Coronavirus, aggiornamenti 3 maggio 2020 /
Le cifre odierne rese note dalla Protezione Civile
Sono 210.717 i casi totali registrati dal 21 febbraio ad oggi in Italia, 28.884 i morti, 81.654 i guariti e 100.179 quelli ancora ammalati. Tra questi ultimi, 81.436 sono in quarantena fiduciaria in casa e 18.743 in ospedale. Tra i pazienti ospedalizzati con Covid19, 1.501 sono in terapia intensiva e 17.242 (-115 nelle ultime 24 ore) in altri reparti. Dai dati odierni arriva, per il 30° giorno consecutivo, un calo dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva Covid (– 38 rispetto a ieri), dopo aver fatto registrare dal 29 marzo al 3 aprile una evidente discesa del trend riguardante i nuovi casi da trattare in tali ambiti ospedalieri (attestati nell’ordine di poche dozzine giornaliere). Inoltre, in considerazione della degenza piuttosto lunga degli ammalati Covid19 in terapia intensiva (in media dai 10 ai 20 giorni), la tendenza è da considerare particolarmente importante, in quanto afferisce a pazienti in condizioni molto gravi. Inoltre oggi, per il 13° giorno sul totale degli ultimi 14, si registra un decremento del numero complessivo degli ammalati. Nel complesso, la strada verso il ritorno alla normalità sembra ancora abbastanza lunga da percorrere, anche perché preoccupano le decine e decine di morti che, purtroppo, si stanno continuando a registrare ogni giorno.
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Focus dati dal 3 aprile al 3 maggio 2020
Conferenza stampa 3 aprile 2020
Guariti: 19.758
Morti: 14.681
Ricoverati in ospedale 32.809 (di cui in 4068 terapia intensiva e 28.741 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 52.579
Ammalati ad oggi: 85.388
Casi totali: 119.827
Conferenza stampa 4 aprile 2020
Guariti: 20.996
Morti: 15.362
Ricoverati in ospedale 33.004 (di cui in 3994 terapia intensiva e 29.010 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 55.270
Ammalati ad oggi: 88.274
Casi totali: 124.632.
Conferenza stampa 5 aprile 2020
Guariti: 21.815
Morti: 15.887
Ricoverati in ospedale 32.926 (di cui in 3977 terapia intensiva e 28.949 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 58.320
Ammalati ad oggi: 91.246
Casi totali: 128.948.
Conferenza stampa 6 aprile 2020
Guariti: 22.837
Morti: 16.523
Ricoverati in ospedale 32.874 (di cui in 3.898 terapia intensiva e 28.976 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 60.313
Ammalati ad oggi: 93.187
Casi totali: 132.547.
Conferenza stampa 7 aprile 2020
Guariti: 24.392
Morti: 17.127
Ricoverati in ospedale 32.510 (di cui in 3.792 terapia intensiva e 28.718 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 61.557
Ammalati ad oggi: 94.067
Casi totali: 135.586.
Conferenza stampa 8 aprile 2020
Guariti: 26.491
Morti: 17.679
Ricoverati in ospedale 32.178 (di cui 3.693 in terapia intensiva e 28.485 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 63.084
Ammalati ad oggi: 95.262
Casi totali: 139.422.
Conferenza stampa 9 aprile 2020
Guariti: 28.470
Morti: 18.279
Ricoverati in ospedale 32.004 (di cui 3.605 in terapia intensiva e 28.399 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 64.873
Ammalati ad oggi: 96.877
Casi totali: 143.626.
Conferenza stampa 10 aprile 2020
Guariti: 30.455
Morti: 18.849
Ricoverati in ospedale 31.739 (di cui 3.497 in terapia intensiva e 28.242 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 66.534
Ammalati ad oggi: 98.273
Casi totali: 147.577.
Conferenza stampa 11 aprile 2020
Guariti: 32.534
Morti: 19.468
Ricoverati in ospedale 31.525 (di cui 3.381 in terapia intensiva e 28.144 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 68.744
Ammalati ad oggi: 100.269
Casi totali: 147.577.
Conferenza stampa 12 aprile 2020
Guariti: 34.211
Morti: 19.899
Ricoverati in ospedale 31.190 (di cui 3.343 in terapia intensiva e 27.847 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 71.063
Ammalati ad oggi: 102.253
Casi totali: 156.363.
Conferenza stampa 13 aprile 2020
Guariti: 35.435
Morti: 20.465
Ricoverati in ospedale 31.283 (di cui 3.260 in terapia intensiva e 28.023 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 72.333
Ammalati ad oggi: 103.616
Casi totali: 159.516
Conferenza stampa 14 aprile 2020
Guariti: 37.130
Morti: 21.067
Ricoverati in ospedale 31.197 (di cui 3.186 in terapia intensiva e 28.011 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 73.094
Ammalati ad oggi: 104.291
Casi totali: 162.488.
Conferenza stampa 15 aprile 2020
Guariti: 38.092
Morti: 21.645
Ricoverati in ospedale 30.722 (di cui 3.079 in terapia intensiva e 27.643 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 74.696
Ammalati ad oggi: 105.418
Casi totali: 165.155.
Conferenza stampa 16 aprile 2020
Guariti: 40.164
Morti: 22.170
Ricoverati in ospedale 29.829 (di cui 2.936 in terapia intensiva e 26.893 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 76.778
Ammalati ad oggi: 106.607
Casi totali: 168.941
Conferenza stampa 17 aprile 2020
Guariti: 42.727
Morti: 22.745
Ricoverati in ospedale 28.598 (di cui 2.812 in terapia intensiva e 25.786 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 78.364
Ammalati ad oggi: 106.962
Casi totali: 172.434.
Conferenza stampa 18 aprile 2020
Guariti: 44.927
Morti: 23.227
Ricoverati in ospedale 27.740 (di cui 2.733 in terapia intensiva e 25.007 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 80.031
Ammalati ad oggi: 107.771
Casi totali: 175.925.
Comunicato stampa 19 aprile 2020
Guariti: 47.055
Morti: 23.660
Ricoverati in ospedale 27.668 (di cui 2.635 in terapia intensiva e 25.033 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 80.589
Ammalati ad oggi: 108.257
Casi totali: 178.972.
Comunicato stampa 20 aprile 2020
Guariti: 48.877
Morti: 24.114
Ricoverati in ospedale 27.479 (di cui 2.573 in terapia intensiva e 24.906 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 80.758
Ammalati ad oggi: 108.237
Casi totali: 181.228.
Comunicato stampa 21 aprile 2020
Guariti: 51.600
Morti: 24.648
Ricoverati in ospedale 26.605 (di cui 2.471 in terapia intensiva e 24.134 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.104
Ammalati ad oggi: 107.709
Casi totali: 183.957.
Comunicato stampa 22 aprile 2020
Guariti: 54.543
Morti: 25.085
Ricoverati in ospedale 26.189 (di cui 2.384 in terapia intensiva e 23.805 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.510
Ammalati ad oggi: 107.699
Casi totali: 187.327.
Comunicato stampa 23 aprile 2020
Guariti: 57.576
Morti: 25.549
Ricoverati in ospedale 25.138 (di cui 2.267 in terapia intensiva e 22.871 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.710
Ammalati ad oggi: 106.848
Casi totali: 189.973.
Comunicato stampa 24 aprile 2020
Guariti: 60.498
Morti: 25.969
Ricoverati in ospedale 24.241 (di cui 2.173 in terapia intensiva e 22.068 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 82.286
Ammalati ad oggi: 106.527
Casi totali: 192.994.
Comunicato stampa 25 aprile 2020
Guariti: 63.120
Morti: 26.384
Ricoverati in ospedale 23.635 (di cui 2.102 in terapia intensiva e 21.533 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 82.212
Ammalati ad oggi: 105.847
Casi totali: 195.351.
Comunicato stampa 26 aprile 2020
Guariti: 64.928
Morti: 26.644
Ricoverati in ospedale 23.381 (di cui 2.009 in terapia intensiva e 21.372 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 82.722
Ammalati ad oggi: 106.103
Casi totali: 197.675.
Comunicato stampa 27 aprile 2020
Guariti: 66.624
Morti: 26.977
Ricoverati in ospedale 22.309 (di cui 1.956 in terapia intensiva e 20.353 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 83.504
Ammalati ad oggi: 105.813
Casi totali: 199.414.
Comunicato stampa 28 aprile 2020
Guariti: 68.941
Morti: 27.359
Ricoverati in ospedale 21.586 (di cui 1.863 in terapia intensiva e 19.723 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 83.619
Ammalati ad oggi: 105.205
Casi totali: 201.505.
Comunicato stampa 29 aprile 2020
Guariti: 71.252
Morti: 27.682
Ricoverati in ospedale 21.005 (di cui 1.795 in terapia intensiva e 19.210 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 83.652
Ammalati ad oggi: 104.657
Casi totali: 203.591.
Comunicato stampa 30 aprile 2020
Guariti: 75.945
Morti: 27.967
Ricoverati in ospedale 19.843 (di cui 1.694 in terapia intensiva e 18.149 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.708
Ammalati ad oggi: 101.551
Casi totali: 205.463.
Comunicato stampa 1 maggio 2020
Guariti: 78.249
Morti: 28.236
Ricoverati in ospedale 19.147 (di cui 1.578 in terapia intensiva e 17.569 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.796
Ammalati ad oggi: 100.943
Casi totali: 207.428.
Comunicato stampa 2 maggio 2020
Guariti: 79.914
Morti: 28.710
Ricoverati in ospedale 18.896 (di cui 1.539 in terapia intensiva e 17.357 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.808
Ammalati ad oggi: 100.704
Casi totali: 209.328.
Comunicato stampa 3 maggio 2020
Guariti: 81.654
Morti: 28.884
Ricoverati in ospedale 18.743 (di cui 1.501 in terapia intensiva e 17.242 in altra unità sanitaria)
Quarantena domiciliare: 81.436
Ammalati ad oggi: 100.179
Casi totali: 210.717.
ll trend degli ammalati, così com’ è cresciuto dal 23 febbraio ad oggi
1 caso italiano di Covid19 ospedalizzato il 21 febbraio 2020;
23 febbraio, 129 pazienti gestiti tra ricoveri in ospedale e in quarantena domiciliare;
24 febbraio 221;
25 febbraio 309;
26 febbraio 385;
27 febbraio 588;
28 febbraio 821;
29 febbraio 1.049;
1 marzo 1.337;
2 marzo 1.835;
3 marzo 2.263;
4 marzo 2.706;
5 marzo 3.276;
6 marzo 3.916;
7 marzo 5.061;
8 marzo 6.387;
9 marzo 7.985;
10 marzo 8.514;
11 marzo 10.590;
12 marzo 12.839;
13 marzo 14.955;
14 marzo 17.750;
15 marzo 20.603;
16 marzo 23.073;
17 marzo 26.062;
18 marzo 28.710;
19 marzo 33.190;
20 marzo 37.860;
21 marzo 42.681;
22 marzo 46.638;
23 marzo 50.418;
24 marzo 54.030;
25 marzo 57.521;
26 marzo 62.013;
27 marzo 66.414;
28 marzo 70.065;
29 marzo 73.880;
30 marzo 75.528;
31 marzo 77.635;
1 aprile 80.572;
2 aprile 83.049;
3 aprile 85.388;
4 aprile 88.274;
5 aprile 91.346;
6 aprile 93.187;
7 aprile 94.067;
8 aprile 95.262;
9 aprile 96.877;
10 aprile 98.273;
11 aprile 100.269;
12 aprile 102.253;
13 aprile 103.616;
14 aprile 104.291;
15 aprile 105.418;
16 aprile 106.607;
17 aprile 106.962;
18 aprile 107.771. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 34.195 in Lombardia, 13.584 in Emilia-Romagna, 14.223 in Piemonte, 10.444 in Veneto, 6.470 in Toscana, 3.412 in Liguria, 3.172 nelle Marche, 4.282 nel Lazio, 3.045 in Campania, 1.985 nella Provincia autonoma di Trento, 2.694 in Puglia, 1.403 in Friuli Venezia Giulia, 2.171 in Sicilia, 1.971 in Abruzzo, 1.556 nella Provincia autonoma di Bolzano, 431 in Umbria, 881 in Sardegna, 832 in Calabria, 549 in Valle d’Aosta, 262 in Basilicata e 209 in Molise.
