11 luglio 1982-11 luglio 2017, aspettando il 2 settembre

Madrid (Spagna), stadio Santiago Bernabeu: dopo 35 anni il prossimo 2 settembre la nazionale italiana tornerà a giocare in questo stadio dopo la magica notte dell’11 luglio 1982. Nel frattempo, tante cose sono cambiate… (Fonte foto: facebook.com)

Calcio e altri sport, società, politica, economia, costume e tifo tricolore. Interviste in esclusiva al giornalista Gianni De Felice e allo scrittore Maurizio De Angelis

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Madrid, 11 luglio 1982: allo stadio Santiago Bernabeu la nazionale italiana di calcio conquista il 3° dei suoi 4 titoli mondiali. Presente sugli spalti anche la massima autorità dello Stato, il presidente della Repubblica Sandro Pertini, accorso poche ore prima nella capitale spagnola con la speranza di poter celebrare degnamente la vittoria tricolore. Nel frattempo, nel nostro Paese, quel successo fa esplodere di gioia milioni di persone che, invece, nella vita quotidiana sanno di non avere, a parte lo sport, molti motivi validi per poter gioire realmente. L’82, infatti, sia in ambito nazionale che internazionale non è un anno facile, in quanto s’inserisce in un’epoca permeata da tensioni su vari fronti e, per certi versi, prodromica, rispetto al mondo di oggi.

In questo nostro Speciale (che viene pubblicato in occasione del 35° anniversario di quel successo e a meno di due mesi di distanza da uno storico ritorno della nostra Nazionale di calcio proprio al Santiago Bernabeu per il match del 2 settembre contro la Spagna nell’ambito del 7° turno delle qualificazioni europee alla Coppa del Mondo “Russia 2018”) puntiamo ad evidenziare non solo aspetti prettamente calcistici, ma anche di altra natura (sociale, politica, economica e di costume) allo scopo di mettere a confronto quella determinata fase e la realtà dei giorni nostri. E, in tal senso, in questa specifica pagina web, oltre a fornire alcuni dati storici e statistici, ci avvaliamo di due interlocutori d’eccezione, il giornalista Gianni De Felice e lo scrittore umorista Maurizio De Angelis, per tracciare un quadro d’insieme e rivelare qualcosa di inedito rispetto a ciò che accadde sugli spalti dello stadio di Madrid quella domenica di 35 anni fa. Nella parte bassa di questa pagina, invece, è presente un link che permette di visualizzare un approfondimento di carattere prettamente sportivo, che fa leva principalmente su una cosiddetta “intervista doppia” realizzata con i giornalisti Roberto Beccantini e Alberto Cerruti, entrambi presenti al Bernabeu l’11 luglio 1982 in qualità di inviati del quotidiano La Gazzetta dello Sport. Buona lettura a tutti voi da parte di Luigi Gallucci.

ITALIA 1982: STATO E ANTISTATO

DISSEQUESTRO GENERALE DOZIER

A Padova, il 28 gennaio, la Polizia di Stato, grazie ad un’operazione condotta dal NOCS (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza), riporta in libertà il comandante delle forze militari NATO dell’Europa Meridionale, lo statunitense James Lee Dozier, rapito dal gruppo terroristico italiano “Brigate Rosse” 51 giorni prima.

OMICIDIO LA TORRE

Il 30 aprile a Palermo viene ucciso il parlamentare siciliano Pio la Torre, espressione del partito comunista e ideatore del disegno di legge finalizzato ad introdurre il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e una norma riguardante il sequestro dei beni ai boss. Nell’ agguato di matrice malavitosa perde la vita anche il suo collaboratore Rosario di Salvo.

SIMONETTA, 10 ANNI: UN ANGELO IN CIELO

Il 29 maggio a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno, si registra una vittima innocente di camorra. Simonetta Lamberti, 10 anni, figlia del giudice di Sala Consilina Alfonso, muore nell’ambito di un raid armato. L’obiettivo dei sicari però era suo padre. A Simonetta verrà successivamente intitolato lo stadio di calcio della città.

