Coronavirus, aggiornamenti 26 marzo 2020

Sono 80539 i casi totali registrati dal 21 febbraio ad oggi in Italia, 8165 i morti, 10361 i guariti e ben 62013 quelli ancora ammalati. Tra essi 33648 sono in quarantena fiduciaria in casa e 28635 in ospedale. Tra i pazienti ammalati di Covid19, 3612 sono in terapia intensiva e 24753 in altri reparti. Le cifre sono state rese note stasera dalla Protezione civile nazionale.

Il trend degli ammalati, così com’è cresciuto dal 24 febbraio ad oggi

1 caso italiano di Covid19 ospedalizzato il 21 febbraio 2020;

24 febbraio 221 pazienti italiani da gestire tra ospedali e quarantene fiduciarie domiciliari;

25 febbraio 309

26 febbraio 385

27 febbraio 588

28 febbraio 821

29 febbraio 1.049

1 marzo 1.337

2 marzo 1.835

3 marzo 2.263

4 marzo 2.706

5 marzo 3.276

6 marzo 3.916

7 marzo 5.061

8 marzo 6.387

9 marzo 7.985

10 marzo 8.514

11 marzo 10.590

12 marzo 12.839

13 marzo 14.955

14 marzo 17.750

15 marzo 20.603

16 marzo 23.073

17 marzo 26.062;

18 marzo 28.710;

19 marz0 33.190;

20 marzo 37.860;

21 marzo 42.681;

22 marzo 46.638;

23 marzo 50.418;

24 marzo 54.030;

25 marzo 57.521;

26 marzo 62.013.

Relazione odierna del Premier Giuseppe Conte al Senato della Repubblica    

Coronavirus, tutti i casi in Italia dal 21 febbraio al 26 marzo 2020

Il Premier giuseppe Conte oggi ha relazionato al Senato sull’emergenza Coronavirus. Pubblichiamo il testo integrale del suo intervento

Signora Presidente, Gentili Senatrici e Gentili Senatori,

la diffusione dell’epidemia da Coronavirus ha innescato, in Italia e in Europa, una crisi senza precedenti, che, come stiamo vedendo, sta esponendo il nostro Paese a una prova durissima.
La necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull’intero sistema produttivo, che coinvolge imprese, famiglie, lavoratori.

Sono giorni terribili per la nostra comunità, per la comunità nazionale. Ogni giorno siamo costretti a registrare nuovi decessi: è un dolore per la nostra comunità che si rinnova costantemente, perdiamo i più soprattutto fragili, i più vulnerabili. Non avremmo mai pensato, nel nostro Paese, di guardare immagini in cui sfilano file di autocarri dell’esercito cariche di bare di nostri concittadini. Ai loro familiari va il mio, ma il nostro partecipe pensiero e la nostra commossa vicinanza.

Permettetemi di rivolgere, da quest’Aula, anche il più sentito ringraziamento agli sforzi straordinari di tanti medici, infermieri, pensiamo anche agli operatori delle autoambulanze, coloro che anche rispondono freneticamente alle telefonate dei cittadini, tutti coloro che in questi giorni difficili, a tutti i livelli, Protezione civile, Forse dell’ordine, Forze armate stanno rischiando anche la propria vita per salvare quella degli altri.

Ieri ho ricordato alla Camera una lettera, una lettera di Michela, un’infermiera che lavora al reparto Covid dell’ospedale di Senigallia, l’ho fatto per simbolicamente ringraziare lei pubblicamente, per ringraziare tutti, soprattutto, ripeto, il personale medico, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari, ci hanno chiesto, Michela per tutti, di non dimenticarli dopo che passerà questa emergenza, ho preso l’impegno del Governo a non dimenticarli. E sono convinto che tutti voi, che siete in quest’aula, ci aiuterete per operare concretamente perché il ricordo non si perda.

Stiamo combattendo un nemico invisibile, insidioso, entra nelle nostre case, divide le nostre famiglie, ci ha imposto di ridefinire le nostre relazioni interpersonali, ci fa sospettare anche di mani amiche e ci ha costretto a imporre a tutta la popolazione una limitazione significativa degli spostamenti, pur di contenere il contagio e di mitigare il rischio di una diffusione incontrollata.

È un’emergenza così coinvolgente che arriva a sfidare il nostro Paese in tutte le sue componenti, nei suoi gangli vitali. È una sfida, ad un tempo, sanitaria, economica, sociale. Ci coinvolge tutti, nessuno escluso. È un’emergenza che riguarda il settore pubblico, ma anche quello privato. Coinvolge noi tutti rappresentanti delle istituzioni ma anche i semplici cittadini.

Il Governo e chi vi parla in particolare, è pienamente consapevole che dalle sue scelte, da ogni decisione assunta, discendono conseguenze, oggi più che mai, di immane portata per la vita – la vita fisica, innanzitutto – dei singoli cittadini, scelte che condizioneranno anche il futuro della nostra comunità.

