Buon compleanno a un atleta speciale:
il quattrocentista Roberto Ribaud /
Auguri di buon 60° compleanno a Roberto Ribaud, ancora oggi uno dei più grandi quattrocentisti italiani, in quanto detentore – insieme agli altri 3 alfieri della staffetta azzurra 4 x 400 mt uomini (Giovanni Bongiorni, Mauro Zuliani e Vito Petrella) – del record nazionale stabilito il 31 agosto 1986 agli Europei di Stoccarda con il crono di 3.01.37.
Convocato 43 volte in nazionale tra il 1981 e il 1990, Roberto Ribaud, pugliese di nascita e veneto di sangue, gareggia in Coppa Europa, Coppa del Mondo, campionati Mondiali, Europei e Olimpiadi e, tra il 1981 e il 1985, conquista 4 ori individuali ai campionati italiani (tra ambito indoor e gare all’aperto).
Il suo punto di massima esaltazione, però, è la staffetta. Con il quartetto azzurro 4×400 mt vanta, infatti, numerosi piazzamenti di assoluto rilievo che negli anni successivi in Italia non sono stati più raggiunti con tale continuità: un 1° posto a Zagabria in Coppa Europa nel 1981 (crono 3.01.42, primato italiano dell’epoca stabilito insieme a Malinverni, Di Guida e Zuliani, vedi foto a lato), un 5° in Coppa del Mondo a Roma con il team Italia (e sempre nel 1981), un 5° ai Mondiali di Helsinki nel 1983, un 5° alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 (gran tempo di 3.01.44 con Tozzi, Nocco e Mennea), un 4° agli Europei nel 1986 e un 6° in Coppa del Mondo a Barcellona nel 1989 come uno dei 4 frazionisti selezionati per il Team Europa, in quanto l’Italia in quella gara non era presente.
A livello individuale, invece, Ribaud in carriera stabilisce il suo miglior tempo in pista con 45.69 al termine della semifinale dei 400 mt piani agli europei di Stoccarda 1986.
Ma l’episodio probabilmente più straordinario nel percorso agonistico di Ribaud fa riferimento, nello specifico, a una data: 14 agosto 1983. Quel giorno a Helsinki, capitale della Finlandia, vanno in scena le ultime gare della prima edizione dei campionati del Mondo di atletica leggera, competizione di altissimo fascino iniziata lunedì 7.
Tra le 7 finali programmate in ambito maschile c’è anche la classica staffetta 4 x 400 mt. Dai turni eliminatori (quarti e semifinali), a cui si iscrivono 23 squadre nazionali, solo le migliori 8 accedono alla finale per le medaglie. Ai blocchi di partenza di una gara in cui accade di tutto, Svezia in prima corsia con Johansson, Polonia in 2^ con Wichrowski, Germania Ovest in 3^ con Skamrahl, Italia in 4^ con Stefano Malinverni, Stati Uniti in 5^ con Babers, Cecoslovacchia in 6^ con Zahorak, Gran Bretagna in 7^ con Bennet e Urss in 8^ con Lovachov. Dopo il primo cambio, all’allineamento dei 600 mt, 1^ Urss con Troshchilo, 2^ Stati Uniti con Nix, 3^ Germania Ovest con Vaihinger, 4^ Gran Bretagna con Cook, 5^ Cecoslovacchia con Brecka, 6^ Polonia con Szparak, 7^ Italia con Donato Sabia, 8^ Svezia con Josjo. Al 2° cambio, quello degli 800 mt, le prime 5 posizioni restano invariate, mentre il nostro Sabia nel finale scavalca il polacco Szparak, portandosi in 6^, e lancia in 3^ frazione il primatista italiano Mauro Zuliani, il quale prova a recuperare sulla Cecoslovacchia, che schiera Malovec. Chiude il gruppo lo svedese Olsson, che riceve il testimone in 8^ posizione. Sembra filare tutto liscio, ma la 3^ e la 4^ frazione riservano 3 episodi che certamente non rientrano nei piani della vigilia degli allenatori delle 8 squadre. E due di questi, come