UCCISIONE CONIUGI DALLA CHIESA

Il 3 settembre il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato nel maggio ‘82 prefetto di Palermo con compiti antimafia, viene ucciso nel capoluogo siciliano insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro.

LEGGE SU REATO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA

11 settembre,  il Parlamento approva la legge n° 646 “Rognoni-La Torre”, che prevede l’introduzione, nel codice di procedura penale, del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e anche una norma riguardante la confisca dei beni ai boss e il loro riutilizzo a fini sociali.

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FIBRILLAZIONI POLITICHE

In quell’anno in Italia cambiano ben 3 Governi. Si succedono, nell’ordine, “Spadolini I, giugno 1981-agosto 1982” e “Spadolini II, agosto-dicembre 1982” (coalizioni pentapartitiche formate da Dc, Psi, Pri, Pli e Psdi) e “Fanfani V, dicembre 1982-agosto 1983” (quadripartito composto da Dc, Psi, Pli e Psdi).

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ECONOMIA E MISTERI

Il 18 giugno il banchiere Roberto Calvi viene trovato morto a Londra sotto il ponte del fiume Tamigi denominato Frati Neri. Le successive indagini, che coinvolgono 5 persone – tra cui 2 ritenute appartenenti ad organizzazioni malavitose – si concludono con l’assoluzione degli imputati per “insufficienza di prove”. In relazione ad un decesso ancora oggi avvolto dal mistero, gli inquirenti tendono ad escludere l’ipotesi del suicidio formulata dalle autorità britanniche nelle settimane successive al ritrovamento del cadavere.

Il 6 agosto di quello stesso anno il Banco Ambrosiano, presieduto da Roberto Calvi dal 1975 al 1982, viene messo in “liquidazione coatta amministrativa” a seguito dell’accertamento di perdite stimate per 1193 miliardi di vecchie lire.

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STRATEGIE E TENSIONI INTERNAZIONALI

CONFLITTO DELLE FALKLAND: CIRCA 900 I MORTI

Ad aprile l’esercito argentino, con a capo il generale Leopoldo Galtieri, all’epoca anche capo del governo, occupa il possedimento coloniale britannico delle isole Falkland (o Malvinas), rivendicandone la sovranità. Nell’arco dei due mesi successivi un’azione interforze sferrata dal Regno Unito riporta il territorio sotto il predominio targato United Kingdom. Bilancio dei morti: 649 sul fronte sudamericano e 255 su quello avversario.

DISTENSIONE SULL’ASSE USA-URSS

Il 10 novembre muore a Mosca il segretario generale del partito comunista sovietico Leonid Breznev. Negli anni precedenti il leader del Cremlino, attraverso la sua condotta politica incentrata sul rafforzamento dell’Armata Rossa, aveva finito con l’inasprire il già difficile confronto con gli Stati Uniti. Guarda caso, dopo il suo decesso, tra le due grandi potenze economiche e militari dell’epoca inizia una fase di dialogo imperniata principalmente sul concetto di disarmo nucleare.

HEZBOLLAH LIBANESE: POLITICA E TERRORE

In Libano, in piena estate, nell’ambito di un attacco sferrato dall’esercito di Israele nella parte meridionale del Paese, nasce “Hezbollah”, una sofisticata organizzazione islamica di ispirazione sciita e destinata, negli anni successivi, ad operare sia sul fronte sociale e politico nazionale che su quello paramilitare. Ad essa vengono attribuiti, tra gli altri, due gravissimi episodi: il duplice attentato di Beirut del 23 ottobre 1983 che, attraverso l’uso di due distinte autobombe, provoca la morte di 241 marines americani e 58 parà francesi presenti in quei territori per missioni di pace (al pari di contingenti italiani) e il dirottamento di un aereo TWA partito da Atene il 14 giugno 1985 e diretto a Roma; un’azione che porta all’uccisione di un militare della marina statunitense che era a bordo dell’airbus. Si tratta di due metodiche del terrore che purtroppo riportano alla mente di molti di noi vicende legate al cosiddetto estremismo islamico che dall’11 settembre del 2001 ad oggi sta incidendo a vari livelli sulle dinamiche della cosiddetta società occidentale.