19 aprile 108.257. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 34.497 in Lombardia, 13.552 in Emilia-Romagna, 14.470 in Piemonte, 10.210 in Veneto, 6.496 in Toscana, 3.490 in Liguria, 3.182 nelle Marche, 4.321 nel Lazio, 3.022 in Campania, 1.971 nella Provincia autonoma di Trento, 2.786 in Puglia, 1.337 in Friuli Venezia Giulia, 2.202 in Sicilia, 1.987 in Abruzzo, 1.566 nella Provincia autonoma di Bolzano, 436 in Umbria, 864 in Sardegna, 844 in Calabria, 562 in Valle d’Aosta, 247 in Basilicata e 215 in Molise.
20 aprile 108.237. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 34.587 in Lombardia, 13.522 in Emilia-Romagna, 14.557 in Piemonte, 10.061 in Veneto, 6.568 in Toscana, 3.496 in Liguria, 3.212 nelle Marche, 4.365 nel Lazio, 3.019 in Campania, 1.929 nella Provincia autonoma di Trento, 2.810 in Puglia, 1.190 in Friuli Venezia Giulia, 2.210 in Sicilia, 2.062 in Abruzzo, 1.540 nella Provincia autonoma di Bolzano, 424 in Umbria, 854 in Sardegna, 828 in Calabria, 548 in Valle d’Aosta, 242 in Basilicata e 213 in Molise.
21 aprile 107.709. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 33.978 in Lombardia, 13.244 in Emilia-Romagna, 14.811 in Piemonte, 10.077 in Veneto, 6.622 in Toscana, 3.463 in Liguria, 3.218 nelle Marche, 4.402 nel Lazio, 2.946 in Campania, 1.909 nella provincia autonoma di Trento, 2.812 in Puglia, 1.322 in Friuli Venezia Giulia, 2.259 in Sicilia, 2.067 in Abruzzo, 1.536 nella provincia autonoma di Bolzano, 407 in Umbria, 837 in Sardegna, 819 in Calabria, 522 in Valle d’ Aosta, 245 in Basilicata e 213 in Molise.
22 aprile 107.699. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 34.242 in Lombardia, 13.084 in Emilia-Romagna, 15.122 in Piemonte, 9.991 in Veneto, 6.167 in Toscana, 3.476 in Liguria, 3.230 nelle Marche, 4.463 nel Lazio, 2.998 in Campania, 1.874 nella Provincia autonoma di Trento, 2.874 in Puglia, 1.308 in Friuli Venezia Giulia, 2.287 in Sicilia, 2.108 in Abruzzo, 1.512 nella Provincia autonoma di Bolzano, 371 in Umbria, 833 in Sardegna, 821 in Calabria, 501 in Valle d’Aosta, 232 in Basilicata e 205 in Molise.
23 aprile 106.848. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 33.873 in Lombardia, 12.845 in Emilia-Romagna, 15.152 in Piemonte, 9.925 in Veneto, 6.171 in Toscana, 3.466 in Liguria, 3.230 nelle Marche, 4.486 nel Lazio, 2.978 in Campania, 1.871 nella Provincia autonoma di Trento, 2.936 in Puglia, 1.135 in Friuli Venezia Giulia, 2.301 in Sicilia, 2.100 in Abruzzo, 1.494 nella Provincia autonoma di Bolzano, 355 in Umbria, 817 in Sardegna, 823 in Calabria, 463 in Valle d’Aosta, 229 in Basilicata e 198 in Molise.
24 aprile 106.527. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti:34.368 in Lombardia, 12.509 in Emilia-Romagna, 15.391 in Piemonte, 9.679 in Veneto, 6.133 in Toscana, 3.437 in Liguria, 3.273 nelle Marche, 4.492 nel Lazio, 2.943 in Campania, 1.827 nella Provincia autonoma di Trento, 2.933 in Puglia, 1.320 in Friuli Venezia Giulia, 2.320 in Sicilia, 2.079 in Abruzzo, 1.093 nella Provincia autonoma di Bolzano, 322 in Umbria, 804 in Sardegna, 821 in Calabria, 354 in Valle d’Aosta, 229 in Basilicata e 200 in Molise.
25 aprile 105.847. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 34.473 in Lombardia, 12.347 in Emilia-Romagna, 15.502 in Piemonte, 9.432 in Veneto, 6.146 in Toscana, 3.433 in Liguria, 3.272 nelle Marche, 4.561 nel Lazio, 2.935 in Campania, 1.744 nella Provincia autonoma di Trento, 2.919 in Puglia, 1.084 in Friuli Venezia Giulia, 2.272 in Sicilia, 2.061 in Abruzzo, 1.035 nella Provincia autonoma di Bolzano, 297 in Umbria, 794 in Sardegna, 811 in Calabria, 313 in Valle d’Aosta, 218 in Basilicata e 198 in Molise.
26 aprile 106.103. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 35.166 in Lombardia, 15.519 in Piemonte, 12.341 in Emilia Romagna, 9.138 in Veneto, 6.069 in Toscana, 3.480 in Liguria, 4.573 nel Lazio, 3.308 nelle Marche, 2.924 in Campania, 2.937 in Puglia, 1.682 nella Provincia autonoma di Trento, 2.107 in Sicilia, 1.248 in Friuli Venezia Giulia, 2.068 in Abruzzo, 994 nella Provincia autonoma di Bolzano, 296 in Umbria, 783 in Sardegna, 254 in Valle d’Aosta, 797 in Calabria, 219 in Basilicata e 200 in Molise.
27 aprile 105.813. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 35.441 in Lombardia, 15.508 in Piemonte, 12.225 in Emilia Romagna, 8.860 in Veneto, 5.983 in Toscana, 3.580 in Liguria, 4.562 nel Lazio, 3.310 nelle Marche, 2.877 in Campania, 2.912 in Puglia, 1.707 nella Provincia autonoma di Trento, 2.123 in Sicilia, 1.258 in Friuli Venezia Giulia, 2.030 in Abruzzo, 940 nella Provincia autonoma di Bolzano, 287 in Umbria, 776 in Sardegna, 235 in Valle d’Aosta, 782 in Calabria, 217 in Basilicata e 200 in Molise.
28 aprile 105.205. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 35.744 in Lombardia, 15.506 in Piemonte, 12.003 in Emilia Romagna, 8.601 in Veneto, 5.896 in Toscana, 3.571 in Liguria, 4.562 nel Lazio, 3.334 nelle Marche, 2.802 in Campania, 2.919 in Puglia, 1.565 nella Provincia autonoma di Trento, 2.143 in Sicilia, 1.239 in Friuli Venezia Giulia, 1.990 in Abruzzo, 910 nella Provincia autonoma di Bolzano, 275 in Umbria, 772 in Sardegna, 209 in Valle d’Aosta, 764 in Calabria, 205 in Basilicata e 195 in Molise.
29 aprile 104.657. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 36.122 in Lombardia, 15.521 in Piemonte, 11.862 in Emilia Romagna, 8.369 in Veneto, 5.663 in Toscana, 3.576 in Liguria, 4.535 nel Lazio, 3.347 nelle Marche, 2.782 in Campania, 2.927 in Puglia, 1.463 nella Provincia autonoma di Trento, 2.145 in Sicilia, 1.227 in Friuli Venezia Giulia, 1.976 in Abruzzo, 845 nella Provincia autonoma di Bolzano, 261 in Umbria, 761 in Sardegna, 135 in Valle d’Aosta, 753 in Calabria, 194 in Basilicata e 193 in Molise.
30 aprile 101.551. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 36.211 in Lombardia, 15.493 in Piemonte, 9.563 in Emilia-Romagna, 8.147 in Veneto, 5.584 in Toscana, 3.551 in Liguria, 4.468 nel Lazio, 3.210 nelle Marche, 2.773 in Campania, 1.370 nella Provincia autonoma di Trento, 2.949 in Puglia, 2.157 in Sicilia, 1.170 in Friuli Venezia Giulia, 1.915 in Abruzzo, 802 nella Provincia autonoma di Bolzano, 233 in Umbria, 744 in Sardegna, 89 in Valle d’Aosta, 740 in Calabria, 192 in Basilicata e 190 in Molise.
1 maggio 100.943. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 36.473 in Lombardia, 15.562 in Piemonte, 9.484 in Emilia-Romagna, 7.779 in Veneto, 5.373 in Toscana, 3.518 in Liguria, 4.446 nel Lazio, 3.211 nelle Marche, 2.753 in Campania, 1.293 nella Provincia autonoma di Trento, 2.947 in Puglia, 2.171 in Sicilia, 1.115 in Friuli Venezia Giulia, 1.911 in Abruzzo, 757 nella Provincia autonoma di Bolzano, 204 in Umbria, 744 in Sardegna, 92 in Valle d’Aosta, 727 in Calabria, 193 in Basilicata e 190 in Molise.
2 maggio 100.704. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 36.667 in Lombardia, 15.719 in Piemonte, 9.323 in Emilia-Romagna, 7.431 in Veneto, 5.365 in Toscana, 3.598 in Liguria, 4.452 nel Lazio, 3.205 nelle Marche, 2.721 in Campania, 1.282 nella Provincia autonoma di Trento, 2.954 in Puglia, 2.186 in Sicilia, 1.109 in Friuli Venezia Giulia, 1.879 in Abruzzo, 703 nella Provincia autonoma di Bolzano, 196 in Umbria, 730 in Sardegna, 98 in Valle d’Aosta, 713 in Calabria, 191 in Basilicata e 182 in Molise.
3 maggio 100.179. Nel dettaglio, i casi attualmente positivi nelle regioni sono i seguenti: 36.926 in Lombardia, 15.638 in Piemonte, 9.045 in Emilia-Romagna, 7.299 in Veneto, 5.328 in Toscana, 3.551 in Liguria, 4.385 nel Lazio, 3.198 nelle Marche, 2.726 in Campania, 1.247 nella Provincia autonoma di Trento, 2.955 in Puglia, 2.203 in Sicilia, 1.087 in Friuli Venezia Giulia, 1.868 in Abruzzo, 665 nella Provincia autonoma di Bolzano, 183 in Umbria, 689 in Sardegna, 109 in Valle d’Aosta, 702 in Calabria, 194 in Basilicata e 181 in Molise.
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ALTRI AGGIORNAMENTI CHE POTREBBERO INTERESSARTI
Nuova modulistica per i cittadini
Emergenza Covid19: ecco, nel link che segue, il NUOVO MODULO da scaricare e stampare in caso di spostamenti da casa per motivi di necessità, valevole a partire dal 4 maggio 2020 >> https://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/nuovo_modello_autodichiarazione_editabile_maggio_2020.pdf
30 aprile 2020, Senato: comunicazioni del presidente Conte su Emergenza Covid19
Signora Presidente, gentili senatrici e senatori,
sono nove giorni, sono trascorsi nove giorni dalla mia ultima informativa alle Camere, ritorno qui nuovamente in Parlamento, per riferire sulle iniziative assunte dal Governo in vista della ripresa delle attività economiche.
Stiamo affrontando un’emergenza, lo abbiamo detto più volte, che non ha precedenti nella storia repubblicana e che sta mettendo a dura prova anche tutte le democrazie più avanzate che in buona parte sono intaccate da questa epidemia.
Siamo costretti a riconsiderare i modelli di vita, le nostre ordinarie relazioni, a rimeditare anche i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo, a programmare un rilancio della nostra vita sociale e economica, in tutte le sue dimensioni.
Sono giorni in cui è anche vivace il dibattito, anche critico, sulle decisioni assunte, sugli strumenti normativi con cui queste decisioni sono assunte, sin anche sulla comunicazione cui questi provvedimenti vengono comunicati appunto e diffusi.
La vivacità del dibattito rivela anche la forza e la vitalità del nostro Paese e sistema democratico e anche di equilibri e garanzie.