vedremo in seguito, coinvolgono l’Italia. In 3^ frazione, nel tentativo di recuperare su russi e statunitensi, la Germania schiera il campione europeo dei 400 hs di Atene ’82 Harald Schmid, il tedesco dell’Ovest sempre battuto dal 2 settembre 1977 in poi nelle più grandi competizioni internazionali dal re incontrastato del giro di pista con gli ostacoli, lo statunitense Edwin Moses, abilissimo anche sul giro della morte senza barriere, dato il suo enorme potenziale. E forse è proprio per evitare un duello sulla carta perdente con l’ingegnere dell’Ohio, detentore del record mondiale nei 400 mt hs, che i teutonici dell’Ovest piazzano Schmid in 3^ e non in 4^ frazione. La mossa alla fine funziona, ma non per i motivi che immaginavano alla vigilia i tedeschi. Harald parte, dunque, da 3° e si lancia all’inseguimento del russo Chernetskiy (1°) e dello statunitense Willie Smith (2°). Il tentativo non sembra sortire gli effetti sperati, ma qualcosa scompagina tutto. L’americano, a circa 150 mt dal cambio con il 4° frazionista Moses, cerca di passare alla destra del russo, ma a un certo punto cade a terra e, soprattutto, perde il testimone. Qualche istante dopo Schmid arriva ‘sparato’ e lo sorpassa. Ora la Germania Ovest è 2^. Sono attimi di pathos, perché lo statunitense è a terra e cerca di capire dov’è finito il cilindretto che aveva in mano. In realtà, nel volar via, per fortuna dell’americano il testimone rimbalza sul bordo ispessito che separa la 1^ corsia dello sprint da una sorta di confluenza con un’altra striscia di pista, l’uscita dal tratto della cosiddetta ‘riviera dei 3000 mt siepi’. E in questa casuale carambola l’oggetto resta a terra, adagiato per alcuni interminabili secondi sulla 1^ corsia, proprio dove, nel frattempo, sopraggiungono altri atleti e c’è il rischio che qualcuno possa involontariamente calpestare il cilindro, facendolo volare in un altro punto della pista. In quegli istanti Schmid è ormai andato. L’americano, però, si rialza e prova a riafferrare il testimone, ma non può, perché sopraggiungono, nell’ordine, l’atleta britannico Bennet, che s’infila in 3^ posizione provvisoria, e subito dopo il cecoslovacco Malovec, che si porta in 4^. Quando finalmente, dopo alcuni, interminabili secondi, riafferra il bastoncino, Smith riparte da fermo, ma la sua corsa non è perfetta, mentre nel frattempo sopraggiunge ‘sparato’ il nostro Zuliani, che lo passa e riesce anche a cambiare con Roberto Ribaud in 5^ posizione. Qualche metro più indietro, lo statunitense Smith e il polacco Stepien sono sul filo della 6^ posizione. Al 3° cambio la Svezia è 8^. L’ultima frazione vede l’Urss lanciata verso la vittoria con Markin, la Germania Ovest in 2^ piazza con Weber, la Gran Bretagna in 3^ con Brown e la Cecoslovacchia in 4^ con Tomko. Il problema, per Ribaud, è che sui 400 mt finali il campione mondiale in carica dei 400 hs ha una marcia in più rispetto a lui. Roberto, però, è campione italiano sui 400 m piani e sa anche come si deve correre in certi momenti. A sua volta, Sua Maestà Edwin ha un problema più serio di Roberto. La sua squadra, super favorita della vigilia per la conquista della medaglia d’oro, ha un gravissimo ritardo rispetto al podio. Alle loro spalle, nel frattempo, altro imprevisto. Prima di imbroccare la 1^ curva il polacco Podlas, pochi secondi dopo aver ricevuto il testimone da Stepien, s’infortuna e il quartetto non ha più la possibilità di