Siamo all’altezza del compito che il destino ci ha riservato?
La storia domani ci giudicherà. Verrà il tempo dei bilanci, delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, tutti avranno la possibilità di sindacare il nostro operato e trarne le conseguenze. D’altra parte, ricordavo anche ieri, molti in questi giorni hanno ricordato ed evocano, anche pubblicamente, le pagine scritte da Manzoni nei «Promessi sposi»: lì a un certo punto viene ricordato un antico proverbio, ancora oggi fortemente in auge, per cui “del senno del poi son piene le fosse”.

Ci sarà un tempo per tutto. Ma oggi è il tempo dell’azione, oggi è il tempo della responsabilità, dalla quale nessuno, nessuno può fuggire. La responsabilità massima compete senz’altro al Governo. Ne siamo consapevoli. Ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni, difronte a Voi che rappresentate il popolo.

Ma la responsabilità, proprio per le caratteristiche del nostro nemico, e non mi stanco ma di dirlo è di tutti i cittadini, quindi anche Voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza, ciascuno di noi, con ogni singola azione, è chiamato a perseguire il “bene comune”, al quale siamo chiamati tutti vocati a contribuire attraverso il rispetto delle regole, con pazienza, fiducia, responsabilità.

Il Governo ha agito con la massima determinazione, con assoluta speditezza, approntando, ben prima che in qualsiasi altra Nazione, le misure di massima precauzione.
A partire dal 22 gennaio, quindi ben prima che il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarasse il coronavirus “emergenza internazionale di salute pubblica”, abbiamo adottato vari provvedimenti cautelativi, ne ricordo alcuni: il 22 gennaio è stata creata presso il Ministero della Salute una task force apposita; il 25 gennaio un’ordinanza del Ministro della Salute ha precisato quali erano le misure profilattiche da seguire; il 27 gennaio è stato disposto il divieto di atterraggio dei voli provenienti dalla Cina, noi eravamo esposti a voli dirette di compagnie cinesi, ha prodotto un brusco calo del flusso di passeggeri direttamente provenienti dai focolai epidemici più intensi.

Il 31 gennaio, all’indomani del primo episodio verificatosi a Roma, ricorderete i turisti cinesi, abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale per la durata cautelativa di sei mesi, affidando alla Protezione civile il compito di coordinare le attività di sostegno alle Regioni per fronteggiare l’emergenza.
Ricordo che l’organizzazione della sanità è di pressoché completa competenza delle Regioni, mentre allo Stato spetta dettare i principi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Il Governo ha dunque anticipato la reazione, ponendo in essere tutte le azioni di propria competenza, necessarie e utili a presidiare i beni primari della vita e della salute dei cittadini.
Il significativo tasso di contagio attribuito al COVID-19, con la previsione di una diffusione incontrollata del virus, ha posto subito all’attenzione delle autorità sanitarie la realistica possibilità di un sovraccarico del Sistema sanitario rispetto alla necessità di erogare cure che, con particolare riferimento alla popolazione più debole e più anziana richiedono interventi di terapia intensiva e sub-intensiva, con un tasso di ospedalizzazione difficilmente sostenibile dall’intero Sistema Sanitario Nazionale.

La limitazione del contagio è stata, quindi, da subito, la scelta necessaria a consentire al sistema di adeguarsi con un piano emergenziale specifico.
In questa prospettiva, i primi interventi di impatto e di contenimento hanno avuto l’obiettivo di isolare i casi positivi, tracciare i contatti stretti e provare a delimitare i cosiddetti “focolai”.

Ricordo che il primo caso di paziente italiano positivo è stato scoperto a Codogno, era il 21 febbraio. Nella medesima giornata, d’un tratto i contagiati sono saliti 15. Pressoché contemporaneamente, nelle stesse ore, un altro focolaio è stato scoperto a Vo’ Euganeo.

Sono stato raggiunto da queste notizie mentre ero a Bruxelles, proprio in quell’occasione il Consiglio europeo tenne una riunione fiume, che si protrasse per tutta la notte.
Appena rientrato a Roma, la sera stessa del 21 febbraio mi sono subito recato in Protezione civile per avere un puntuale aggiornamento.

Il giorno dopo, il 22 febbraio, ho convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri presso la Protezione civile, nel corso della quale, con tutti i ministri, abbiamo adottato il Decreto legge n. 6, che ha disposto misure immediate di contenimento del contagio, definendo, al contempo, un percorso normativo, per noi del tutto nuovo, affidato allo strumento del Dpcm (il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) il compito di definire le misure via via ritenute più idonee a fronteggiare l’emergenza.

Con il DPCM del 23 febbraio, quindi immediato, sono state isolate le prime due cosiddette “zone rosse”, laddove avevamo rinvenuto i focolai riguardanti i 10 comuni del lodigiano e il comune di Vo’ Euganeo.

Con DPCM del 25 febbraio solo due giorni dopo, preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica e dell’incremento dei casi anche sul territorio nazionale, si è intervenuto, in tutti i comuni delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte, sullo svolgimento delle manifestazioni sportive, sull’organizzazione delle attività scolastiche e della formazione superiore, sulla disciplina di misure di prevenzione sanitaria presso gli Istituti penitenziari, sulla regolazione delle modalità di accesso agli esami di guida, sulla organizzazione delle attività culturali e per il turismo.