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GUERRA CIVILE IN SIRIA: 40MILA MORTI

Alla fine di febbraio, al termine di una sanguinosa guerra civile tra musulmani durata circa un mese, il presidente siriano Hafiz Al Hasad  ordina il bombardamento di Hama, durante il quale muoiono 40mila sunniti, colpevoli di aver preso il comando della città per 4 giorni. L’intera area viene rasa al suolo.

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SOCIETA’

Il 16 aprile ad Erlangen, in Germania, nasce il primo bambino concepito artificialmente.

Esattamente 30 anni prima dell’entrata in circolazione dell’Euro, l’Italia è la 1^ nazione al mondo ad introdurre le monete bimetalliche, le famose 500 lire costituite da una lega di acciaio nella parte esterna e di una di bronzo in quella interna.

Nelle sale cinematografiche fanno il pieno ai botteghini i film E.T. L’extra-terrestre del regista Steven Spielberg e quelli che vedono come protagonista l’attore Sylvester Stallone (pellicole Rambo e Rocky 3°).

Al 32° festival della canzone italiana di Sanremo trionfa Riccardo Fogli col brano “Storie di tutti i giorni”. Secondo gradino del podio per la coppia Al Bano e Romina Power con “Felicità” e 3^ piazza per Drupi con “Soli”.

Negli Stati Uniti viene messo in vendita l’home computer Commodore 64, dispositivo che, collegato ad un qualsiasi schermo televisivo, permetteva agli adolescenti di poter fruire in casa propria di una serie di appassionanti videogiochi, tra cui calcio, sci alpino e atletica leggera. In sostanza, l’antesignano delle moderne piattaforme di intrattenimento ad alta risoluzione grafica.

Il 17 agosto viene prodotto il primo compact disc, oggetto destinato, negli anni successivi, a rivoluzionare le modalità di fruizione di tutto ciò che riguarda dati, suoni e immagini.

Una sinergia tra 18 tv locali permette la nascita del canale Italia 1, che alla fine dell’anno diventerà di proprietà dell’imprenditore Silvio Berlusconi.

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CONFRONTO DATI STATISTICI TRA L’INIZIO DEGLI ANNI ’80 E I NOSTRI GIORNI

FONTI DI ENERGIA UTILIZZATE IN ITALIA (Istat)

Da un valore riferito al 1982, pari a 140 e indicante i milioni di tonnellate equivalenti petrolio, si passa ad una cifra di 171 concernente il 2015. Nello specifico, però, da allora ad oggi il consumo di prodotti petroliferi in quanto tali scende da 90.5  a 59.2. Le fonti rinnovabili, invece, passano da 0 a 33.1 milioni di tonnellate equivalenti e il gas naturale sale da 22 a 55.3. Sostanzialmente stabili restano i combustibili solidi (valore di 14.1 contro l’attuale 13.5), mentre cala lievemente il consumo di energia elettrica (da 14.1 a 13.5).

POPOLAZIONE ITALIANA (Istat)

1961: 50 milioni e 624mila (incremento di +0.64% rispetto all’anno precedente)

1981: 56 mln e 557 mila (incr. +0.44%)

2014: 60 mln e 796 mila (incr. +0.02%)

MORTALITA’ INFANTILE (Istat)

Bambini deceduti in età compresa tra 0 e 12 mesi: 1982, 143 su 10.000; oggi 35 su 10.000

FASCIA DI ETA’ IN CUI SI MUORE DI PIU (Fonte Istituto Superiore di Sanità)

1982: età critica dopo i 74 anni.

2015: dagli 85 agli 89 anni.

PIL PRO CAPITE (confronto Italia-Spagna-media internazionale; Istat)

1982: Italia 23.928 dollari; Spagna 18.123; media internazionale 24.081.