concludere la corsa. La Svezia, nel frattempo, ne approfitta e scala in 7^ piazza con Sedlacek. Ultimo giro: quando mancano circa 350 mt all’arrivo Roberto Ribaud conserva qualche metro di margine su Moses, ma ai 300 mt, all’uscita della prima curva, Edwin parte a razzo e lo passa all’esterno a velocità folle. Sul rettilineo opposto a quello del traguardo il Sovrano del giro di pista scava il vuoto alle sue spalle e, quando mancano 200 mt all’arrivo, inizia la seconda e ultima curva con un ampio margine di vantaggio su Ribaud. Ma è proprio negli ultimi 150 mt che accade l’impensabile. Moses inizia a pagare lo sforzo fatto nella parte centrale del suo giro e il vantaggio su Ribaud si dimezza. All’imbocco del rettilineo finale, l’Italia è 6^ dietro Usa (5^), Cecoslovacchia (4^), Gran Bretagna (3^), Germania (2^) e Urss (1^). Moses, però, è sempre più in difficoltà. Gli manca la forza per allungare negli ultimi 50 mt e a quel punto Ribaud, che in quel momento è più fresco di Moses, inizia a credere che può fare una piccola impresa, una cosa che in quel momento storico dell’atletica sembra letteralmente fantascienza. E invece non lo è, perché anche i grandissimi sono esseri umani. E così, proprio negli ultimi 5 mt, si compie un sorpasso incredibile: Ribaud, di slancio, affianca e supera Sua Maestà Edwin, chiudendo con 19 centesimi di vantaggio. Tutto vero: 5^ la staffetta dell’Italia e 6^ quella degli Stati Uniti.
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Ordine d’arrivo ufficiale staffetta 4×400 uomini finale Mondiali Helsinki 14 agosto 1983
1^ URSS (Sergey Lovachov, Aleksandr Troshchilo, Nikolay Chernetskiy, Viktor Markin): 3.00.79 – ORO
2^ Germania Ovest (Erwin Skamrahl, Jorg Vaihinger, Harald Schmid, Hartmut Weber): 3.01.83 – ARGENTO
3^ Gran Bretagna (Ainsley Bennet, Garry Cook, Todd Bennet, Philipp Brown): 3.03.53 – BRONZO
4^ Cecoslovacchia (Miroslav Zahorak, Petr Brecka, Dusan Malovec, Jan Tomko): 3.03.90
5^ Italia (Stefano Malinverni, Donato Sabia, Mauro Zuliani, Roberto Ribaud): 3.05.10
6^ Stati Uniti (Alonzo Babers, Sunder Nix, Willie Smith, Edwin Moses): 3.05.29
7^ Svezia (Tommy Johansson, Eric Josjo, Per Erik Olsson, Ulf Sedlacek): 3.08.57
Polonia (Ryszard Wichrowski, Ryszard Szparak, Andrzej Stepien, Ryszard Podlas): ritirata.
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Così Roberto Ribaud, in esclusiva per Sportflash24,
tra ricordi e aneddoti su quella gara clamorosa di Helsinki
“Moses è stato un qualcosa di straordinario. Appartiene assolutamente ai miti dello sport…e non solo della mia gioventù. Ha vinto in carriera centinaia di gare nei 400 mt hs e per me, quando ho avuto la possibilità di batterlo a Helsinki in una frazione della 4 x 400 e di incontrarlo nuovamente l’anno successivo in finale alle Olimpiadi di Los Angeles, è stato davvero un sogno. Nell’83, nel 1° campionato del Mondo organizzato dalla IAAF, all’epoca presieduta dall’italiano Primo Nebiolo, siamo arrivati alla finale e, schierato da 4° frazionista come lui, ho avuto la possibilità di assaporare, di vivere al suo fianco quegli interminabili minuti di attesa che ci separavano dalla prestazione vera e propria. E devo dire che in pista era un personaggio talmente incredibile che, se ti avvicinavi, sentivi quasi la sensazione che gli potevi creare un fastidio. Per quanto riguarda la gara di Helsinki, ricordo che a un certo punto lo statunitense Smith, compagno di squadra