cose, ma ne citiamo solo due. Stati Uniti e Germania dell’Ovest nel dopoguerra, partendo da posizioni opposte (rispettivamente vincente e perdente), sono riuscite a trovare il modo per crescere entrambe, al punto che ad oggi USA e Germania unificata sono tra le nazioni più influenti che siedono al tavolo del G7. Tutt’altro tipo di compromesso attiene, invece, a carrieristi senza scrupoli che, come si apprende dai quotidiani, indipendentemente dal genere e dal settore di ‘competenza’, sono capaci di anteporre il materialismo ai valori etici e morali, ammesso che esistano ancora.
In relazione, invece, ai “politici seri”, dal 1992 ad oggi stiamo facendo fatica, dall’esterno, nel provare a percepire i confini tra “POLITICA” e… “politica”.
Luigi Gallucci
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