2015: Italia 32.677 dollari; Spagna 32.209; media internazionale 36.791.

Il dato, che misura l’intensità della capacità produttiva di uno Stato in rapporto al suo n° di abitanti, vede l’Italia in arretramento e la Spagna in recupero rispetto alla media internazionale.

LAVORO (Istat)

Totale occupati dai 15 anni in poi: 46% nel 1982; 43.1% nel 2015.

Disoccupati: 8.2% nel 1982; 11.9% nel 2015.

Occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni: 35% nel 1982; 15.6% nel 2015. Differenza – 19.4%

Disoccupazione giovanile: 27 % nel 1982; 40.3% nel 2015. Differenza: +13.3%.

SOGLIA DI POVERTA’ RELATIVA (persone che ogni mese consumano meno beni  rispetto alla media nazionale; calcolo effettuato su una famiglia di 2 persone; Istat)

1982: soglia PR 380 mila lire (circa 190 euro). Spendeva al di sotto di questa cifra il 9.5 % degli italiani.

2014: soglia PR 1041 euro. Chi 3 anni fa ha speso meno di questa somma è stato il 10.3 % dei cittadini.

Se poi si va ad analizzare la percentuale relativa a “quanto” si spende mensilmente di meno rispetto alla media, si nota che nel 1982 si era sul -19%, mentre nel 2014 si è arrivati ad un -22.1%.

COMPOSIZIONE NUCLEI FAMILIARI (Istat)

Censimento 1981: 1 persona 17,9 %; 2 p. 23,6%; 3 p. 22,1%; 4 p. 21,5%; 5 p. 9,5%; 6 p. 5,4%.

Censimento 2015: 1 p. 31,3%; 2 p. 27%; 3 p. 20,2%; 4 p. 16%; 5 p. 4,3%; 6 p. 1,2%.

MATRIMONI RELIGIOSI CELEBRATI (Istat)

271.044 nel 1982; 108.054 nel 2014.

MATRIMONI CIVILI (Istat)

41.442 nel 1982; 81.711 nel 2014

SEPARAZIONI (Istat)

33.807 nel 1982; 89.303 nel 2014.

PRATICA DI ATTIVITA’ SPORTIVA (Fonte: Istat-Coni)

Anno 2016: ha fatto sport il 60 % della popolazione. In tale ambito il 25 % lo ha praticato con continuità e poco più del 9 % in modo saltuario, mentre circa il 25 % ha svolto “qualche attività fisica”. I cosiddetti “sedentari” sono stati quasi il 40%.

1995-2016: trend in crescita per gli sportivi che praticano attività fisica con continuità.

1982: dato sconosciuto.

1995: 18% della popolazione.

2004: 21%

2010: 23%

2016: 25 %

Nota: nel 1959, alla vigilia delle Olimpiadi di Roma 1960, praticavano sport in Italia 1.230.000 persone. Nel 2016 il numero di coloro che si sono dedicati con costanza allo svolgimento di una qualsiasi attività fisica è salito a 14 milioni e 800 mila (25% dei cittadini abili).

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1982: GRANDI AZZURRI ANCHE IN ALTRE DISCIPLINE SPORTIVE

Il ciclista italiano Giuseppe Saronni vince in Inghilterra, sul circuito di Goodwood, il titolo di campione del mondo su strada.

Canottaggio: sulle acque del lago Rotsee di Lucerna, in Svizzera, i fratelli Giuseppe e Carmine Abbagnale e il loro timoniere Peppino Di Capua conquistano la medaglia d’oro ai campionati del Mondo nella classe “Due con”.

Scherma: ai campionati mondiali di Roma medaglia d’oro per la squadra di fioretto femminile composta da Dorina Vaccaroni, Margherita Zalaffi, Clara Mochi, Carola Cicconetti e Anna Rita Sparaciari.