di Moses, ebbe un infortunio a circa 150 mt dall’arrivo. Si stirò un muscolo, cadde, si rialzò, prese il bastoncino e arrivò, seppur a fatica, al traguardo. All’ultimo cambio noi azzurri eravamo quinti e gli statunitensi sesti, con un paio di metri di svantaggio. Moses, che riteneva giustamente di avere delle capacità sovrumane rispetto noi altri, partì ad una velocità impressionante, correndo nella parte centrale un tratto di 200 mt che, da un successivo cronometraggio, fece registrare un tempo intorno ai 20.50, una roba da duecentista puro. Ma, dico io, se pure sei un dio dell’atletica, uno di quelli che vengono ricordati da tutti e tutti riconoscono le tue capacità, in un 400 mt non puoi fare una cosa del genere. E così accadde che all’inizio del rettilineo finale si piantò e cominciò a far fatica. Io, che dopo questa sua accelerazione pazzesca avevo preso qualcosa come 7-8 mt di svantaggio, me ne accorsi e mi lanciai al suo inseguimento. E, quando mancavano 10 mt all’arrivo, mi avvicinai molto e, a un certo punto, lo sorpassai. Ma, mentre gli stavo passando davanti, mi sembrava quasi di avvertire una sensazione di lesa maestà. E così, quando finii la gara, invece di essere felice, di esultare, avvertii quasi un disagio. Oggi ricordo quel giorno come un qualcosa di straordinario, ma debbo dire che fu una gara folle da parte sua, perché, anche se si chiamava Edwin Moses, non poteva, nei 400, avere una condotta di gara di quel tipo. Tra l’altro, a quel post-gara nel nostro ambiente è legato un simpatico aneddoto. Il professor Carlo Vittori, nostro allenatore, quando eravamo insieme ad altre persone amava sempre raccontare questa mia piccola-grande impresa, mettendoci un po’ della sua ironia: ‘Ribaud – diceva con orgoglio – ha battuto MOSES in una frazione della 4 x 400 !’. E subito dopo, rivolgendosi a me, che per un periodo ero effettivamente rimasto un po’ incredulo, diceva: ‘Se l’hai battuto… l’hai battuto’. E poi, riprendendo il discorso con i presenti, affermava con tono ironico: ‘Ribaud ha detto che, quando lo stava sorpassando, voleva rallentare per non ledere quella grandissima luce che Moses emanava’. Ora, al netto dell’ironia del professor Vittori, io in quei momenti ho provato davvero quella sensazione di disagio a cui ho fatto riferimento in precedenza; anche se oggi quella gara rimane una delle medaglie che porto con me nella vita”.
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La carriera di Edwin Moses…uno dei più grandi atleti di sempre, ben oltre la pista
DATI CERTI – Sull’epopea di Edwin Moses alcuni danno in numeri… La verità è che – tra meeting ufficiali, olimpiadi, campionati del mondo e Coppa del Mondo Iaaf – le finali consecutive vinte dal doctor Moses sono 102 (di cui 100 sui 400 mt hs, 1 sui 110 mt hs e 1 sugli 800 mt piani). Si tratta di un qualcosa che, se fosse paragonato ad altro sport, andrebbe a catalogarsi insieme a pochi altri esempi di leggende di continuità ad alti livelli di professionismo: Borg, Connors, Federer, Lendl, Nadal, Djokovic, Sampras, Graf, Serena Williams nel tennis, Stenmark, Hirscher, Maier, Tomba, Moser Proell, Shiffrin e Vonn nello sci alpino, Phelps e Spitz nel nuoto, Senna, Schumacher e Hamilton nella formula 1, Giacomo Agostini e Valentino Rossi nel motociclismo, Eddie Merckx e Miguel Indurain nel ciclismo su strada…giusto per citarne alcuni.
Ed ecco, di seguito, le 102 perle consecutive di Edwin Moses.