Una volta verificato che la circolazione del virus superava ambiti geografici facilmente e chiaramente isolabili, ci siamo subito resi conto ma seguendo sempre le raccomandazioni del Comitato tecnico scientifico, che  le misure di contenimento geografico hanno perso rilievo, mentre hanno assumevano ancor più rilevanza quelle di distanziamento sociale, via via incrementate con i provvedimenti che si sono succeduti, dapprima nelle Regioni interessate, e poi su Regioni interessate, chiaramente la nostra battaglia non conosce confini si sviluppa da Norda a sud, la nostra macchina organizzativa, operativa, ovviamente è in questo momento attentamente rivolta a quelle che sono le esigenze delle regioni del Nord ma dobbiamo concentrare i nostri sforzi anche per il Centro, pensiamo anche le Marche, e anche per potenziare la risposta al Sud in funzione di mitigazione del rischio e anche di situazioni altrettanto critiche.

La scelta degli interventi effettuati, vorrei ricordare, si è sempre basata su accurate valutazioni del comitato tecnico-scientifico e ha mirato a contemperare l’esigenza di incidere in maniera bilanciata tra benefici e sacrifici nella vita dei cittadini. Abbiamo sperimentato – primi in Europa – un percorso normativo volto a contemperare, da una parte, l’esigenza prioritaria di tutelare al massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall’altro lato la necessità di assicurare adeguati presìdi democratici.

E’ un percorso normativo che noi abbiamo sperimentato per primi ma che molti Paesi adesso stanno riprendendo e stanno considerando in qualche modo esemplare.

Per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione. Pensate, in particolare la libertà di circolazione e soggiorno (articolo 16), la libertà di riunione (articolo 17) nelle sue varie forme, perfino la libertà di coltivare pratiche religiose.

I princìpi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione, ma, contestualmente, anche della adeguatezza e della proporzionalità dell’intervento rispetto all’obiettivo perseguito.

È questa la ragione della gradualità delle misure, che sono diventate restrittive via via che la diffusività e la gravità dell’epidemia si sono manifestate con maggiore severità, sempre sulla base delle indicazioni provenienti dal comitato tecnico-scientifico.

Poiché il nostro ordinamento, e qui noi ci differenziamo da altri ordinamenti costituzionali non conosce un’esplicita disciplina per lo stato di emergenza, abbiamo dovuto costruire un metodo di azione, una strategia di intervento mai sperimentato prima, basandoci ovviamente sulla legislazione vigente e sulla attuale articolata partizione di competenze tra Stato, Regioni, Comuni.

Abbiamo ritenuto necessario ricorrere allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dopo avere radicato il fondamento giuridico nel decreto legge n. 6, che ho già menzionato.
Abbiamo ravvisato in questo strumento giuridico la via più idonea per reagire alle conseguenze, per la sua maggiore agilità ad adattarsi alla rapida e spesso imprevedibile evoluzione del contagio e alle sue conseguenze; in secondo luogo ci è apparso questo strumento anche il più idoneo a garantire l’applicazione delle misure in maniera uniforme per quanto necessario.

Ogni decreto del Presidente del Consiglio è sempre stato adottato con il coinvolgimento di tutti i Ministri, che hanno potuto offrire, ciascuno, in relazione alle proprie competenze, alle personali e specifiche sensibilità politiche un importante contributo.

Abbiamo inoltre assicurato, come d’altra parte espressamente previsto nel decreto-legge n. 6, il massimo coinvolgimento delle Regioni, sia singolarmente, sia attraverso la Conferenza Stato-Regioni.
Addirittura, per le misure che incidevano sulla libertà di impresa, sull’iniziativa economica e sui diritti dei lavoratori, abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere le parti sociali (sindacati e associazioni di categoria).
Abbiamo anche pagato un prezzo per questi coinvolgimenti, perché è notizia di cronaca, come voi ben sapete, ci sono state anche anticipazioni e di certo non ha giovato per orientare in modo chiaro la popolazione.

Alla fine del mese di febbraio, il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver acquisito dall’Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati, analizzava l’iter epidemiologico del Covid-19, il suo trend di diffusione e dopo l’adozione delle prime forme di contenimento differenziate per zone.

Il dato rappresentava una situazione di lieve flessione nell’incremento dei casi collocati nelle cosiddette “zone rosse”, a cui corrispondeva contemporaneamente un aumento dell’incidenza in altre aree, con conseguente allarme per le strutture sanitarie la cui organizzazione territoriale cominciava ad andare in sofferenza, in ragione dell’impatto significativo del ricorso alle terapie intensive e sub intensive.
In tale contesto, con il diffondersi del virus e nel tentativo di arginare il contagio esponenziale, si moltiplicavano gli interventi emergenziali adottati tanto dai Presidenti delle Regioni quanto dai Sindaci di singoli Comuni.

Con i successivi DPCM abbiamo potuto graduare le misure, sovente specificamente circoscritte sul piano territoriale, in modo da renderle proporzionate e adeguate – questi sono stati sempre i nostri principi: adeguatezza, proporzionalità sempre sulla base delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico – rispetto all’obiettivo del contenimento del contagio e della mitigazione del rischio epidemiologico.