Motociclismo: il centauro Franco Uncini in sella ad una Suzuki vince il titolo mondiale della classe regina, all’epoca la 500 cc. Nell’arco della stagione risultano decisive le sue vittorie nei gran premi disputati sulle piste di Salisburgo (Austria), Misano Adriatico (Italia), Assen (Olanda), Silverstone (Inghilterra) e Fiume (Jugoslavia).

Automobilismo, Formula 1: la Ferrari, nonostante la duplice tragedia in pista, riguardante prima la morte del pilota Gilles Villenevue (8 maggio, circuito belga di Zolder), e poi il gravissimo incidente di cui rimane vittima il suo compagno di squadra Didier Pironi (7 agosto, Hockenheim, Gp di Germania), vince 3 gare e ottiene 11 podi complessivi che permettono alla scuderia di Maranello di conquistare il titolo mondiale costruttori. Tra i piloti, invece, s’impone lo svedese Keke Rosberg.

Atletica: il mezzofondista Alberto Cova vince la medaglia d’oro nei 10mila metri ai campionati europei di Atene.

Il ciclista Mario Beccia, del team Hoonved Bottecchia, primeggia in Belgio nella Freccia Vallone, considerata una delle corse professionistiche più prestigiose del calendario primaverile internazionale.

Il corridore Silvano Contini del team Bianchi s’impone a sua volta, sempre in Belgio, in un’altra classica di primavera, la Liegi – Bastogne – Liegi.

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L’INTERVISTA / 1 – GIANNI DE FELICE: “IL MIO PUNTO DI VISTA SUL MODO IN CUI E’ CAMBIATA LA NOSTRA ITALIA DAL 1982 AD OGGI”

11 luglio 1982-11 luglio 2017, aspettando il 2 settembre

Il giornalista Gianni de Felice

Il profilo

81 anni, napoletano di nascita e milanese d’adozione, Gianni De Felice arriva nel capoluogo lombardo nel 1958, dopo una gavetta giornalistica di 6 anni al gruppo editoriale de “Il Mattino”. Assunto dal direttore Antonio Ghirelli a Tuttosport, vi resta per 3 stagioni. Nel  1961 passa al Corriere della Sera, testata nella quale riveste anche il ruolo di inviato fino alla fine degli anni ’70. Proprio durante una delle sue numerose ‘trasferte’, quella delle Olimpiadi di Monaco 1972, piazza il cosiddetto scoop, pubblicando, in esclusiva mondiale, una testimonianza riguardante l’attentato terroristico portato a compimento nel villaggio a Cinque Cerchi il 5 settembre da un gruppo armato palestinese contro 11 atleti di Israele, uccisi nelle ore successive e in tre momenti diversi dopo una serie di trattative andate a vuoto tra la polizia tedesca, le autorità egiziane, il governo d’ Israele e il commando in questione, denominato “Settembre Nero” e facente capo all’organizzazione Al Fatah.

Nel ’79,  quando Gazzetta dello Sport e Corriere sono ormai entrambe di proprietà dell’editore Angelo Rizzoli, De Felice, pur restando negli storici uffici di via Solferino, scende di qualche piano ed entra nella Rosea come vice-direttore, andando poi ad affiancare, dal 1981 al 1983, in qualità di condirettore, l’allora responsabile della Gazzetta, il suo conterraneo Gino Palumbo, giunto a sua volta a capo del quotidiano sportivo milanese nel 1976. Nelle settimane a cavallo tra giugno e luglio dell’82, quelle nelle quali si materializza il  trionfo azzurro al Mundial spagnolo, De Felice però non è in terra iberica, ma a Milano: “In quei giorni – ci spiega quella che ancora oggi è considerata una delle più autorevoli firme del giornalismo italiano ancora in vita – coordinavo il lavoro di 12 inviati. Erano giornate molto impegnative, ma in edicola avevamo tirature medie di circa 500mila copie, mentre lunedì 12 luglio, il giorno dopo il trionfo della Nazionale, superammo abbondantemente il milione. Picchi simili però li raggiunse anche il Corriere dello Sport, giornale concorrente”.