2 settembre 1977, Dusseldorf (Germania), 1^ edizione Coppa del Mondo Iaaf, 47.58
23 settembre 1977, meeting Wattenscheid (Germania), 48.50
24 settembre 1977, meeting Hannover (Germania), 48.85
Totale: 3
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12 maggio 1978, meeting Kingston (Giamaica), 48.62
22 giugno 1978, meeting Colonia (Germania), 48.20
28 giugno 1978, meeting Helsinki (Finlandia), 48.6 manuale
1 luglio 1978, meeting Milano (Italia), 49.11
9 luglio 1978, meeting Gateshead (Gran Bretagna), 48.55
13 luglio 1978, meeting Losanna (Svizzera), 48.34
13 agosto 1978, meeting Varsavia (Polonia), 48.85
16 agosto 1978, meeting Zurigo (Svizzera), 47.94
18 agosto 1978, meeting Bruxelles (Belgio), 48.51
22 agosto 1978, meeting Stoccarda (Germania), 48.76
1 settembre 1978, meeting Taipei City (Cina-Taipei), 49.71
Totale: 11
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21 aprile 1979, evento Walnut “SAC Relays” (California-USA), 48.50
6 maggio 1979, meeting Tokyo (Giappone), 49.15
19 maggio 1979, meeting Durham (Carolina del Nord-USA), 47.69
9 giugno 1979, meeting Berkeley (California-USA), 48.98
17 giugno 1979, evento Walnut “AAU Ch” (California-USA), 47.89
20 giugno 1979, meeting Nairobi (Kenia), 49.76
3 luglio 1979, meeting Stoccolma (Svezia), 49.51
4 luglio 1979, meeting Milano (Italia), 48.72
6 luglio 1979, meeting Parigi (Francia), 48.58
8 luglio 1979, meeting Gateshead (Gran Bretagna), 48.43
10 luglio 1979, meeting Budapest (Ungheria), 48.51
14 luglio 1979, meeting Londra (Gran Bretagna), 48.58
17 luglio 1979, meeting Oslo (Norvegia), 47.67
18 luglio 1979, meeting Losanna (Svizzera), 48.15
21 luglio 1979, meeting Rieti (Italia), 49.05
24 agosto 1979, Montreal (Canada), 2^ edizione Coppa del Mondo Iaaf, 47.53
31 agosto 1979, secondo evento Londra (Gran Bretagna), 49.36
7 settembre 1979, meeting Bratislava (Cecoslovacchia), 48.91
8 settembre 1979, evento Gateshead (Gran Bretagna), 49.0 manuale
14 settembre 1979, terzo evento Londra (Gran Bretagna), 48.28
29 settembre 1979, meeting Tokyo (Giappone), 49.41
+ un 110 mt ostacoli ad Akashi (Giappone) il 3 maggio 1979 col tempo di 13.8 manuale.
Totale: 22
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23 giugno 1980, evento Eugene “US Olympic Trials” (Oregon-USA) 47.90
1 luglio 1980, evento Oslo “Bislett Games” (Norvegia), 49.10
3 luglio 1980, meeting Milano (Italia), 47.13 > nuovo record del Mondo
7 luglio 1980, meeting Stoccolma (Svezia), 49.00
11 luglio 1980, meeting Stoccarda (Germania), 48.62
13 luglio 1980, meeting Londra (Gran Bretagna), 48.53
15 luglio 1980, meeting Oslo (Norvegia), 48.36
17 luglio 1980, meeting Parigi (Francia), 48.65
5 agosto 1980, meeting Roma (Italia), 48.51
8 agosto 1980, meeting Berlino (Germania), 47.17
10 agosto 1980, meeting Colonia (Germania), 48.53
11 agosto 1980, meeting Budapest (Ungheria), 48.74
13 agosto 1980, meeting Zurigo (Svizzera), 47.81
15 agosto 1980, meeting Losanna (Svizzera), 48.67
16 agosto 1980, meeting Pescara (Italia), 48.87
31 agosto 1980, meeting Rieti (Italia), 48.86
19 ottobre 1980, meeting Santiago (Cile), 49.50.
Totale: 17.
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26 aprile 1981, evento Walnut “SAC Relays” (California-USA), 48.61
30 maggio 1981, meeting Villanova (Pennsylvania-USA), 48.65
13 giugno 1981, meeting Berkeley (California-USA), 48.29
21 giugno 1981, evento Sacramento “TAC Ch”, (California-USA), 47.59
8 luglio 1981, meeting Milano (Italia), 48.35
11 luglio 1981, evento Oslo “Bislett Games” (Norvegia), 47.99
14 luglio 1981, meeting Losanna (Svizzera), 47.14
19 agosto 1981, meeting Zurigo (Svizzera), 47.64
21 agosto 1981, meeting Berlino (Germania), 47.27
4 settembre 1981, Roma (Italia), 3^ edizione Coppa del Mondo Iaaf, 47.37
9 settembre 1981, meeting Rieti (Italia), 48.69
12 settembre 1981, meeting Bologna (Italia), 49.28
13 settembre 1981, meeting Rovereto (Italia), 49.21.