In particolare, con il DPCM dell’11 marzo abbiamo disposto la sospensione della attività commerciali al dettaglio, quelle ritenute non essenziali, dei servizi di ristorazione, dei servizi alla persona, preservando la vendita di generi alimentari e di prima necessità.

Un passaggio particolarmente qualificante e che rivendico come un segnale, da parte del Governo, di massima attenzione al mondo del lavoro è stata la firma avvenuta il 14 marzo, dopo dodici ore di intenso lavoro e confronto con i sindacati e le associazioni datoriali, di un Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto del virus nei luoghi di lavoro, sul presupposto che la prosecuzione dell’attività lavorativa in questo contesto  possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione.

Infine, con l’ultimo DPCM, e siamo quasi alla cronaca di questi giorni, del 22 marzo, sono state ulteriormente integrate le misure di contenimento del contagio, prevedendo, tra l’altro: il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi pubblici o privati di trasporto, da un comune all’altro, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute; e anche la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità, nonché servizi pubblici essenziali.

Quest’ultima misura, quella riguardante la sospensione delle attività produttive è stata adottata all’esito di un confronto con le associazioni di categoria e sindacati; ebbene, lo sappiamo, si è rivelata di complessa elaborazione dal momento che la selezione delle filiere essenziali, in ragione della forte integrazione e interconnessione fra le produzioni, è risultata davvero molto delicata; vi sfido a ricordare se è mai stato adottato un provvedimento del genere, vi sfido immaginare come poter distinguere all’interno di un complesso sistema produttivo le attività produttive essenziali da quelle non essenziali in questo momento.

Nell’evidenziare che le tutte misure adottate si giustificano – come riconosciuto anche da giuristi, penso in particolare ai costituzionalisti, per la straordinarietà e l’eccezionalità dell’evento, suscettibile di porre in grave e immediato pericolo la salute dei cittadini, sono consapevole della necessità di un doveroso coinvolgimento del Parlamento, che esprime, al massimo grado, il carattere democratico, la democraticità del nostro ordinamento.
Per tale ragione, con il decreto-legge pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, oltre ad aver trasferito in fonte di rango primario, tipizzandole, le misure di contenimento da adottare per contrastare i rischi derivanti dalla diffusione del virus, abbiamo anche introdotto una più puntuale regolamentazione dell’iter procedimentale nell’adozione dei DPCM, prevedendo, tra l’altro, l’immediata trasmissione dei provvedimenti emanati ai Presidenti delle Camere, e il vincolo per il sottoscritto o per un Ministro da lui delegato, di riferire ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate.

A questo proposito vorrei anche dire che nei giorni scorsi, ier l’altro, ho incontrato i leader anche delle opposizioni, non era la prima volta e sapete anche che nei giorni ancor prima ho incontrato anche i rappresentanti delle opposizioni. Anche ieri alla Camera ho ascoltato delle dichiarazioni di grande apertura al confronto, per quanto riguarda i provvedimenti che stiamo adottando. Bene, c’è piena disponibilità da parte del Governo in questa direzione.

Come sapete, il Decreto Cura Italia su cui tra poco tornerò a riflettere e a ragionare, è stato anche elaborato dando mandato al Ministro Gualtieri di ascoltare e di interloquire preventivamente con i rappresentanti delle opposizioni; c’è stato anche un tavolo tecnico, probabilmente non sono state raccolte tutte le indicazioni, ma sicuramente in quel decreto ci sono delle indicazioni raccolte dalle forze di opposizione, segnalate dalle forze di opposizione. C’è un nuovo decreto che ho già annunciato, adesso ci ritornerò; possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, ma darei mandato anche al Ministro D’Incà dei rapporti con il Parlamento di elaborare anche un percorso di più intenso confronto e di condividere con voi un percorso per consentire di acquisire le vostre più puntuali valutazioni. Mi riferisco alle forze di opposizione.
Oltre alle misure contenitive volte ad evitare la diffusione del contagio, il Governo si è subito attivato per sostenere il sistema sanitario, in sofferenza a seguito dell’incremento esponenziale del numero dei ricoverati.

Con il Ministro Speranza, e cito in particolare anche i Ministri Boccia, Di Maio, Guerini, dovrei citarli tutti, cito solo questi perché con loro stiamo avendo una maggior consuetudine di confronto pressoché quotidiano presso la Protezione Civile. Stiamo lavorando dicevo incessantemente per superare queste difficoltà avvalendosi ovviamente dell’apporto capo della Protezione civile Angelo Borrelli e del commissario designato anche ad hoc per gli approvvigionamenti Domenico Arcuri.

L’evoluzione dell’epidemia indotto il governo a individuare ulteriori misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale con riguardo alle risorse umane e strumentali, alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie, tramite decreto legge n. 14 del 2020.
Quelle norme sono molto importanti per potenziare la reazione, la risposta del sistema sanitario nazionale perché, le ricordo, le misure straordinarie in esso contenute per l’assunzione di specializzandi in medicina, per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario su tutto il territorio nazionale, l’assunzione a tempo determinato del personale delle professioni sanitarie, dei medici, degli specializzandi, nonché l’aumento del monte ore della specialistica ambulatoriale convenzionata interna.