Nel mio intervento illustrerò, in primo luogo – seguirò questo ordine – dapprima seguirò gli indirizzi del Governo assunti in questa fase della ripresa delle attività economiche, gli obiettivi perseguiti e le ragioni che hanno indotto a compiere queste scelte ma da ultimo mi soffermerò anche sul tema della compatibilità costituzionale della scelta di affidare allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri l’adozione delle misure limitative purtroppo anche di alcune libertà fondamentali dei cittadini.
Muovo da una premessa.
Il Governo ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata né tantomeno solitaria.
Le misure sin qui adoperate sono il frutto di un’attenta considerazione di tutti i valori coinvolti, di un accurato bilanciamento di tutti gli interessi in gioco nella consapevolezza peraltro che quasi tutti gli interessi in gioco hanno un rango costituzionale.
Tutte le misure, inoltre, sono state adottate all’esito di un’interlocuzione ampia e condivisa, questo vale anche per l’ultimo provvedimento, con gli altri membri del Governo ovviamente, con i capi delegazione che in particolare rappresentano le forze politiche di maggioranza ma anche con il coinvolgimento delle parti sociali, e in particolare con un serrato confronto con i Rappresentanti degli enti territoriali più volte riuniti anche in una cabina di regia di cui fanno parte i delegati delle Regioni dei Comuni e delle Province a cui io stesso ho preso parte, insieme al ministro della salute, Roberto Speranza, e al ministro degli affari regionali, Francesco Boccia.
Anche il Parlamento è sempre stato costantemente e doverosamente informato, tanto più nei passaggi più delicati, come dimostra la mia presenza ma non solo la mia anche quella degli altri ministri – a più riprese qui al Senato ma anche alla Camera.
Ho anticipato sin dall’inizio, il Governo ha adottato da subito un indirizzo, di metodo e di merito, che prevede il costante confronto con gli esperti del Comitato tecnico-scientifico, in modo non da delegare le decisioni agli esperti, agli scienziati ma, cosa che è ben diversa, da porre un fondamento scientifico alle decisioni che il Governo ha di volta in volta assunte di cui ovviamente sempre e continuerà sempre ad assumersi la piena responsabilità non solo politica ma giuridica e così via.
Qualcuno potrà obiettare che lo stato della conoscenza scientifica su questo nuovo virus era lacunoso quando siamo partiti e ancora adesso non è pienamente soddisfacente. Potrà obiettare che gli scienziati stessi hanno espresso varietà di posizioni e valutazioni li abbiamo sentiti anche sugli organi di informazione.
Ma una cosa vedete è assumere a fondamento delle proprie decisioni le libere opinioni, altra cosa è invece assumere a fondamento delle proprie decisioni ricerche, studi accurati e quindi un principio di conoscenza scientifica, per quanto questa non possa dirsi ancora pienamente consolidata.
La filosofia antica, da Platone ad Aristotele, distingueva la doxa, l’opinione, la credenza, comunque la conoscenza quella percepibile con i sensi, dall’epistème, la conoscenza che invece ha saldi basi scientifiche.
È imperativo categorico per un Governo chiamato ad affrontare questa emergenza, che deve proteggere la salute e la vita stessa dei cittadini di fronte a una minaccia così concreta così letale, porre a fondamento delle proprie decisioni, non già le libere e mutevoli pur legittime opinioni che si susseguono nella pubblica opinione, bensì le raccomandazioni frutto di meditate riflessioni di qualificati esponenti del mondo scientifico.
In un recente rapporto che continua ad essere definito segreto ma segreto non è, è stato pubblicato anche ieri sui giornali e credo ormai sia passata l’ora e credo sia stato oggetto di una specifica conferenza stampa almeno così era in programma da parte del prof. Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, che lo ha illustrato quindi dettagliatamente in pubblico, in questo recente rapporto di cui si sta parlando in questi giorni del Comitato tecnico-scientifico viene stimato che la riapertura simultanea di tutte le attività economiche, delle scuole e di tutte le opportunità di socialità a partire dal 4 maggio porterebbe a un incremento esponenziale e incontrollato dei contagi.
La misura dei sacrifici compiuti dai nostri cittadini come sapete è riassumibile in quel fattore che ormai è noto a tutti “R con zero”, ovvero il tasso di diffusione dei contagi, che ad oggi è stimabile in una fascia compresa fra 0,5 e 0,7.
Se questo tasso tornasse anche di poco superiore a livello di 1 si saturerebbe l’attuale numero di terapie intensive, che è di circa 9000 posti letto, entro la fine dell’anno. Bisogna considerare però che non tutte, e questo non va trascurato, non tutte le attuali postazioni di terapie intensive potranno essere utilizzate per il COVID-19, ma dovranno essere dedicate anche ad altre patologie. Noi in questa emergenza sanitaria come mi hanno riferito personalmente tanti responsabili sanitari ci siamo concentrati molto sul coronavirus e gli stessi cittadini hanno cercato di resistere per non presentarsi al pronto soccorso ma ci sono tante altre patologie che ovviamente richiedono anche degli interventi di terapia intensiva. Questo significa che satureremo in pochi mesi la disponibilità di posti in terapia intensiva.
L’impatto sul nostro sistema sanitario quindi sarebbe notevole in questa prospettiva e ciò determinerebbe, con ogni probabilità, la necessità di invertire la tendenza alla riapertura delle attività, producendo conseguenze economiche ancora peggiori rispetto a quelle che abbiamo già e stiamo ancora sperimentando.
Ne consegue, quindi, che il principio di precauzione che questo Governo non ha inventato perché è un principio che ha saldissime basi scientifiche e anche saldissime basi giuridiche anche nell’ordinamento non solo interno ma eurounitario, il contenimento cauto e attento del contagio sono, in primo luogo, la misura giusta e necessaria per garantire la nostra salute, ma costituiscono anche – in secondo luogo – il principale strumento che abbiamo per far ripartire al meglio e in sicurezza la nostra economia senza esporci a potenziali e probabili addirittura dolorose battute di arresto in futuro.
Gli esperti ci indicano, infatti, che sono quattro i fattori principali di crescita dei contagi: a) i contatti familiari, b) i luoghi di lavoro, c) la scuola, d) le relazioni di comunità.
Per quanto riguarda i contatti familiari vi ricordo che da lì ha originato circa un quarto dei contagi e ovviamente lo Stato non ha la possibilità né abbiamo nessuna volontà di monitorare e controllare le relazioni familiari.
Abbiamo poi i luoghi di lavoro e qui sappiamo tutti che non ci possiamo permettere un lockdown prolungato perché comprometterebbe fortemente ancora più pesantemente il nostro tessuto socio produttivo. Poi abbiamo la scuola, lì abbiamo ottenuto i risultati migliori, ovviamente al prezzo di chiudere le nostre scuole e di passare alla didattica a distanza. E poi infine le relazioni di comunità, anche qui le misure di distanziamento fisico e sociale sono state molto preziose per contenere il contagio nella consapevolezza però che ovviamente non possiamo imporre queste misure restrittive a lungo.
Tale considerazione rende evidente il motivo per cui un approccio non graduale e incauto alla riapertura porterebbe a una recrudescenza del contagio e renderebbe altrettanto chiare le ragioni sottostanti alle scelte del Governo. Mantenendo costante la frequenza dei contatti familiari è evidente che se si riaprissero simultaneamente le scuole, se si garantisse il ritorno in tutti i luoghi di lavoro, se si autorizzassero senza restrizioni le relazioni sociali, anche quelle all’interno degli esercizi pubblici, ciò equivarrebbe inevitabilmente a dare impulso alla crescita dei contagi attraverso tutti e quattro i principali fattori di diffusione dell’epidemia.
Per questa ragione, la illustrerò nel dettaglio, il Governo ha operato una scelta. Ha deciso di allentare le misure che avevano determinato l’arresto di molte filiere produttive. Ha scelto di ripartire dal lavoro, ovviamente nel presupposto che siano adottate tutte le misure di sicurezza sulla base di protocolli rigorosi, che sono stati dal Governo stesso sollecitati e sono stati condivisi pienamente con le organizzazioni sindacati e con le organizzazioni datoriali e voglio ancora una volta ringraziare tutte queste organizzazioni e tutte le parti sociali perché in tutta questa fase di emergenza hanno sempre dimostrato grande responsabilità, grande spirito di sacrificio mettendo da parte anche qualche premura diciamo più latamente corporativistica e concentrandosi sul bene di tutti i cittadini.
Alla luce delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico, la data del 4 maggio 2020 segna l’inizio di quella che è ormai nota come “fase 2”: un graduale, progressivo ritorno allo svolgimento delle attività produttive e commerciali.
È un primo passo fondamentale e necessario per tanti cittadini, per le famiglie, per i lavoratori, per gli imprenditori, affinché tutto il Paese possa incamminarsi sulla strada della riconquista di una vita quanto più possibile normale e serena, tenendo sempre bene a mente che questa nuova fase sarà una fase di convivenza con il virus e non ancora, purtroppo, di liberazione dal virus.
Siamo ancora dentro la pandemia, non ne siamo usciti.
Il nostro Paese ha combattuto duramente, dolorosamente compiendo tanti sacrifici, l’avanzata del virus. Sin dalla scoperta del primo focolaio, abbiamo via via dovuto affrontare il dolore per la perdita di più di 27.000 nostri cari, con una tendenza incrementale, che sta manifestando i primi segnali di inversione solo negli ultimi giorni, grazie alle rigide misure di contenimento sin qui adottate.
Altrettanto dura è stata la prova affrontata dai nostri operatori sanitari, a causa della drammatica pressione che la diffusione dell’epidemia ha prodotto sulle strutture ospedaliere – ricordiamo tutti le immagini – e più in generale sulla tenuta del nostro sistema sanitario nazionale.
A loro rinnovo, rinnoviamo tutti i nostri più sentiti ringraziamenti.
Se oggi la violenza dell’epidemia mostra i primi, i primi segnali di riduzione, perciò, non possiamo permettere che gli sforzi compiuti dai nostri cittadini, dai medici, dagli infermieri, dalle lavoratrici e dai lavoratori dei servizi essenziali, dalle donne e dagli uomini delle Forze armate, delle Forze dell’ordine, della Protezione Civile, da tutti coloro che hanno permesso al Paese nelle scorse settimane di sostenersi, ecco dicevo che tutti questi sforzi possano risultare vani, per imprudenze compiute in questa fase così complessa, così delicata, così sensibile.
Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del “chiudiamo tutto” a quella dell’“apriamo tutto”, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile gli sforzi fatti sin qui.
E preferisco quindi dirlo qui, in quest’Aula, in Parlamento, in modo forte, chiaro, a rischio di apparire impopolare: il Governo non può, non è in condizione di assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente.
Ci piacerebbe consentire un pieno ripristino di tutte le ordinarie abitudini di vita. Ma dobbiamo avere consapevolezza che il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità, abbiamo ancora oggi 105.000 contagiati, casi positivi accertati, senza considerare i casi di contagiati asintomatici che non accertati, che secondo ragionevoli proiezioni statistiche sarebbero molti di più.
Vorrei ricordare che questa emergenza mondiale è partita da una persona, da un primo caso in Cina, una sola persona ha contagiato il mondo intero. Potete quindi immaginare cosa accadrebbe se 105.000 casi positivi più tutti gli altri di gran numero superiore non accertati, cosa potrebbe succedere se non usassimo la massima precauzione.
Sarebbe quindi semplice – dal punto di vista del consenso – tentare la strada della riapertura totale e immediata di tutte le attività produttive e commerciali, eliminando anche tutte le restrizioni di cui i cittadini chiaramente soffrono che abbiamo sin qui applicato alle relazioni sociali e agli spostamenti, consentendo un immediato ritorno a scuola.
Questo è invece un piano che persegue esclusivamente e doverosamente – aggiungo – l’interesse generale, anche con misure impopolari, non è un programma elettorale destinato a raccogliere il consenso. E dal primo giorno ho detto che avrei messo sempre, l’abbiamo detto insieme con tutti i Ministri, avremmo sempre messo al primo posto la difesa della salute e la vita dei cittadini, che sono diritti fondamentali, sanciti dalla diritto dalla nostra Costituzione.