Dopo una parentesi di 2 anni (1983-1985) nelle funzioni di addetto stampa della Federazione Italiana Gioco Calcio, De Felice passa al quotidiano La Notte di Milano e vi rimane fino al 1993, anno in cui va in pensione. Per il giornale edito da Rusconi segue, da inviato, le gesta dell’Argentina di Maradona ai Mondiali di Messico 1986 e la rassegna calcistica iridata di Italia ‘90. Sul fronte olimpico, invece, è inviato de La Notte sia ai Giochi di Seoul 1988 che a quelli di Barcellona 1992. Attualmente, nonostante sia in pensione, utilizza molto la propria pagina personale sul social network Facebook, attraverso la quale mette in evidenza, con grande lucidità e cadenza pressoché quotidiana, storture e contraddizioni della politica dei nostri giorni, spaziando da quella cittadina a quella nazionale e internazionale.

Botta e risposta

Maestro De Felice, dall’alto dei suoi 81 anni, potrebbe innanzitutto descriverci com’è cambiata Milano, la città in cui vive da ben 59 anni ?

“Negli anni Sessanta è estremamente viva da un punto di vista culturale e in pieno sviluppo economico. E’ un capoluogo in cui si svolgono manifestazioni di grande spessore e in cui personaggi del calibro di Giorgio Strehler (teatro), Indro Montanelli (editoria) e Luchino Visconti (cinema) grazie al loro talento sono grandi protagonisti della vita sociale e artistica. Inoltre, quella degli anni Sessanta è una città molto milanese, nel senso che ci sono pochi afflussi di stranieri e i negozi buoni vendono soprattutto ai loro concittadini.

Negli anni Ottanta, invece, comincia una sorta di decadimento. Nella cosiddetta ‘Milano da bere’ prevale la logica dei soldi facili, dei grandi appalti pubblici, della pubblicità e delle società finanziarie. Ma, contemporaneamente, alcune grandi aziende accusano momenti di difficoltà: la Bianchi chiude i battenti, mentre la Pirelli riduce il proprio personale.

Oggi questa città è spiritualmente divisa in tre grandi masse: una di tipo intellettual-proletaria di sinistra, una borghese e un’altra costituita da stranieri, tra cui tanti turisti russi ma anche moltissimi extracomunitari, alcuni dei quali si permettono addirittura di fare pipì per strada senza che nessuno dica niente. Si tratta di una fase di storica che definirei di contorcimento, nella quale, finito il momento dell’Expo’, che ha dato una boccata d’ossigeno a tante persone, si è fermato di nuovo un po’ tutto. L’unica cosa che nel corso di questi decenni è cresciuta fino al punto da diventare un’eccellenza europea è quella delle università: Politecnico, Bocconi e Cattolica sono infatti poli di formazione che tutti ci invidiano”.

1982: nell’anno della vittoria ai Mondiali di calcio l’Italia è alle prese con una evidente instabilità politica, un po’ come quella di oggi, anche se le sigle partitiche e gli interpreti di quel periodo sono diversi da quelli attuali. A questo punto, però, visti i risultati prodotti negli ultimi 35 anni dalle classi dirigenti che si sono succedute fino ad oggi e alla luce di molti parametri Istat che indicano un regresso dell’Italia in termini di qualità della vita media dei cittadini, ritiene che ci sia margine per essere ottimisti rispetto al futuro?

“L’instabilità politica è tipica dell’Italia. Siamo sempre divisi tra Diavolo e Acqua Santa. L’ottimismo, invece, non è di questa epoca. Lo ritengo un termine forte, soprattutto se penso ad un giovane capo della Corea del Nord che ogni giorno studia il modo in cui poter lanciare missili sempre più precisi rispetto al bersaglio da colpire; se penso ad un presidente Trump che a sua volta mette a punto strategie per cercare di far pagare a questo coreano determinate azioni con evidenti finalità belliche; se penso a nazioni arabe che sono in costante conflitto tra loro e, infine, se mi metto a riflettere su tutta l’eccedenza demografica che l’Africa cerca di scaricare quotidianamente sul nostro Paese”.