E’ stato anche avviato, in parallelo, l’acquisto di strumentazione specialistica, consistente soprattutto in macchine e altri dispositivi per ventilazione invasiva e non, e l’acquisizione di personale sanitario aggiuntivo da utilizzare nelle aree più interessate, mentre nel resto del paese proseguono attività di preparazione per riuscire da una parte a rallentare l’onda di contagio e ridurre i suoi picchi, al fine di assorbire l’impatto sui servizi sanitari e dall’altra per gestire casi in modo efficace in strutture, e in strutture adeguate.

Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale, i dispositivi medicali, bisogna sottolineare che la produzione è dislocata prevalentemente fuori del territorio nazionale.
Pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una notevole difficoltà nel loro reperimento.
La diffusione dell’epidemia a livello globale, tra l’altro ha comportato una lievitazione dei prezzi, con una distorsione del mercato che non consente più di avere ormai dei prezzi medi di riferimento; a ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni che hanno adottato molti paesi produttori e di transito.
Inoltre, a dispetto di ogni normale procedura, si è dovuto affrontare la criticità legata alla necessità di dover pagare in anticipo la merce; anche a fronte del grande rischio di doversi avvalere ahimè di intermediari poco trasparenti e, come è capitato, di intercettare propensi alle truffe internazionali.

Le terapie intensive, in Italia sono passate, in pochi giorni, vi devo aggiungere il dato che ho dato ieri alla camera e questo testimonia il notevole e incessante lavoro che stanno facendo la Protezione Civile, siamo passati a 8883 unità, quindi più 3540 in pochi giorni; per quanto riguarda i reparti di malattie infettive e pneumologia siamo arrivati a 30800 unità, con un incremento in pochi giorni di 23560; abbiamo 59 pazienti in terapia intensiva, li abbiamo trasferito dalla Lombardia in altre regioni italiane, in ragione di una convenzione che esisteva già presso la Protezione Civile: si chiama cross, l’abbiamo resa più stringente, più vincolante; abbiamo riconvertito 78 ospedali in covid-hospital e stiamo lavorando tanto per i dispositivi di protezione individuale.
Anche qui il mercato è quello che è, ma stiamo riconvertendo tutte le nostre filiere interne per incrementare la produzione.

A questo riguardo mi permetto di fare un osservazione: ho letto di qualche uscita polemica.
E’ impensabile che la nostra collocazione geopolitica possa essere condizionata da queste forniture, vi prego non insistiamo più con queste polemiche in questa situazione.

Con una procedura di selezione delle 8000 domande pervenute, fatta in 72 ore, saranno inviati nei prossimi giorni centinaia di nuovi medici negli ospedali in difficoltà; contestualmente con una nuova ordinanza, nelle prossime ore, trasferiremo su base volontaria 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati di covid-19.

Questi nuovi medici, questi nuovi infermieri, potranno offrire il loro contributo nelle aree più colpite con particolare riguardo ai comuni di Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza, ne cito alcuni ovviamente, come pure all’ospedale da campo dell’associazione nazionale alpini che a breve sarà operativo a Bergamo.

Il Governo è pienamente consapevole che la pandemia da Covid-19 non pone soltanto una complessa sfida sul piano sanitario ma richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali e internazionali; per questa ragione sin da quando è emerso il primo focolaio di coronavirus, il governo ha adottato provvedimenti economici volti a tutelare i lavoratori, le imprese coinvolte dall’emergenza.

Con il decreto legge numero 6 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020, a valere sul fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della Protezione Civile; a questo provvedimento è seguito un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 24 febbraio che ha disposto la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, nonché del versamento delle ritenute d’acconto a carico dei residenti nelle prime due aree interessate allo sviluppo di un focolaio.

Successivamente, con il decreto legge 9, il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate all’epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione, salute, volte a sostenere il tessuto socio-economico del paese.
La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti al Covid-19 ha determinato l’esigenza di un piano di emergenza economica più incisivo più complessivo.

Con il decreto-legge n. 6 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della Protezione Civile. A questo provvedimento è seguito un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, del 24 febbraio 2020, che ha disposto la sospensione di versamenti e adempimenti tributari, nonché del versamento delle ritenute d’acconto, a carico dei residenti nelle prime due aree interessate dallo sviluppo di un focolaio. Successivamente con il decreto-legge n. 9, con cui il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate dall’epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione e salute, volte a sostenere il tessuto socio-economico del Paese.

La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti dal Covid-19 ha determinato l’esigenza di un piano di emergenza economica più incisivo, più complessivo.

Ricorderete che già lo scorso 5 marzo il Governo ha presentato una Relazione, qui al Parlamento, ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 243 del 2012, contenente la richiesta autorizzare uno scostamento temporaneo del saldo strutturale di bilancio dall’obiettivo programmatico di medio termine precedentemente stabilito.

Di lì a poco ricorderete anche che il Governo ha presentato una Relazione integrativa, portando il complessivo incremento degli stanziamenti richiesti a 25 miliardi nel 2020 in termini saldo netto da finanziare, ovvero ad un incremento di 20 miliardi dell’indebitamento netto programmato per 2020.