E d’altra parte, nessuno – fra i Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia – ha pensato di adottare una strategia di apertura simultanea e immediata di tutte le attività economiche e il ripristino di tutte le attività sociali.
La graduale riapertura delle attività produttive richiede, nei prossimi giorni, un attento monitoraggio degli andamenti epidemiologici, in base a tre fattori in particolare: il primo, il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia, con il potenziamento della disponibilità dei test; il secondo, la verifica del grado di saturazione del sistema ospedaliero, non soltanto con riferimento alle terapie intensive ma anche ai posti letto in generale dedicati al Covid-19; terzo punto, la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, gel e materiali di protezione.
La logica della sperimentazione è quella che dovremo adottare nelle prossime settimane, facendo leva sul sistema di monitoraggio complessivo della diffusione dei contagi e sulla tecnologia di contact tracing, che comprende anche la app – ormai è questione nota, io stesso ne ho già riferito – l’app Immuni e ieri sera – aggiungo – il Governo, all’esito del Consiglio dei Ministri, ha adottato un decreto-legge in cui vi sono anche norme volte a offrire copertura normativa di rango primario alle procedure di tracciamento dei contatti con funzioni di monitoraggio proprio del virus.
Il corpus di disposizioni, su cui il Parlamento sarà chiamato a intervenire in sede di conversione in legge del decreto, ha lo scopo di chiarire e rafforzare la disciplina su questo particolare trattamento dei dati, in coerenza con quanto ha precisato il Comitato europeo per la protezione dei dati personali e recependo le raccomandazioni emanate dalla Commissione europea lo scorso 16 aprile 2020.
In particolare, si prevede che il titolare del trattamento sia il Ministero della Salute e che l’attività sia limitata al tracciamento effettuato tramite l’utilizzo di un’applicazione istallata su base esclusivamente volontaria e destinata alla registrazione dei soli contatti tra soggetti che abbiano scaricato l’applicazione. È anche introdotta una disciplina puntuale – come potrete verificare – che potrà essere ulteriormente integrata dal Ministero della Salute, volta a garantire un livello di sicurezza adeguato, ben adeguato – aggiungo – ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati. E la piattaforma che gestirà questo trattamento dovrà operare nel nostro territorio nazionale – è questo il vincolo che abbiamo posto – e dovrà – ulteriore vincolo – essere affidata solo ad amministrazioni pubbliche o a società a totale partecipazione pubblica.
L’app non raccoglierà nessun dato – aggiungo – di geolocalizzazione degli utenti. L’applicazione potrà essere quindi scaricata gratuitamente e volontariamente e utilizzerà codici che non permetteranno di risalire all’identità dell’utente.
Inoltre, nel mese di maggio – ci siamo quasi – procederemo, inizieremo a effettuare 150.000 test seriologici su un campione di cittadini la cui selezione è affidata all’Istat, e questo ci consentirà senz’altro di disporre di un quadro più chiaro sul reale impatto del Covid-19 nel nostro Paese.
Il complesso di queste e altre iniziative ci consentirà di disporre di un patrimonio informativo ben più ampio, in modo da valutare più efficacemente la diffusione dell’epidemia.
Dovremo essere pronti, se e laddove necessario, a intervenire con misure tempestive nelle zone in cui si dovesse verificare una particolare crescita dei contagi, puntando a bloccarne l’avanzata in tempo utile, eventualmente adottando nuove misure restrittive, ma ben mirate e ben circoscritte dal punto di vista geografico.
E in queste ore il Ministro della Salute sta emanando un provvedimento, è un provvedimento che è previsto dall’ultimo comma dell’articolo 2 dell’ultimo dPCM del 26 aprile, proprio al fine di specificare e definire i criteri, le soglie di allarme che consentiranno una valutazione accurata della tendenza al contagio in ciascuna area del Paese.
Ecco, questo sarà un passaggio importante – vedete – perché una volta acquisiti questi strumenti di valutazione potremo concordare con le Regioni, le Province autonome un allentamento delle misure restrittive che sia circoscritto su base territoriale, in modo da tenere conto delle Regioni dove la situazione epidemiologica appare meno critica.
In questo modo quindi potremo operare differenziazioni geografiche anche nella fase di allentamento delle misure, con riaperture delle attività basate su un piano però caratterizzato da precisi presupposti scientifici, non già rimesso a iniziative improvvide di singoli Enti locali.
Ricordo che, allo stato delle previsioni vigenti, iniziative di Regioni che comportino l’introduzione di misure meno restrittive di quelle disposte su base nazionale, non sono possibili perché in contrasto con le norme del decreto legge n. 19 del 2020.
Con il dPCM del 26 aprile 2020 abbiamo assunto essenzialmente questa importante decisione: riavviare in sicurezza il nostro sistema produttivo ed economico.
In presenza di un quadro epidemiologico ancora critico non è stata una scelta timida, tutt’altro. Questa scelta, da sola, mobiliterà 4 milioni e mezzo di italiani, che torneranno anche a spostarsi, con autobus, metro, treni, auto per recarsi sul posto di lavoro, sarà un test di fondamentale importanza per accertare la solidità e la tenuta del nostro sistema.
Certamente, la decisione assunta in questo ambito ha costretto ad essere prudenti sul fronte delle relazioni di comunità, rispetto alle quali le aperture sono state inevitabilmente più contenute, seppure non trascurabili e comunque limitate solo alle prossime due settimane, al termine delle quali avremo più chiaro il quadro sanitario conseguente alla riapertura delle filiere produttive e quindi potremo, senza azzardo e in piena consapevolezza, procedere a un più completo allentamento delle misure contenitive.
Per quanto riguarda la mobilità delle persone, dal 4 maggio ci si potrà muovere all’interno della propria Regione – oltre che per motivi di lavoro, salute e necessità – anche per andare a trovare i propri cari.
Si potrà fare attività sportiva e motoria non più solo nei pressi della propria abitazione, purché evitando assembramenti e mantenendo sempre le distanza di sicurezza.
Gli atleti di sport individuali di interesse nazionale potranno tornare ad allenarsi a porte chiuse.
E se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere oltre la soglia critica prudenzialmente individuata, allenteremo ulteriormente le misure, assicurando la riapertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona, certamente nel rispetto delle regole di distanziamento fisico con le quali – dobbiamo esserne consapevoli – ci ritroveremo a convivere ancora per un certo periodo di tempo.
E guardiamo anche con apprensione al mondo dello spettacolo del teatro, della musica, del cinema. Credo che sia già concluso, era in programma questa mattina un incontro del Ministro Franceschini con una folta delegazione da questo mondo. Noi siamo disponibili a lavorare con loro perché il rilancio della cultura, dello spettacolo, del cinema, è nel nostro cuore. Non voglio parlare di tutti i settori in sofferenza ma non posso non menzionare anche il settore del turismo, che soffre e immaginiamo soffrirà ancora un po’ per tutte le restrizioni che si collegano a questa pandemia. È un settore che difficilmente potrà recuperare ormai un danno che si è prodotto e che dovrà anche misurarsi prossimamente diciamo con un brusco calo del fatturato, con tante ristrettezze economiche, con tante sofferenza sociale dovremo assolutamente intervenire anche per loro.
Sappiamo quanto questa crisi stia colpendo tutte queste attività, tutti i lavoratori e le lavoratrici di questi settori. Il Governo è profondamente consapevole della necessità di consentire la riapertura degli esercizi commerciali al pubblico e dei servizi alla persona non appena l’andamento dei dati epidemiologici lo consentirà. Anche in questo caso, lavoreremo – anzi, lo stiamo già facendo, per definire accurati protocolli di sicurezza in modo da procedere al più presto per una riapertura in tutta sicurezza di queste attività commerciali e di queste attività economiche. E vedete che la sicurezza sarà la maggiore garanzia per una più efficace ripresa proprio di queste attività economiche.
La riduzione dell’intensità dell’emergenza sanitaria – e qui passo alle questioni più strettamente economiche – porta con sé l’intensificarsi anche dell’emergenza di natura economica e anche sociale.
Il Documento di economia e finanza per il 2020, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 aprile scorso, aggiorna il quadro macroeconomico del Paese alla luce dell’impatto del Covid-19 sull’attività economica e dà la misura della gravità dello scenario che abbiamo di fronte.
La previsione ufficiale del PIL per il 2020 viene abbassata da un aumento dello 0,6% previsto nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre a una contrazione di ben l’8%. È una previsione che sconta, al momento, una caduta del PIL di oltre il 15% nel primo semestre e tiene conto di una possibilità di rimbalzo nella seconda metà dell’anno, seguita da una crescita del PIL del 4,7% prevista per il 2021.
Il Def stima, inoltre, uno scenario di rischio ulteriore che purtroppo non possiamo escludere allo stato, in cui l’andamento e la durata dell’epidemia sarebbero più persistenti, portando a una contrazione del PIL fino al 10,6% nel 2020 e una ripresa quindi più debole nel 2021, pari al 2,3%, con – potete immaginare – più pesanti aggravi sulla finanza pubblica.
Di fronte a questa difficile situazione, il Governo ha varato una serie di misure volte a limitare le conseguenze economiche e sociali della chiusura delle attività produttive ma non è solo un problema di chiusura delle attività produttive, è un problema del crollo ovviamente della domanda interna e addirittura anche mondiale. E ancora abbiamo anche pensato con queste misure di potenziare la capacità del nostro Sistema Sanitario Nazionale e a garantire flussi di liquidità aggiuntiva e garantita al mondo produttivo. Queste misure sono inserite nei decreti-legge cosiddetti – che ben conoscete – “Cura Italia” e “Liquidità”, sui quali ho riferito diffusamente nelle informative alle Camere del 25 e 26 marzo scorsi e del 21 aprile.
Il prolungamento della chiusura di molte attività produttive e l’esigenza di preservare quei settori dell’economia che saranno maggiormente sottoposti a vincoli operativi rendono necessaria l’adozione di ulteriori provvedimenti, anche questi assumeranno la forma di decreti-legge da sottoporre alla vostra approvazione.
Il primo decreto-legge conterrà ulteriori misure di sostegno a lavoratori, lavoratrici e imprese, per continuare ad accompagnarli in questa dura fase di transizione verso la riapertura delle attività economiche.
In primo luogo, il decreto-legge riprenderà tutti gli interventi del cosiddetto “Cura Italia”, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo. Per fare un esempio saranno prorogate, con un impegno finanziario di circa 25 miliardi, le vigenti misure di sostegno al lavoro, all’inclusione e al reddito, quali la cassa integrazione, l’indennità per il lavoro autonomo, due mensilità aggiuntive dei sussidi di disoccupazione, e gli indennizzi per colf e badanti.
Stiamo studiando anche l’introduzione di nuove forme di protezione sociale, chiaramente si sta verificando un fenomeno che temevamo si affacciano nuove forme di povertà, si acuiscono le diseguaglianze sociali . Quindi sarà necessario intervenire con nuove forme di protezione sociale con l’utilizzo di meccanismi di erogazione rapidi ed efficaci.
Non possiamo permettere che l’emergenza sanitaria ed economica possa aggravare anche l’emergenza sociale: il Governo non intende lasciare nessuno indietro, e lavorerà con ogni mezzo disponibile per raggiungere questo scopo.
Saranno confermate anche le misure per la salute, la sicurezza, per gli Enti territoriali, sarà dato ampio spazio agli interventi per la liquidità e la capitalizzazione delle imprese.
Per quanto riguarda le misure fiscali, saranno riproposte le sospensioni, le semplificazioni e le agevolazioni già disposte, e saranno inoltre rinviati alcuni adempimenti, come quelli in materia di accisa per l’istallazione dei dispositivi necessari alla trasmissione telematica dei corrispettivi, al fine di contenere l’impatto sugli operatori economici, in particolare sui più piccoli.
Ci sarà anche un significativo riconoscimento, sostegno economico per le Province più duramente colpite dalla pandemia. Saranno anche individuate nuove e specifiche cause di esclusione per l’applicazione degli indici sintetici di affidabilità, prevedendo anche modifiche ai parametri attualmente in vigore, per tenere conto degli effetti straordinari di questa pandemia.