Totale: 13.
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1982: non gareggia a causa di un infortunio (fonte: https://www.espn.com/sportscentury/features/00016350.html )
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14 maggio 1983, meeting Modesto, (California-USA), 49.02
12 giugno 1983, meeting Villanova (Pennsylvania-USA), 48.43
19 giugno 1983, evento Indianapolis “TAC Ch” (Indiana-USA), 47.84
25 giugno 1983, meeting Los Angeles (California-USA), 48.46
3 luglio 1983, meeting Colorado Springs (Colorado-USA), 47.98
16 luglio 1983, meeting Barcellona (Spagna), 49.53
20 luglio 1983, meeting Lussemburgo (Lussemburgo), 49.00
29 luglio 1983, meeting Budapest (Ungheria), 48.50
9 agosto 1983, Helsinki (Finlandia), 1^ edizione campionati mondiali Iaaf, 47.50
(14 agosto finale 4×400, USA 6^ al traguardo con 3.05.29 e Moses ultimo frazionista… battuto da Roberto Ribaud; in semifinale il 13 agosto USA qualificata con 3.02.13, miglior tempo).
17 agosto 1983, meeting Berlino (Germania), 48.48
24 agosto 1983, meeting Zurigo (Svizzera), 47.37
28 agosto 1983, meeting Colonia (Germania), 47.43
31 agosto 1983, meeting Coblenza (Germania), 47.02 > nuovo record del Mondo
1 settembre 1983, meeting Roma (Italia), 48.74
4 settembre 1983, meeting di Rieti (Italia), 47.93
+ un 800 mt piani a Walnut (Stati Uniti) il 30 maggio 1983 col tempo di 1.48.98
Totale: 16
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13 maggio 1984, meeting Westwood, (California-USA), 48.79
18 giugno 1984, evento Los Angeles “US Olympic Trials” (California-USA), 47.76
5 agosto 1984, Los Angeles (California-USA) Olimpiadi, 47.75
17 agosto 1984, meeting Berlino (Germania), 48.49
26 agosto 1984, meeting Colonia (Germania), 47.95
29 agosto 1984, meeting Coblenza (Germania), 47.32
31 agosto 1984, meeting Roma (Italia), 48.01.
Totale: 7
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1985: non gareggia a causa di un infortunio (https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1985-06-21-sp-11632-story.html )
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26 giugno 1986, meeting Lappeenranta (Finlandia),48.89
9 luglio 1986, evento Mosca “Goodwill Games” (Russia),47.94
19 luglio 1986, meeting Birmingham (Gran Bretagna),48.21
22 luglio 1986, meeting Parigi (Francia), 47.66
8 agosto 1986, meeting Londra (Gran Bretagna), 48.21
11 agosto 1986, meeting Budapest (Ungheria), 47.76
15 agosto 1986, meeting Berlino (Germania), 47.53
19 agosto 1986, meeting Malmoe (Svezia), 48.28
2 settembre 1986, meeting Losanna (Svizzera), 47.38
12 settembre 1986, secondo evento Londra (Gran Bretagna), 48.73
Totale: 10.
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3 maggio 1987, meeting Columbus (Ohio-USA), 48.89
16 maggio 1987, meeting Princeton (New Jersey-USA), 49.19
29 maggio 1987, meeting Torino (Italia), 48.90
Totale: 3.
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Vittorie consecutive in gare di finale individuale sul giro di pista: 100.
Sconfitta: 4 giugno 1987, meeting Madrid (Spagna) 2° con 47.69 sui 400 mt hs.