La Commissione europea ha confermato, in una lettera di risposta alla lettera del Governo dello scorso 5 marzo, che le misure di spesa pubblica adottate una tantum in relazione all’emergenza epidemiologica in corso sono da considerarsi escluse, per definizione, dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione del rispetto delle regole di bilancio vigenti.

In forza di questo maggior ricorso all’indebitamento, autorizzato dal Parlamento, il governo ha emanato il decreto-legge n.18 – lo abbiamo sintetizzato come Cura Italia –  individuando quattro ambiti di intervento per un’azione urgente di sostegno all’economia. Ricordo i quattro ambiti: a) potenziamento del sistema sanitario; b) protezione del lavoro e dei redditi; c) sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie; d) sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali.

Per potenziare le risorse a disposizione del nostro sistema sanitario, che sta dimostrando in questi giorni molte criticità e comunque anche a dispetto di queste criticità un invidiabile efficienza e reattività di intervento come anche riconosciuto alla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, il decreto stanzia nuove risorse per 3,2 miliardi.

Queste risorse saranno utilizzate per interventi di reclutamento e di gestione personale medico-sanitario consentendo fino a 20.000 assunzione di personale, in parte già deliberate.

Inoltre, il decreto dispone lo stanziamento di risorse per gli straordinari del personale sanitario, che viene incrementato di 250 milioni di euro per il 2020, l’incremento di 320 unità del personale medico e infermieristico militare, nonché la possibilità per l’INAIL di assumere a tempo determinato 200 medici specialisti e 100 infermieri. Per far fronte poi alle esigenze di sorveglianza epidemiologica, viene aumentato anche lo stanziamento a favore dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nell’ambito della Protezione del lavoro e dei redditi, il decreto stanzia oltre 11 miliardi di euro in favore degli ammortizzatori sociali, della preservazione dei posti di lavoro e di misure specifiche per determinate categorie di lavoratori.

La Cassa Integrazione Guadagni in deroga, deroga a cui si è già ricorso ai precedenti interventi normativi, viene estesa dal decreto all’intero territorio nazionale, per i dipendenti di tutti i settori produttivi, per una durata massima di 9 settimane.

Abbiamo prestato una prima attenzione anche alle categorie dei lavoratori autonomi e atipici.

Il decreto interviene anche in materia di licenziamenti, prevedendone la sospensione.

Misure specifiche sono rivolte anche a categorie particolari di lavoratori che svolgono attività essenziali e non sono coperti dalla sospensione delle attività.

I contraccolpi economici dell’emergenza sanitaria, naturalmente, riguardano da vicino il mondo delle imprese. È imperativo, perciò, garantire il massimo grado possibile di liquidità alle imprese e il Governo, a questo scopo, ha già predisposto delle prime misure significative che permettono di attivare complessivamente 350 miliardi di euro di finanziamento a beneficio del mondo produttivo.

Queste misure si articolano in quattro direzioni principali.

Abbiamo disposto una moratoria sui prestiti fino al 30 settembre 2020 a beneficio di tutto il sistema delle piccole e medie imprese.

Abbiamo poi potenziato, con 1,5 miliardi di euro, il Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese – e qui possiamo fare di più e dobbiamo fare di più –  affinché possa intervenire in maniera più capillare ed erogare garanzie per oltre 100 miliardi complessivi.

In favore dei lavoratori autonomi che abbiano subito una perdita di oltre un terzo del loro fatturato medio viene esteso l’accesso al cosiddetto “fondo Gasparrini”, che per 18 mesi garantisce la sospensione delle rate e il pagamento da parte dello Stato di una parte degli interessi sui mutui per l’acquisto della prima casa.

A favore delle aziende di maggiori dimensioni, infine, abbiamo previsto una garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa Depositi e Prestiti diretta alle medie e grandi imprese colpite dall’emergenza.

Sono previste anche forme di incentivo alle imprese bancarie e industriali, finalizzate alla cessione di crediti incagliati o deteriorati attraverso la conversione delle loro attività fiscali differite in crediti di imposta.

Il decreto poi dedica un capitolo importante alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, estendendo la portata degli interventi disposti dai provvedimenti precedenti.

Al fine di sostenere il sistema-Paese in questa delicata fase, poi, abbiamo costituito un Fondo per l’internazionalizzazione del sistema economico e il sostegno delle esportazioni italiane.
Infine, per supportare il lavoro nell’ambito dell’emergenza il decreto dispone misure per la funzionalità delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

Non da ultimo, abbiamo previsto alcuni interventi in favore del sistema scolastico e universitario, un capitale prezioso su cui dobbiamo investire ancora con maggiore convinzione in nome del futuro del Paese, aiutandolo soprattutto a superare questa fase di contenimento dell’epidemia.

L’impegno del Governo, nel sostegno all’economia italiana naturalmente, trova nel decreto “Cura Italia” soltanto un primo passo di carattere emergenziale.

Per questa ragione il Governo è al lavoro per un nuovo intervento in grado di potenziare rafforzare misure economiche già adottate sul fronte della liquidità della protezione sociale, del sostegno al reddito a favore delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori, con particolare riguardo – ma non solo –  quelli autonomi.

Con il nuovo decreto miriamo a incrementare il sostegno alla liquidità e al credito che, l’ho già ricordato, con il decreto Cura Italia è in grado già di mobilitare la cifra di 350 miliardi di euro.