Al fine poi di assicurare alle imprese e ai professionisti la riscossione dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche amministrazioni – è un problema questo che in Italia si trascina annosamente – noi abbiamo programmato di sbloccare 12 miliardi di euro, attraverso anticipazioni di liquidità della Cassa Depositi e Prestiti in favore di Regioni, Province, città metropolitane, Comuni e enti del Servizio Sanitario nazionale.
Tra gli interventi di supporto ai settori produttivi più colpiti dall’emergenza, è allo studio anche uno schema di finanziamento a fondo perduto per le piccole imprese, che potrà… che pensiamo di legare alla perdita di fatturato.
Per le PMI al di sopra di una certa soglia sono poi allo studio interventi volti ad assorbire parzialmente le perdite, con capitale pubblico che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto attraverso erogazioni di liquidità o schemi di agevolazione fiscale. Complessivamente, destineremo a questi interventi circa 15 miliardi.
Per le imprese poi medio-grandi è allo studio un intervento significativo da parte della Cassa Depositi e Prestiti, anche con previsione di un ingresso temporaneo nel capitale a fronte dell’indebitamento. Stiamo valutando, inoltre, il potenziamento del credito d’imposta per i canoni di locazione delle attività produttive e commerciali, per estenderlo anche alle categorie di pubblici servizi ad oggi non coperte dall’agevolazione.
Siamo in oltre determinati a sostenere tutti quei settori qualificanti per la competitività del Paese che, purtroppo, stanno risentendo in misura maggiore della portata globale dell’epidemia – l’ho già citato – con particolare riguardo al turismo, che rimane un comparto particolarmente esposto.
Cercheremo di favorire il turismo interno, anche attraverso forme di sostegno alle imprese turistiche ma anche, parallelamente, a un incentivo alle famiglie al di sotto di particolari soglie di reddito e con figli a carico, sotto forma di un bonus da spendere nelle strutture ricettive del Paese.
Inoltre, il Governo ha deciso di includere all’interno del decreto-legge l’eliminazione degli aumenti dell’Iva e delle accise previsti per il 2021 dalla legislazione vigente. Un aumento dell’imposizione indiretta di tale portata, infatti, neutralizzerebbe – ne siamo consapevoli tutti – gli sforzi che stiamo compiendo per ricostruire la fiducia dei consumatori, delle famiglie e delle imprese, e striderebbe quindi con la fase di difficoltà che il Paese sta attraversando. In una fase caratterizzata da un elevato grado di incertezza, l’intonazione e l’indirizzo della politica fiscale dovrà rimanere espansivo, sia pure nei limiti di una gestione oculata della finanza pubblica.
Per questo, con lo scostamento autorizzato dal Parlamento aumenteremo gli investimenti, e per favorire la loro mobilitazione stiamo lavorando a una drastica semplificazione.
Fra le molte categorie della popolazione italiana che hanno dovuto modificare sensibilmente il proprio stile di vita, a causa di queste misure di restrizione, ce n’è una che merita di ricevere dalla politica tutta l’attenzione necessaria, anche con provvedimenti dedicati.
Mi riferisco alle nostre bambine e ai nostri bambini, mi riferisco pure alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi che stanno vivendo queste settimane in casa: è una condizione che, se unita alla situazione di difficoltà economica in cui purtroppo versano diverse famiglie, rischia di amplificare ancor più le diseguaglianze sociali.
Non possiamo ignorare, ad esempio, che per molti bambini il pasto a scuola era il pasto più completo della giornata; e neppure possiamo trascurare che la necessità di ricorrere alla didattica a distanza ha evidenziato quel divario digitale. Ci sono delle famiglie in cui gli strumenti informatici per partecipare alla didattica a distanza purtroppo non ci sono e questo sappiamo che si concentra soprattutto in alcune aree del Paese.
Ecco, al contempo, se le mura domestiche sono per molti dei nostri figli un luogo di amore e di conforto, dobbiamo anche essere consapevoli che per altri possono peggiorare situazioni già a rischio, rispetto alle quali la frequenza scolastica è un potente presidio di inclusione.
Ed è per questo, che il Governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio che meritano, la considerazione che meritano, all’interno dei prossimi provvedimenti normativi: occuparsi di loro, facendo in modo che nessuno resti indietro, significa occuparsi del futuro dell’Italia.
Sarà cruciale, infine, preparare e sostenere progetti territoriali da attivare in questa nuova fase, anche per tutelare il diritto al gioco e all’attività motoria dei nostri piccoli, senza compromettere le norme di distanziamento fisico-sociale che dovranno essere mantenute anche dopo la riapertura delle attività produttive e commerciali e l’allentamento delle restrizioni agli spostamenti.
E quindi condivido, in particolare, l’urgenza di ripensare gli spazi educativi in forma dilatata, anche tramite una nuova progettazione degli ambiti urbani e l’utilizzo, laddove possibile, degli spazi di prossimità.
Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre anche ai centri estivi, altre attività ludiche ed educative per i nostri i bambini.
Una specifica attenzione dovrà anche essere riservata al tema della disabilità.
Non vi sarà sfuggito che nell’ultimo Dpcm, dopo aver interloquito con varie associazioni, abbiamo disposto la riapertura dei centri diurni, o cosiddetti semiresidenziali, l’abbiamo fatto con delle cautele: chiediamo che vengano stipulati a livello territoriale dei Patti con tutti gli stakeholder in modo da garantire alle persone con disabilità e i loro familiari, agli operatori che lavorano con loro a stretto contatto, garantire la piena sicurezza.
Però qui evidentemente si tratta adesso anche con le misure economiche del nuovo provvedimento di dedicare una particolare attenzione sul piano delle risorse. Dobbiamo incrementare il fondo nazionale
Dobbiamo incrementare il Fondo nazionale per l’autosufficienza, per potenziare l’assistenza, i servizi e i progetti di vita indipendente; dobbiamo incrementare il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per potenziare i percorsi di accompagnamento per l’uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione; e infine dobbiamo istituire un Fondo di sostegno per le strutture semi-residenziali per persone con disabilità.
La difficoltà dello scenario che abbiamo di fronte non deve impedirci di intravedere le opportunità anche di cui il nostro Paese può beneficiare, con tutta la maturità, la coesione, la creatività che tradizionalmente sappiamo esprimere e che anche in questa prova dura a stiamo esprimendo.
Ed è proprio per offrire al Paese una prospettiva più ampia, più strutturale e più ambiziosa che il Governo intende predisporre un secondo decreto-legge, subito dopo, un provvedimento per la rinascita economica e produttiva dell’Italia.
Vedete, la crisi sanitaria ha colpito il Paese, lo ha messo in ginocchio, in una posizione di fragilità. Però attenzione: noi abbiamo un sistema anchilosato, burocratizzato che già di per sé non riusciva a correre, quindi siamo a maggior ragione oggi obbligati a mettere in campo una risposta pubblica che sia in grado non soltanto di sostenere la domanda nella fase recessiva, ma anche e soprattutto a rinnovare le infrastrutture del Paese, ad aumentarne la produttività, la competitività, la capacità di produrre innovazione “verde”, innovazione digitale.
In queste settimane, tutto il Paese ha dovuto riorganizzare i tempi e stili di vita con una rapidità che non ha eguali. Penso al ricorso al lavoro agile nelle aziende e nella pubblica amministrazione, penso alla stessa didattica a distanza. Ecco, in questa fase abbiamo sperimentato, hanno aumentato in modo incredibile, delle volte anche creando momenti molto critici alle nostre infrastrutture digitali di connettività.
Sono tutti esempi che ci mostrano l’urgenza di riattivare il motore degli investimenti pubblici e privati, con l’opportunità di un’agenda pubblica in grado di predisporre un ambiente normativo ed economico quanto più favorevole ad essi, riducendo le complessità interpretative della disciplina vigente studiando meccanismi efficienti di risoluzione delle controversie.
Perciò intendiamo proseguire i lavori avviati già durante la fase di definizione dell’Agenda 2023, per conseguire una drastica semplificazione delle procedure amministrative in settori cruciali per il rilancio degli investimenti; parlo in particolare, ma non solo, degli appalti, dell’edilizia, del commercio, come pure della legislazione civile.
L’obiettivo è quello di ridurre i tempi di attraversamento delle opere pubbliche, per far sì che le risorse pubbliche stanziate si trasformino quanto prima in capitale fisico, in capitale infrastrutturale.
È un processo riformatore che ha una grande ampiezza e richiederà anche la vostra collaborazione. Nelle more della sua piena implementazione può essere considerato per un campione specifico di opere anche il ricorso a iter autorizzativi semplificati. E lo voglio dire molto chiaramente: quando ragioniamo di iter autorizzativi semplificati non dobbiamo certo pensare a controlli meno rigorosi, meno accurati, ma semplicemente più efficienti.
Un’ulteriore direttrice di azione che sarà fondamentale intraprendere, già a partire dal prossimo provvedimento, è una strategia anche di selezione degli investimenti strategici e di potenziamento della capacità progettuale del Paese.
E un grande ruolo, in questa prospettiva, può essere svolto dall’azione coordinata delle grandi aziende a controllo pubblico e dalla capacità di mettere a sistema tutte le strutture di governance che sono attualmente disponibili a livello centrale.
Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per attrarre le risorse estere e, in particolare, europee disponibili a finanziare progetti negli ambiti del Green New Deal, dell’innovazione digitale, dell’edilizia scolastica, della ricerca di base applicata nei settori, in particolare della meccanica, dell’alimentazione, della farmaceutica.
Contiamo anche di introdurre in questi prossimi provvedimenti, un intervento di complessivo potenziamento delle detrazioni fiscali a beneficio del settore dell’edilizia e della sostenibilità.
Sarà un intervento di amplissima portata perché stiamo mettendo a punto l’applicazione di un articolato meccanismo che potrà offrire a tutti i cittadini di poter procedere a interventi di riqualificazione energetica, di efficientamento antisismico, arrivando a beneficiare – pensate – di sconti pari al costo pressoché totale, se non pienamente totale, dei lavori effettuati. È uno strumento che verrà aperto a tutti, quindi immaginate che ripresa che si offrirà e che prospettiva di valorizzazione degli immobili, che sostegno di un settore – in sofferenza da anni – delle costruzioni e che chance che abbiamo di generare nuova occupazione
I provvedimenti saranno adottati in questi prossimi giorni. D’altra parte la mole degli interventi e l’ammontare delle risorse richiedono anche una attenta definizione delle misure e ovviamente il vostro intervento oculato in sede di conversione.
Dobbiamo procedere con speditezza, anche per realizzare – questo è un ultimo punto su cui richiamo la vostra attenzione – la completa “messa a terra” di quanto abbiamo già stanziato con i precedenti decreti-legge.
Dico sempre: non possiamo accontentarci di introdurre nuovi strumenti normativi, dobbiamo presidiare e monitorare sulla loro attuazione. Ed è per questo che non mi stanco di ripetere e sono convinto di potermi giovare anche del vostro prezioso aiuto – pensate tutti quanti insieme – per premere anche sul mondo bancario perché siano applicate rapidamente, speditamente, le norme che abbiamo messo loro a disposizione con le garanzie dello Stato.
I cittadini italiani meritano risposte tempestive, risposte efficaci.
Ultima questione, quella che coinvolge lo strumento sin qui adoperato del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Non mi sfugge la portata dei rilievi che sono stati mossi, con particolare riguardo agli istituti che tutti conosciamo della riserva di legge e del principio di legalità, che la nostra Costituzione pone a baluardo dei diritti fondamentali della persona.
Ritengo, tuttavia, che questi presidi di garanzia non siano stati affatto trascurati né affievoliti nella loro portata.
Innanzitutto, con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio scorso, è stato deliberato per la durata di sei mesi – tengo a sottolinearlo perché a volte lo dimentichiamo anche nel dibattito pubblico – lo stato di emergenza di rilievo nazionale, dal quale discendono precise conseguenze giuridiche, come prevede peraltro il Codice di protezione civile, che è una fonte di rango primario e di carattere generale, la cui legittimità è stata peraltro vagliata e filtrata positivamente dalla Corte Costituzionale, che ha ritenuto giustificata l’adozione di misure eccezionali al ricorrere di gravi emergenze, quando l’ambiente, i beni, come in questo caso la vita stessa della popolazione siano in pericolo.