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IL PERCORSO: DA EDWIN A…DOTTOR MOSES – Da studente universitario Edwin vince, all’età di 21 anni, l’oro olimpico a Montreal 1976, stabilendo il nuovo primato del Mondo della specialità con 47.64. L’anno successivo, nel meeting di Berlino del 26 agosto 1977, subisce, però, un’inattesa sconfitta dal tedesco Harald Schmid, di due anni più giovane rispetto a lui. Dal 2 settembre 1977 (1° posto in Coppa del Mondo a Dusseldorf) e fino al Meeting di Madrid (4 giugno 1987), Moses, però, si rifà “alla grandissima”. Domina la specialità per un decennio, riuscendo, tra l’altro, grazie alle sue doti tecniche e muscolari, a diventare il primo atleta al Mondo in grado di accorciare da 14 a 13 i passi tra un ostacolo e l’altro nel giro di pista. Nel contempo, il fenomeno dell’Ohio arricchisce anche il suo Palmares, vincendo l’oro nei 400 mt hs sia ai Mondiali di Helsinki 1983 che alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, nonché l’Oro, sempre con la maglia degli Stati Uniti, in 3 finali di Coppa del Mondo (Dusseldorf 1977, Montreal 1979 e Roma 1981). E, sempre in questo decennio tra il 1977 e il 1987 (per la precisione 9 anni e 9 mesi), nei 400 mt hs non fallisce nemmeno una vittoria nei più importanti meeting internazionali a cui viene invitato. Ovunque si presenti, recita ottimamente la parte della star. Il 4 giugno 1987, però, accade il cosiddetto imprevisto. Al meeting di Madrid il suo connazionale Danny Harris lo batte, interrompendo a quota 102 la stratosferica serie di successi di Edwin. Il primatista mondiale, però, si rifà subito e il 1 settembre 1987, nella finale dei campionati del Mondo allo stadio Olimpico di Roma, riesce a prendersi la rivincita su Harris (che arriva 2° ed è argento per soli 2 centesimi). Edwin, in tal modo, conferma il titolo mondiale dei 400 mt hs conquistato 4 anni prima in Finlandia. Per la cronaca, sempre nell’arco che va dal ‘77 all’87, Moses ritocca il suo record mondiale per 3 volte. L’11 giugno 1977, da campione olimpico in carica, a Westwood (California-USA) ferma il cronometro a 47.45 (-19 centesimi rispetto all’anno prima). A Milano il 3 luglio 1980 migliora di ben 32 centesimi il primato, scendendo a 47.13, mentre a Coblenza (Germania) il 31 agosto 1983, lima il suo tempo di ulteriori 11 centesimi, fermando il cronometro a 47.02.
Moses chiude la sua carriera con un Bronzo alle Olimpiadi di Seoul 1988 e, tra l’altro, con un crono di assoluto valore: 47.56.
Appese le scarpette al chiodo all’età di 33 anni, Edwin – bravo non solo in pista ma anche fuori, in quanto si laurea in fisica e in ingegneria – diventa “Dottor Moses” e inizia a occuparsi di lotta al doping, attività rispetto alla quale attualmente ricopre il ruolo di presidente onorario dell’agenzia statunitense USADA, quella stessa che ha messo in ginocchio il ciclista pluricampione del Tour de France Lance Armstrong e una serie di mezzofondisti e maratoneti a ‘stelle e strisce’ smascherati e costretti a smettere.
Nel frattempo, andando a guardare gli archivi, emerge anche che il suo nome resta al 1° posto nell’albo dei record mondiali dei 400 hs dal 25 luglio 1976 al 6 agosto 1992, allorquando il suo connazionale Kevin Young vince a Barcellona l’oro olimpico della specialità, stabilendo contestualmente il nuovo primato mondiale con 46.78. Insomma, per Edwin 16 anni da RE. E tra l’altro, per ironia del destino, quello di Kevin Young oggi, dopo quasi 29 anni, è il record più vecchio che ancora resiste tra quelli relativi alle gare della pista in ambito maschile.
In chiusura, sempre in relazione a Moses, va aggiunto che quello delle 102 finali vinte consecutivamente è un record che fino a oggi non è stato sfiorato da nessuno, nemmeno dall’uomo più veloce del pianeta, il giamaicano Usain Bolt, attuale primatista dei 100 mt.
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A cura di Luigi Gallucci
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Fonte foto: https://www.facebook.com/roberto.deangelis.5686