Con il nuovo intervento normativo confidiamo di pervenire a uno strumento che abbia stanziamenti aggiuntivi non inferiore ai 25 miliardi già stanziati.
Consentiteci di lavorare ancora, vorremmo potenziare ancora di più questo intervento.

In definitiva confidiamo di poter offrire alle imprese e alle famiglie, lavoratori stanziamenti aggiuntivi per una somma totale non inferiore ripeto non inferiore a 50 miliardi di euro.

Non solo. Con i prossimi interventi dovremo rendere ancora più incisivi gli sforzi di semplificazione amministrativa e burocratica – è un passaggio questo molto importante, in modo da realizzare una terapia d’urto che acceleri finalmente e risolutamente il nostro Paese, adesso ne ha più bisogno che mai – gli investimenti pubblici e privati, in modo da mettere il Paese nella condizione di ripartire con forza, di rimbalzare non appena si riuscirà a intravedere l’uscita dalla fase più acuta dell’emergenza.

Sarà cruciale, quindi, superare le rigidità strutturali che hanno impedito di dispiegare tutto sin qui, in questi anni, tutto il potenziale di crescita dell’Italia. Ad esempio penso alcuni settori dell’edilizia, delle opere pubbliche.

Al contempo è fondamentale garantire che il sistema-Paese sia sempre più preparato a sostenere situazioni di emergenza, qualunque ne sia la causa scatenante.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale e il sistema della ricerca in campo scientifico, clinico e farmacologico sono due risorse di valore inestimabile; le dobbiamo rafforzare, le dobbiamo proteggere.

Allo stesso tempo, dobbiamo salvaguardare la capacità finanziaria dei nostri enti locali – sono davvero molto in difficoltà – a partire dai Comuni, che è il volto dello Stato più prossimo ai cittadini, affinché possano erogare servizi pubblici di qualità e assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti.

Questo lavoro che si sta portando avanti, si già giovato – penso al primo decreto Cura Italia, lo dicevo prima – dei suggerimenti che le forze politiche, non solo di maggioranza ma anche le opposizioni, hanno fatto pervenire. Quindi il Governo è favorevole,  lo confermo, a proseguire in questo confronto tra le varie forze politiche rappresentate in Parlamento, in modo da concordare in un percorso di condivisione le misure riparatorie di rilancio dell’economia quanto più ampio possibile.

Importante sarà anche il coinvolgimento delle associazioni delle categorie produttive e delle parti sociali, perché l’opera di ricostruzione che stiamo elaborando deve poter coinvolgere più ampie fasce rappresentative dell’intero tessuto economico-sociale. E permettetemi di rivolgere loro un ringraziamento sia alle associazioni di categoria dei datori di lavoro, sia alle associazioni di categoria sindacali perché stanno dimostrando un grande senso di responsabilità in questa fase emergenziale.

Dobbiamo approfittare per svolgere questa emergenza, questo shock di origine esogeno, in opportunità, opportunità di rilancio dell’intero sistema sociale ed economico lungo un sentiero di crescita equa e sostenibile.

Queste settimane di lotta e di battaglia contro la diffusione Coronavirus ci hanno anche mostrato l’importanza di preservare alcune filiere produttive di cruciale importanza per la salute e la sicurezza nazionale, come ad esempio quelle legati ai ventilatori sanitari e ai dispositivi di protezione individuale.

Un primo passo importante nella direzione della ricostituzione di filiere nazionali è stato compiuto anche con i nuovi incentivi previsti dal decreto “Cura Italia” per la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale. Al momento sono disponibili, lo ricordo, 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare o riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza.

Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di 48 ore dalla Commissione europea, dopo l’immediata notifica della misura, in sede comunitaria, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

L’emergenza ci mostra anche l’importanza di tutelare le nostre industrie di interesse strategico, alla luce di un’ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, informatici e geopolitici. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo, e saremo in grado di lavorare in questa direzione a partire dal prossimo provvedimento normativo in aprile.

Per il rilancio economico dell’Italia, poi, restano di assoluta centralità gli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale e l’impulso sempre maggiore alla trasformazione digitale del Paese. L’esperienza delle ultime tre settimane ci ha dimostrato che è necessaria e possibile una vera e propria trasformazione in chiave digitale della scuola, dell’università e del lavoro. Dobbiamo concentrare tutte le migliori energie del Paese e le risorse disponibili sul potenziamento della connettività, della formazione digitale e dell’innovazione tecnologica, assicurando a tutti i cittadini la parità di accesso agli strumenti informatici.

Per attuare efficacemente queste priorità di intervento, in un quadro progettuale di medio e lungo periodo, il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato – lo voglio sottolineare, semplificato – e quanto più favorevole possibile agli investimenti e all’utilizzo di risorse pubbliche significative per continuare a sostenere l’economia nella fase di uscita dall’emergenza sanitaria.

Quindi, in questa prospettiva, è cruciale la decisione è stata assunta la Banca Centrale Europea, lo scorso 18 marzo, che ha portato a 750 miliardi l’entità complessiva del programma di acquisto di titoli volto a contrastare i rischi economici della pandemia del Coronavirus, includendo anche la possibilità di rivisitare gli attuali limiti auto-imposti, ove fosse necessario.