A questa prima base di legittimazione, se ne è aggiunta un’altra, quella dei decreti-legge n. 6 e n. 19 del 2020. E, in particolare, il decreto-legge n. 19 ha offerto un’ampia e articolata copertura di legge, suscettibile, a mio avviso, di superare indenne ogni possibile vaglio di costituzionalità.
La copertura offerta dalla dichiarazione dello stato di emergenza da un lato e la codificazione – in particolare nel decreto-legge n. 19 – delle misure che possono essere adottate per fronteggiare l’epidemia integra in modo esaustivo, il rispetto del principio di legalità, nella consapevolezza che la fonte primaria possa disciplinare solo fino a una certa misura le risposte che l’ordinamento è chiamato a offrire per contrastare una situazione di carattere così eccezionale, che richiede inevitabilmente di preservare un certo grado di discrezionalità all’autorità amministrativa.
Tanto più questo è vero, se prestiamo attenzione a davvero autorevole dottrina, in caso di pandemia. Vedete, quella che stiamo vivendo, la pandemia, non è un fatto, un fatto puntuale come un’alluvione o un terremoto che si verificano una volta per tutte, ma è un processo che si sviluppa secondo una continua e imprevedibile evoluzione e questo impone necessariamente una maggiore tolleranza circa il grado di determinatezza delle norme primarie che legittimano la normativa secondaria.
Il diritto costituzionale – lo ricordo a me stesso – è equilibrio: equilibrio nel rapporto tra poteri, equilibrio nel bilanciamento dei diritti e delle garanzie.
Quando – come in questa stagione di emergenza – sono in gioco il diritto alla vita e il diritto alla salute dei cittadini, beni – attenzione – che oltre a vantare il carattere fondamentale, costituiscono essi stessi il presupposto per il godimento di ogni altro diritto – e ovviamente incrocia i diritti altrui, la tutela della vita altrui – le scelte per quanto “tragiche”, come direbbe Guido Calabresi, diventano addirittura obbligate.
Sono ben consapevole della responsabilità che mi sono assunto ogni volta che ho apposto la mia firma a un singolo decreto. Sapevo, ero consapevole che era destinato a produrre effetti sì incisivi nei diritti fondamentali dei cittadini.
Ogni qualvolta ho apposto questa sottoscrizione, tuttavia, ho avvertito sempre la piena consapevolezza di agire in scienza e coscienza, per la difesa di beni primari, di valore assoluto, rispetto ai quali altri diritti, pur fondamentali non possono che recedere.
Come giurista e come persona cresciuta ed educata ai valori democratici, avverto come profondamente ingiusta – se mi permettete – l’accusa di avere irragionevolmente e arbitrariamente compresso le libertà fondamentali.
Per un tempo determinato, mi auguro il più breve tempo possibile, sulla base di solidi presupposti giuridici, si è deciso di ricorrere allo strumento che, per il suo carattere di generalità, per il grado di coinvolgimento di tanti soggetti, poteva assicurare la più elevata garanzia, unita all’elasticità necessaria per potersi adattare a una situazione in rapida continua evoluzione.
Alcuni hanno avanzato l’opinione secondo cui, nell’adozione di misure così sensibili, il Parlamento non sarebbe stato adeguatamente coinvolto. È stata anche avanzata la proposta che il Parlamento possa intervenire non solo successivamente all’adozione dpcm, come già previsto, ma anche in via preventiva, eventualmente prevedendo un obbligo di trasmissione alle Camere degli schemi di decreto affinché le Commissioni parlamentari competenti entro un determinato termine possano esprimere un parere.
Pur consapevole delle prerogative del Parlamento, ricordo che le misure adottate in queste settimane sono state l’esito di decisioni ispirate non solo ai principi di proporzionalità e di massima precauzione.
L’emergenza in atto ha richiesto che a questi due fondamentali principi se ne affiancasse un altro, forse ancora più importante o cmunque non meno importante: la tempestività, condizione imprescindibile perché misure così incisive fossero realmente efficaci. E questo non vale solo per i primi decreti adottati. Si pensi alla manciata di ore che il Governo ha avuto a disposizione per istituire la prima zona rossa.
Anche l’ultimo decreto, in realtà, che pure è stato destinato a produrre effetti dal 4 maggio, non poteva che essere adottato con estrema urgenza, in modo da consentire alle imprese interessate di avviare e completare in tempo utile le procedure di sanificazione e di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, in accordo con quei severi e rigorosi protocolli che abbiamo elaborato.
In ogni caso, il Governo è sempre e rimane disponibile ad accogliere indicazioni, contributi dal Parlamento e, se del caso, anche a valutare in questa nuova fase di allentamento delle misure come interloquire più efficacemente con il Parlamento.
Concludo. Non vi sarà sfuggito che alcune aziende specializzate nei giorni scorsi hanno segnalato e registrato come il valore reputazionale dell’Italia e degli italiani all’estero sia cresciuto notevolmente. L’immagine dell’Italia, del nostro Paese, è cresciuta ed è percepita come migliore.
È merito dei cittadini, è merito dei nostri cittadini, della prova che stanno offrendo. Dobbiamo ringraziarli per i sacrifici fatti, per i comportamenti virtuosi posti in essere, per il senso civico di responsabilità che stanno dimostrando. Se siamo riusciti a piegare la curva del contagio – ci sono stati dei momenti in cui le nostre vene tremavano perché non pensavamo di riuscire ad arrestare questa curva del contagio – ebbene è merito loro.
E non ci è dato – vedete – conoscere l’indice R0, questo misterioso fattore, non sappiamo come si stabilizzerà delle prossime settimane. Purtroppo non possiamo. La scienza, gli esperti non ce lo dicono. Non è scritto da nessuna parte. Nessuno può dirlo con sicurezza.
Esso dipenderà dalla nostra capacità, dalla capacità dei nostri concittadini di continuare a vivere, anche in questa nuova fase, con pari senso di responsabilità e io sono fiducioso.
26 aprile 2020, comunicazioni presidente Conte su aspetti socio-sanitari, economici e politici
Inizia la fase 2. Grazie ai sacrifici fin qui fatti, stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia. E questo è un grande risultato, se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo. Avete manifestato tutti da Nord a Sud forza, coraggio, senso di responsabilità di comunità. Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus. E dobbiamo essere consapevoli che in questa fase 2 la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese. Dobbiamo dircelo chiaramente. Questo rischio c’è e dobbiamo assumercelo. Dobbiamo affrontarlo, però, con metodo e con rigore. Nella fase 2, quindi, sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza. Sarà fondamentale il comportamento responsabile di ciascuno di noi. SE VUOI BENE ALL’ITALIA, DEVI EVITARE IL RISCHIO CHE IL CONTAGIO SI DIFFONDA. COME LO PUOI FARE? NON BISOGNA MAI AVVICINARSI. Bisogna rispettare le distanze di sicurezza, almeno 1 metro. Questo è fondamentale. Anche nelle relazioni familiari, con i parenti, bisogna stare attenti, perché bisogna rispettare questa precauzione. Teniamo conto che gli scienziati e gli esperti ci dicono che, per almeno 1 contagiato su 4, la causa è nelle relazioni familiari.
Vogliamo tutti che il Paese riparta, ma l’unico modo per convivere in questa nuova fase con il virus è non ammalarci. Se non rispettiamo, quindi, la distanza sociale, le precauzioni, la curva risalirà e potrà andare fuori controllo. Aumenteranno i nostri morti e avremo danni veramente irreversibili per la nostra economia. SE AMI L’ITALIA, permettetemi di dirlo, MANTIENI LE DISTANZE. Anche il Governo, ovviamente, ha un compito specifico in questa nuova fase. Dovremo vigilare, monitorare costantemente affinché questa curva si mantenga sotto controllo e non risalga. E dovremo essere pronti per intervenire in modo rapido, efficace, tempestivo laddove l’andamento della curva epidemiologica dovesse diventare critico. Abbiamo predisposto un meccanismo per tenere sotto controllo questa curva, per consentirci di intervenire laddove dovesse sfiorare momenti critici. Stiamo tutti affrontando una prova molto dura, anche nei prossimi mesi. E mi rendo conto che molti di voi, dopo varie settimane di rinunce e di privazioni, vorrebbero un definitivo allentamento delle misure, delle restrizioni e delle varie raccomandazioni. Possiamo, quindi, anche reagire negativamente in questa fase. Potremmo affidarci al risentimento, perché no alla rabbia, a ricercare un colpevole, potremmo prendercela con chiunque ci capiti a tiro: in famiglia, con i familiari, con l’Europa, con il Governo, con i politici, con le Regioni, con la Stampa. Non mancano le occasioni e non manca l’elenco. Oppure, invece, possiamo operare un’altra scelta: scacciare via rabbia, risentimento e pensare a cosa ciascuno di noi può fare per risollevare questa nostra comunità, per consentire una più rapida ripresa. Dipende da noi, dal compito che ciascuno di noi si sentirà di svolgere. Ciascuno di noi, tutti, indistintamente, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi dobbiamo gettare le basi per la ripartenza del Paese. Dobbiamo rispettare, quindi, le raccomandazioni, dobbiamo rimboccarci le maniche. E vi assicuro che il Governo farà la sua parte. Serve una stagione intensa di riforme. Deve essere questa l’occasione per cambiare radicalmente tutte quelle cose che in questo Paese non vanno. E non vanno davvero. Io e tutta la squadra dei ministri non ci tiriamo indietro. Avete visto. Ci battiamo, ci siamo già battuti e continueremo a batterci, in Europa ma anche in Italia, per cambiare tutte le cose che non vanno. Questo piano, che adesso vi illustro, parte dal 4 maggio. Quindi lo anticipiamo con molti giorni, perché è ben strutturato, ben articolato, ben pensato e deve essere anche da voi maturato, in modo da poterlo mettere a frutto nel migliore dei modi. Devo ringraziare ovviamente la nostra squadra di esperti, coordinata dal dottor Colao, e il comitato tecnico scientifico che ormai ci coadiuva da parecchio tempo. E ora un altro passaggio importante. Nella convivenza col virus dovremo adottare tutte le precauzioni e i disposizioni di protezione individuale. A questo fine abbiamo già sollecitato il commissario Arcuri, il quale interverrà con un’ordinanza per fissare i prezzi di mercato delle mascherine. Non vogliamo che ci siano distorsioni, speculazioni di mercato su questo fronte. Quindi avremo un prezzo che sarà assolutamente giusto, equo per remunerare le imprese che lavorano in questo settore dei loro costi di produzione e anche di un piccolo margine di guadagno, ma non consentiremo altro. E in più che c’è il forte impegno del Governo per eliminare completamente l’IVA con un prossimo provvedimento normativo, in modo che essa non si debba pagare. Il prezzo dovrebbe essere di 0,50 euro per le mascherine chirurgiche. Poi ancora nell’ultimo consiglio europeo abbiamo fatto un passo avanti importante, che appariva impensabile solo fino a qualche settimana fa: il Recovery Found. In Europa è stato affermato un principio molto importante. La reazione a questa emergenza deve essere comune, rapida e coraggiosa. Il ventaglio delle varie iniziative che le varie istituzioni europee hanno già assunto nelle settimane scorse si è arricchito. Il Recovery Found è uno strumento innovativo, che permetterà ai Paesi più colpiti (e tra questi l’Italia) di percorrere una strada più rapida per la ripresa, nel segno della solidarietà. E questo è stato possibile grazie a un lavoro di squadra che abbiamo fatto con vari paesi europei e alla convergenza all’unanimità che si è creata in seno all’ultimo Consiglio Europeo. E’ innegabile che , se l’Italia non avesse posto queste condizioni fin dall’inizio con forza già nello scorso consiglio europeo di marzo, non avremmo mai ottenuto questo risultato storico, fondamentale, un punto a nostro favore. E dobbiamo essere tutti orgogliosi, perché, quando si conseguono i risultati importanti, c’è un lavoro di squadra. E’ il sistema-Italia che ha sollecitato questa risposta, è il sistema-Italia che l’ha ottenuta. Io sono solo la punta di questo sistema, ma vi assicuro che, se non avessimo dato a livello internazionale questa prova di dignità, di forza, di carattere, questo risultato credo che non lo avrei mai conseguito. Ora, sia chiaro, abbiamo fatto un importante passo avanti e dobbiamo andare verso il traguardo finale, che significa tradure questo principio politico che è stato affermato …e confermarlo in termini di lavoro tecnico, che significherà riempire di consistenza economica questo strumento, bilanciarlo bene, evitare che attraverso questo strumento si crei più debito pubblico per i Paesi già indebitati come l’Italia e, soprattutto, offrirlo subito nella disponibilità dei Paesi colpiti. E, prima di passare a illustrare i contenuti del decreto, voglio dirvi che stiamo lavorando anche per le misure economiche. Alcuni di voi sono ancora insoddisfatti. Ne siamo consapevoli, però lo sforzo sin qui è stato straordinario. Da gennaio e marzo l’Inps ha accolto 109 mila domande in più di reddito di cittadinanza, sono arrivate, solo per il bonus baby sitting, 78mila domande. Per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie 237 mila richieste, abbiamo già liquidato quasi 3,5 milioni di bonus da 600 euro per autonomi, professionisti, co-co-co, agricoli e lavoratori dello spettacolo. Alcuni attendono ancora. Ci sono dei ritardi. Di questo personalmente mi scuso, ma vorrei anche ricordare che è una situazione senza precedenti. Questa mole di domande veniva trattata mediamente in 5 anni. Stavolta è stata trattata, e in buona parte già evasa, in un solo mese. Ci sono ritardi anche nell’erogazione della cassa integrazione in deroga, però vorrei anche qui sottolineare che è necessario il contributo delle Regioni. Alcune devono ancora affrettarsi a far pervenire i flussi per poter adottare i relativi decreti. Alcune hanno fatto pervenire questi flussi, ma attendiamo di completare il patrimonio informativo che permetterà all’Inps di erogare quanto dovuto. E ancora, le imprese. Questo Paese non riparte se non punteremo sulle imprese. Col nuovo decreto, quello da 55 mld (Cura Italia aprile, ndr), abbiamo più fondi per gli autonomi, aiuti concreti alle fasce deboli, a colf badanti (che erano rimaste fuori). Per chi ha avuto il bonus da 600 euro, stiamo sperimentando di rinnovarlo con un semplice click. Poi daremo più aiuti alle imprese. La nostra ripresa parte da un sostegno poderoso alle imprese, perché il nostro obiettivo non è avere più sussidiati, ma più occupati. Ci saranno, quindi, finanziamenti anche a fondo perduto (e parliamo di imprese anche con meno di 10 dipendenti, 1mln di imprese), un sostegno diretto per contributi vari (affitti commerciali, taglio al costo delle bollette). Poi non dimentichiamo i settori particolarmente colpiti. Penso al turismo. Stiamo parlando di un settore che non riuscirà certo a recuperare, a rimediare ai danni che sta subendo. Non lasceremo gli operatori da soli. E’ un settore che produce tra il 13 e il 15 % del PIL (se parliamo di tutto l’indotto). E sicuramente avrà bisogno di una robusta iniezione di fiducia e sostegno economico del Governo. C’è tanto da fare. E, oltre al disegno del governo per le misure economiche, stiamo preparando anche un parallelo decreto che è lo ‘Sblocca Paese’. Qui non è sufficiente sbloccare i singoli cantieri, dobbiamo sbloccare questo Paese. Ci stanno guardando a livello internazionale, perché mostrano solidarietà, mostrano sostegno anche morale nei nostri confronti, e diciamocelo con orgoglio, anche ammirazione per molti dei provvedimenti che abbiamo preso. E anche su questo nuovo provvedimento, con regole studiate, già mi stanno chiedendo una copia. E confido che anche nella ripresa l’Italia potrà essere ammirata. Dobbiamo approfittare anche dei finanziamenti che arriveranno per far correre il Paese.
Ed ora ecco, di seguito, l’anticipazione delle misure della fase 2, prevista dal 4 al 18 maggio
Per quanto riguarda gli spostamenti, questi saranno possibili all’interno di una stessa Regione per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti; gli spostamenti fuori Regione saranno invece consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione.
Obbligatorio l’utilizzo delle mascherine sui mezzi pubblici.
Sarà consentito l’accesso ai parchi pubblici rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini, fermo restando la possibilità da parte dei Sindaci di precludere l’ingresso qualora non sia possibile far rispettare le norme di sicurezza.
Per quanto riguarda le cerimonie religiose, saranno consentiti i funerali, cui potranno partecipare i parenti di primo e secondo grado per un massimo 15 persone. Inoltre, già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.
Previste regole più stringenti per chi ha febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratoria: obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico.
Per quanto riguarda le attività di ristorazione, oltre alla consegna a domicilio, sarà consentito il ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio.
A partire dal 4 maggio potranno quindi riprendere le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso. Per queste categorie, già a partire dal 27 aprile sarà possibile procedere con tutte quelle operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori .
Per permettere una graduale ripresa delle attività sportive, a partire dal 4 maggio saranno consentite le sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali.
Si spera inoltre che il18 maggio ci possa essere la riapertura del commercio al dettaglio accessorio alle attività manifatturiere e alle costruzioni. Abbiamo in animo di riaprire per quella data, nella massima sicurezza, anche musei, mostre e biblioteche e di consentire gli allenamenti alle squadre nei campi sportivi. Il 1 giugno è, invece, la data in cui vorremmo riaprire bar e ristorazioni, barbieri centri massaggio e cura della persona.
(Fonte: http://www.governo.it/it/articolo/conferenza-stampa-del-presidente-conte/14518)
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24 aprile 2020, ricerca scientifica / Lo sforzo fisico aumenta le possibilità di insorgenza della patologia Covid19 > https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5349429
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23 aprile 2020: comunicazioni del Premier Giuseppe Conte agli italiani sul Consiglio Europeo
ROMA Palazzo Chigi - “Oggi tappa storica per l’Unione Europea. Tutti i 27 Paesi hanno accettato di introdurre, per reagire a questa emergenza sanitaria, economica e sociale, uno strumento innovativo: il Recovery Found. E’ un fondo per la ripresa con titoli europei comuni che andrà a finanziare tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia, ma non solo. E’ importante perché è passato anche il principio che (il Recovery Found, ndr) è uno strumento urgente, assolutamente necessario. E l’Italia è in prima fila a chiederlo. E devo dire la verità. La nostra iniziativa, con la lettera firmata da altri 8 Paesi, è stata molto importante, perché uno strumento del genere era assolutamente impensabile sino ad adesso. E’ un nuovo strumento che si aggiungerà a quelli già varati. Renderà la risposta europea molto più solida ed efficace”.
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21 aprile 2020: comunicazioni del Premier Giuseppe Conte agli italiani
In queste ore continua senza sosta il lavoro del Governo, coadiuvato dall’équipe di esperti, al fine di coordinare la gestione della ‘fase due’, quella della convivenza con il virus.
Come già sapete, le attuali misure restrittive sono state prorogate sino al 3 maggio. Molti cittadini sono stanchi degli sforzi sin qui compiuti e vorrebbero un significativo allentamento di queste misure o, addirittura, la loro totale abolizione. Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme.
In questa fase non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni. L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato. Dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sé il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti “tollerabile” soprattutto in considerazione della recettività delle nostre strutture ospedaliere.
Vi faccio un esempio. Non possiamo limitarci a pretendere, da parte della singola impresa, il rispetto del protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro che pure abbiamo predisposto per questa epidemia. Dobbiamo valutare anche i flussi dei lavoratori che la riapertura di questa impresa genera. Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale? Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose “ore di punta”? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti?
Questo programma deve avere un’impronta nazionale, perché deve offrire una riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative, un ripensamento delle modalità di trasporto, nuove regole per le attività commerciali. Dobbiamo agire sulla base di un programma nazionale, che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non sono le stesse che in Lombardia. Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19.
È per questo che abbiamo gruppi di esperti che stanno lavorando al nostro fianco giorno e notte. C’è il dott. Angelo Borrelli che sin dalla prima ora ci aiuta, per tutta la parte operativa, con le donne e gli uomini della Protezione civile. C’è il dott. Domenico Arcuri che sta mettendo le sue competenze manageriali al servizio dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature medicali di cui le Regioni erano fortemente carenti (pensate: ad oggi abbiamo fornito alle Regioni 110 milioni di mascherine e circa 3 mila ventilatori per le terapie). C’è il prof. Silvio Brusaferro che insieme agli altri scienziati ed esperti sanitari del Comitato tecnico-scientifico ci forniscono un’analisi scientifica della curva epidemiologica e ci suggeriscono le misure di contenimento del contagio e di mitigazione del rischio. Più di recente si è aggiunto il dott. Vittorio Colao che insieme a tanti altri esperti sta offrendo un contributo determinante per la stesura di un piano per una graduale e sostenibile riapertura, che tenga conto di tutti i molteplici aspetti, operativi e scientifici.
È fin troppo facile dire ‘apriamo tutto’. Ma i buoni propositi vanno tradotti nella realtà, nella realtà del nostro Paese, tenendo conto di tutte le nostre potenzialità, ma anche dei limiti attuali che ben conosciamo.
Nei prossimi giorni analizzeremo a fondo questo piano di riapertura e ne approfondiremo tutti i dettagli. Alla fine, ci assumeremo la responsabilità delle decisioni, che spettano al Governo e che non possono essere certo demandate agli esperti, che pure ci offrono una preziosa base di valutazione. Assumeremo le decisioni che spettano alla Politica come abbiamo sempre fatto: con coraggio, lucidità, determinazione. Nell’esclusivo interesse di tutto il Paese. Nell’interesse dei cittadini del Nord, del Centro, del Sud e delle Isole. Non permetterò mai che si creino divisioni. Dobbiamo marciare uniti e mantenere alto lo spirito di comunità. È questa la nostra forza.
E smettiamola di essere severi con il nostro Paese. Tutto il mondo è in difficoltà. Possiamo essere fieri di come stiamo affrontando questa durissima prova.
Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma. Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio.
(Fonte: https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/posts/909521109529855?__tn__=K-R)
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Ultimissima Covid19 ed economia 17 aprile 2020
Il parlamento UE approva con 395 voti favorevoli l’invito ad adottare misure straordinarie in grado di far ripartire l’economia degli stati membri. Tra esse ci sono i Recovery Bonds, obbligazioni finanziarie garantite dal bilancio comunitario, e il ricorso – senza stringenti parametri di condizionalità – al Mes, cosiddetto fondo salvastati, strumento da usare solo per spese sanitarie, così come già indicato dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso. E’ da notare che, attraverso l’emissione dei Recovery Bond, nessuno dei 27 stati membri (come ha spiegato ai Media il presidente dell’assemblea David Sassoli) andrebbe ad accollarsi impegni per i debiti pregressi altrui (di cui ciascuno porta la responsabilità), ma solo per quelli futuri. Tutto ciò per fugare i dubbi di alcuni Stati sull’ ipotetico uso improprio di nuovi strumenti finanziari comuni, generati dall’emergenza Covid19 e adoperabili da più Paesi membri sotto la responsabilità del bilancio UE. Ultimo aspetto da evidenziare è il fatto che, sul totale dei 694 euro-parlamentari aventi diritto al voto, gli astenuti sono stati 128 e i contrari 171. Ora, in relazione a tale tematica (risoluzione RCS n° 0143/2020 Covid19), si attendono le determinazioni del consiglio europeo del prossimo 23 aprile, al quale parteciperanno capi di Stato e di Governo delle 27 nazioni.
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Conferenza Stampa Premier Conte 10 aprile 2019
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato di aver firmato il nuovo decreto con cui vengono prorogate fino al 3 maggio le misure restrittive sin qui adottate per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus.