La recessione, la recessione che ci aspettiamo dura, severa, che investirà, l’intero continente europeo assume infatti i caratteri di uno shock esterno e simmetrico. La risposta della politica monetaria e della politica di bilancio nell’Eurozona non può e non deve essere messa a repentaglio da un rischio di frammentazione dei mercati finanziari, soprattutto nell’ambito dei titoli del debito pubblico.

è di assoluta importanza, quindi da questo punto di vista, la proposta della Commissione europea volta ad attivare la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita. Questa clausola sarà essenziale per poter procedere con ulteriori stanziamenti di risorse che si renderanno necessari a partire dalla definizione del nuovo provvedimento di sostegno in aprile, sul quale, ripeto, auspico la più ampia collaborazione di tutte le forze politiche.

Tuttavia, l’impatto finanziario e socio-economico della pandemia sarà tale da richiedere alla governance economica dell’Eurozona un salto di qualità che sia all’altezza della sfida. La nostra unione monetaria potrà uscire vincitrice dalla lotta contro il Coronavirus soltanto se le sue istituzioni saranno rafforzate nel segno della solidarietà e dell’unità. In queste settimane di emergenza ho promosso con forza, nei confronti delle Istituzioni europee e degli altri Stati membri, un’azione coordinata, un’azione coordinata con gli altri Ministri di Governo, per sollecitare una risposta rapida ed efficace di ordine sanitario ma anche di ordine economico. A un’emergenza così straordinaria dobbiamo reagire con misure coordinate, tempestive, straordinarie rassicurando i cittadini europei e anche i mercati finanziari.

Dobbiamo lanciare un messaggio forte, un messaggio chiaro, l’Europa è unita ed è disponibile a fare tutto ciò che è necessario per preservare le proprie economie e il proprio tessuto sociale. Quindi dobbiamo essere disponibili a pensare anche iniziative innovative e a ripensare i vecchi strumenti stravolgendoli. Risposte corrette ma tardive saranno del tutto inutili.
I bilanci dei Paesi membri, infatti, dovranno continuare a mobilitare risorse pubbliche nel corso del 2020 e soltanto un’azione politica di sinergia potrà permettere all’Eurozona di tornare su un sentiero di crescita sostenuta.

È convinzione del Governo che ad oggi nessuno degli strumenti disponibili, nessuno, progettati durante precedenti episodi di crisi di differente natura, pensiamo all’ultima del 2008, differente natura, possa costituire un veicolo idoneo ad attuare quella coraggiosa risposta economica alla pandemia di cui tutti i cittadini avvertono la necessità.

Per questa ragione l’Italia continua a lavorare alla creazione di strumenti di debito comuni dell’Eurozona, che possano finanziare gli sforzi messi in campo dai Governi e costruire un’adeguata linea di difesa. Si è ragionato anche in questi giorni di Corona Bond non è una formula linguistica che mi fa impazzire, propenderei forse, se devo dare un suggerimento per European Recovery Bond, ma non è un problema di lessico.

Nelle ultime ore ho portato avanti un’iniziativa condivisa dai leader di altri otto Stati membri: Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo,Portogallo, Slovenia e Spagna. Ieri abbiamo inviato una lettera, che ho sentito per telefono, al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, con la quale abbiamo espresso un chiaro punto di vista: l’Europa può affrontare questo shock soltanto facendo ricorso a misure straordinarie, a misure eccezionali. Queste misure devono essere prioritariamente dirette a contenere al massimo la diffusione del virus e a rafforzare i sistemi sanitari dei singoli Stati membri. Devono essere in grado di salvare la produzione, la distribuzione di beni e servizi vitali all’interno dell’Unione europea e di contrastare efficacemente gli è applicativi di questa crisi senza precedenti. Questa è una battaglia che si vince tutti insieme, altrimenti a perdere saremo tutti.

Ribadirò questa posizione, al ribadirò già tra qualche ora, ci sarà una videoconferenza a livello di G20 e poi nel pomeriggio la ribadirò nel corso del vertice del Consiglio europeo, lo terremo appunto quest’oggi.

In conclusione, siamo nel mezzo di una sfida che noi e le generazioni a noi più prossime anche, i nostri genitori, i nostri nonni, non avremmo mai immaginato di dover affrontare – pensate un po’, chi se lo immaginava. È  una prova durissima che proviene e ha origine da fattori esogeni, per i quali quindi non ci possiamo imputare nulla, il virus, questo virus, questo nemico è invisibile non conosce confini, è come il vento, soffia dove vuole, quel che sta a noi è continuare ad affrontare questa sfida con coraggio, determinazione responsabilità. A queste qualità dobbiamo aggiungere anche un’altra qualità: l’orgoglio di appartenere a una comunità di individui, che vanta una grande tradizione, una tradizione di rara forza, di rara bellezza, una comunità di individui che non vede l’ora di rilanciarsi per riaffermare unità e fiera la fiducia nel proprio futuro, nelle sue più grandi virtù.

Grazie.

(Fonte: > http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-informativa-del-presidente-conte-al-senato/14384)

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