“Una decisione difficile ma una decisione necessaria di cui naturalmente mi assumo tutta la responsabilità politica. E’ una decisione che ho assunto dopo diversi incontri tenuti con la squadra dei Ministri, con gli esperti del nostro comitato tecnico-scientifico, con le Regioni, le Province e i Comuni, con i sindacati, il mondo delle imprese, dell’industria, con le associazioni di categoria”, ha detto il Presidente in conferenza stampa.
“Il comitato tecnico-scientifico ci ha dato una conferma: i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti. Ci sono evidenti indicazioni che le misure di contenimento sin qui adottate dal Governo stanno dando dei frutti, ma proprio per questo non possiamo vanificare gli sforzi fin qui compiuti. Dobbiamo compiere questo ulteriore sforzo. Dobbiamo continuare a rispettare le regole anche in questi giorni di festa. Dobbiamo continuare a mantenere le distanze sociali”, ha proseguito Conte.
Con il nuovo Dpcm, a partire dal 14 aprile, sarà inoltre consentita l’apertura delle cartolerie, delle librerie e dei negozi di vestiti per bambini e neonati e vengono inserite tra le attività produttive consentite la silvicoltura e l’industria del legno.
Per quanto riguarda la cosiddetta “fase 2”, il Presidente ha dichiarato che il Governo è già al lavoro per far ripartire il sistema produttivo attraverso un programma articolato che poggia su due pilastri: l’istituzione di un gruppo di lavoro di esperti e il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il Comitato, guidato da Vittorio Colao e composto da esperti in materia economica e sociale, avrà il compito, di concerto con il Comitato tecnico-scientifico, di elaborare le misure necessarie per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, anche attraverso l’individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell’emergenza.
(Fonte > http://www.governo.it/it/articolo/conferenza-stampa-del-presidente-conte/14450)
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Covid19 / Ultime misure economiche del governo Conte
Dopo il decreto Cura Italia del 17 marzo scorso, il Governo Conte al termine del consiglio dei ministri vara la seconda misura finalizzata a rafforzare il sistema delle imprese italiani (piccole, medie e grandi) attraverso garanzie statali del valore di 400 mld nei confronti delle banche che erogheranno finanziamenti a tutti gli imprenditori che, a seguito dell’emergenza Coronavirus, avranno bisogno di liquidità immediata. L’ importo complessivo di 400 mld a garanzia dei prestiti dei privati (di cui 200 per il settore export e altri 200 per l’ambito interno) si avvarrà dell’intervento della Cassa Depositi e Prestiti. In tale contesto è da notare che, per prestiti fino a 25 mila euro, lo Stato farà da garante al 100%, mentre per quelli fino a 800 mila euro la garanzia statale sarà quantomeno del 90%. Nel corso della conferenza stampa successiva al consiglio dei ministri il Premier Conte ha anche specificato è stata varata una misura cosiddetta ‘Golden Power’ allo scopo di non permettere eventuali scalate e partecipazioni azionarie finalizzate a controllare gli asset strategici del nostro Paese (infrastrutture, energia, trasporti, grandi imprese). Infine, per quanto concerne le eventuali misure di solidarietà economica che dovrebbe mettere in campo l’UE nei confronti dell’Italia, ha evidenziato che il Mes, il fondo salvastati, “è strumento inadeguato”, mentre gli “Eurobond sono una risposta seria, adeguata e efficace all’emergenza che stiamo vivendo”.
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La lettera: com’è noto, sul fronte dell’Unione Europea è in corso in questi giorni un ampio dibattito in relazione alle soluzioni finalizzate a far fronte ai problemi economici innescati dall’Emergenza Covid19. In tale contesto ecco, di seguito, il link che permette di accedere alla lettera scritta il 3 aprile scorso dal premier italiano Giuseppe Conte al presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen > http://www.sportflash24.it/coronavirus-premier-conte-scrive-lettera-a-von-der-leyen-227944
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Coronavirus Italia: tutte le linee telefoniche di emergenza
Numero di pubblica utilità per informazioni del ministero della salute: 1500
Numeri verdi regionali attivati per l’emergenza nuovo coronavirus:
Basilicata, 800 99 66 88
Calabria, 800 76 76 76
Campania, 800 90 96 99
Emilia-Romagna, 800 033 033
Friuli Venezia Giulia, 800 500 300
Lazio, 800 118 800
Lombardia: 800 89 45 45
Marche, 800 93 66 77
Piemonte, 800 333 444
Provincia autonoma di Trento, 800 86 73 88
Puglia, 800 713 931
Sicilia, 800 45 87 87
Toscana, 800 55 60 60
Trentino Alto Adige, 800 751 751
Umbria, 800 63 63 63
Val d’Aosta, 800 122 121
Veneto, 800 46 23 40
Attivato anche numero verde statale di supporto psicologico alle persone: 800.833.833
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Covid19 e Fake News: istruzioni per l’uso
Dall’acqua del rubinetto al bagno con l’acqua bollente, dalle mascherine fatte in casa agli essiccatori ad aria calda per le mani. Le fake news non risparmiano in fantasia. Ecco le 10 bufale sfatate questa settimana dal ministero.
1. Ci si può infettare con il nuovo coronavirus bevendo l’acqua del rubinetto
Falso
Bere l’acqua del rubinetto è sicuro. Le pratiche di depurazione cui è sottoposta l’acqua del rubinetto sono efficaci nell’abbattimento dei virus, insieme a condizioni ambientali che compromettono la vitalità dei virus (temperatura, luce solare, livelli di pH elevati) e alla fase finale di disinfezione.
2. Il virus si trasmette per via alimentare
Falso
Normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto tra alimenti crudi e cotti.
3. Gli essiccatori per mani ad aria calda uccidono il nuovo coronavirus
Falso
Non ci sono evidenze scientifiche che gli essiccatori per mani ad aria calda siano in grado di uccidere il nuovo coronavirus. Per proteggersi dall’infezione il metodo più sicuro è quello di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con una soluzione a base di alcol. Dopo aver pulito le mani bisogna asciugarle accuratamente.
4. Le mascherine fatte in casa proteggono dal nuovo coronavirus
Falso
L’uso di maschere fatte in casa o di stoffa (ad esempio sciarpe, bandane, maschere di garza o di cotone) non è consigliato: non sono dispositivi di protezione (DPI) e quindi non hanno i requisiti richiesti ai DPI e la loro capacità protettiva non è nota.
5. Se mi metto due o tre mascherine una sull’altra sono più protetto dal nuovo coronavirus
Falso
Indossare più mascherine sovrapposte non è utile. Le mascherine aiutano a limitare la diffusione del virus ma il loro utilizzo deve essere adottato in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani. Inoltre l’uso razionale delle mascherine è importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose.
6. Non è vero che i fumatori rischiano più degli altri di ammalarsi di Covid-19
Falso
Secondo L’OMS è probabile che i fumatori siano più vulnerabili al virus SARS-CoV-2 in quanto l’atto del fumo fa sì che le dita (ed eventualmente le sigarette contaminate) siano a contatto con le labbra, il che aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca. I fumatori, inoltre, possono anche avere già una malattia polmonare sottostante o una ridotta capacità polmonare che aumenterebbe notevolmente il rischio di sviluppare forme di malattia gravi, come la polmonite.
7. Le zampe dei cani possono essere veicolo di coronavirus e vanno sterilizzate con la candeggina
Falso
Non ci sono attualmente evidenze che i cani e gli animali d’affezione in generale possano trasmettere il coronavirus. La candeggina non va assolutamente usata per disinfettare le zampe dei cani al rientro da una passeggiata, nemmeno se molto diluita in acqua. Quando si rientra in casa è opportuno provvedere alla sua igiene pulendo prima le zampe con prodotti senza aggiunta di profumo (es. acqua e sapone neutro) e poi asciugandole bene. Non vanno usati prodotti aggressivi né quelli a base alcolica perché possono indurre fenomeni irritativi, causando prurito. Il mantello va, invece, spazzolato e poi passato con un panno umido.
8. Fare un bagno caldo previene il COVID-19
Falso
Fare il bagno caldo non previene lo sviluppo di COVID-19. La normale temperatura corporea rimane tra 36,5° e 37° C, indipendentemente dalla temperatura del bagno o della doccia che facciamo. Fare un bagno con acqua estremamente calda può essere dannoso e provocare bruciature alla pelle. Il modo migliore per proteggersi da COVID-19 è lavarsi frequentemente le mani con acqua e sapone o con soluzione a base di alcol. In questo modo si eliminano i virus eventualmente presenti sulle mani e non si corre il rischio di infezioni che potrebbero verificarsi toccando naso, bocca e occhi.
9. Chi abita in zone con clima caldo umido è più a rischio di infezione da nuovo coronavirus
Falso
Le evidenze attuali indicano che il nuovo coronavirus può essere trasmesso in tutte le aree, comprese quelle con clima caldo e umido.
10. Se si hanno avuto contatti con soggetti positivi al virus si possono prendere dei medicinali che prevengono l’infezione
Falso
Non esiste ancora nessuna terapia utilizzabile in via preventiva. L’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha autorizzato diversi studi per la sperimentazione di medicinali per il trattamento di Covid-19 e l’Agenzia europea del Farmaco (EMA) ha comunicato che attualmente ci sono 40 medicinali e 12 vaccini in via di sviluppo e che su due vaccini sono stati avviati studi clinici di Fase I. Sono ancora tutti studi sperimentali e nessun farmaco ha ancora dimostrato la sua efficacia nel trattamento di COVID-19.
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Il Ministero dello Sviluppo economico informa che è falso il messaggio attribuito a ‘fonte MiSE’, in cui viene riferito di un presunto imminente blocco delle reti di telecomunicazioni causato dal diffondersi di video sui social network. Le reti di telecomunicazioni sono pienamente operative.
Si invita pertanto a diffidare dai messaggi non verificati diffusi via social e web e a segnalarli alla polizia postale e delle comunicazioni tramite il sito: https://www.commissariatodips.it.
Fonte > http://www.mef.gov.it/inevidenza/Comunicato-MEF-falso-attenzione-alle-fake-news/
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In periodo di emergenza Coronavirus, in Italia le minacce non riguardano solo le persone, ma anche i computer che abbiamo in casa. Per mettere in guardia i cittadini, sul sito del Ministero dell’Interno c’è un articolo che spiega nel dettaglio di cosa si tratta: “Il sito web (antivirus-covid19[.]site) - spiegano dalla fonte ministeriale – pubblicizza un presunto antivirus digitale, il “Corona Antivirus”, che dovrebbe proteggere dal Covid-19. Purtroppo, però, una volta installata, l’applicazione scarica sul pc del malcapitato un malware identificato come BlackNET, nascosto in un programma commerciale. Il malware aggiunge il pc infettato in una “rete di pc una botnet” controllati da remoto da un amministratore sconosciuto e in grado così di lanciare attacchi, rubare dati e password, scaricare files, rubare da portafogli di criptomoneta”.
Come difendersi, dunque, da questa minaccia del web? Ecco a tal proposito le indicazioni del Ministero dell’Interno italiano: “Diffidare di tutti i messaggi/applicazioni di questo genere, evitare di scaricare app o software o aprire allegati”. Infine, dal Viminale invitano i cittadini a “segnalare sempre i casi sospetti alla Polizia postale attraverso le pagine on line di commissariatodips.it”, sito in cui si trovano anche informazioni utili per conoscere e prevenire il problema.
Fonte > https://www.interno.gov.it/it/notizie/covid-19-attenti-virus-digitali-non-scaricare-app-o-software
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Pagine social Sportflash24 è presente su due noti social network (Facebook e Twitter) con apposite pagine dedicate. Ecco, di seguito, i link attraverso i quali si può accedere: www.facebook.com/sportflash24, https://www.facebook.com/groups/1281747915292620/ (gruppo pubblico Amici di Sportflash24 con tante ultimissime e curiosità storico-sportive) e www.twitter.com/sportflash24 *
Coronavirus, tutti i casi in Italia dal 21 febbraio al 3 maggio 2020 /
Per il 30° giorno numeri in calo per i pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva. Ecco i dati per singole regioni e il link per stampare il nuovo modulo sugli spostamenti delle persone