Restando per un attimo sulle vicende di carattere internazionale e ritornando all’82, balzano all’occhio dell’osservatore due fatti piuttosto significativi rispetto a ciò che sarebbe accaduto negli anni successivi in determinati contesti: la morte, a fine anno, del leader del Cremlino Leonid Breznev, che precede il disfacimento del cosiddetto ‘blocco dell’Est europeo’ e la nascita, nel periodo estivo, del movimento libanese Hezbollah, di ispirazione islamica e capace, negli anni successivi, di portare a compimento azioni terroristiche particolarmente violente, quali attentati con autobombe e dirottamenti aerei finiti tragicamente…

“La reputazione del segretario Breznev in verità aveva già cominciato a vacillare a seguito delle persecuzioni avvenute negli anni precedenti in Cecoslovacchia. Naturalmente, il suo successore, Mikhail Gorbaciov, essendosi reso conto che non era più il caso di tenere in piedi l’Armata Rossa, ha dato il via ad una svolta politica che ha permesso ai russi di avere, nella loro quotidianità, quel cosiddetto “superfluo” da cui un po’ tutto l’Occidente è notoriamente dipendente. Per quanto concerne gli Hezbollah, non parlerei di novità, in quanto altri casi di dirottamenti di matrice islamica c’erano già stati in passato”.

Ritorniamo alla nostra nazione e al fatidico 1982. Già in quel periodo fenomeni quali gestioni bancarie poco chiare, intrecci perversi tra Stato e Antistato e attentati di matrice mafiosa contro paladini della legalità nazionale fanno parte della triste realtà quotidiana. Si tratta di un marciume rispetto al quale, fino ad oggi, non si è riusciti a prendere realmente le distanze. Quante possibilità ci sono che ciò possa avvenire in futuro?

“Il marciume è aumentato. E diventato sistemico. Nel frattempo, la Ndrangheta ha occupato molti spazi che prima erano della Mafia, mentre la Camorra è stata un po’ ridimensionata. Purtroppo, però, ad oggi buona parte del Paese vive fuori dalla legalità. Nel contempo, imperversa la presenza di tante banche di varia entità. E, in caso di fallimento, queste vengono tenute in piedi con i soldi pubblici. Salvarle, a mio avviso, è uno scandalo. Io ogni giorno mi domando perché, se un negoziante fallisce, chiude e finisce in miseria nel silenzio generale, mentre rispetto alle banche si trova sempre un’ àncora di salvataggio… Ebbene, tutto ciò a mio avviso è poco educativo per le nuove generazioni e poco garantista rispetto all’operosità dei cittadini onesti. In America, ad esempio, nel momento in cui si registra uno scandalo finanziario, il presidente di una determinata banca va in galera e ci resta, al pari dei suoi collaboratori, assumendosi fino all’ultimo la responsabilità degli errori commessi ai danni della collettività. Quella statunitense però è una società fondata sull’ideologia protestante, nella quale chi pecca sconta il mal fatto. Quella italiana, invece, è una società perdonista, nella quale spesso prevale la mentalità dell’azzecca-garbugli. Tra l’altro, questo modo di agire politico favorisce anche negli extracomunitari presenti in Italia il diffondersi dell’idea che nel nostro Paese ognuno può fare di tutto e di più”.

Dall’1982 al 2017 pochi sono gli indicatori Istat positivi. Rispetto a 35 anni fa si registrano progressi nella sanità per quanto riguarda, ad esempio, la mortalità dei bambini tra 0 e 12 mesi. Nel contempo, si fa molta più attività sportiva, anche in ambito non agonistico e, infine, sul fronte energetico, nonostante cresca il fabbisogno giornaliero degli italiani, si consuma meno petrolio e si ha un migliore impatto ambientale, grazie soprattutto all’attivazione di fonti di energia rinnovabile e al maggior uso di gas metano. Ritiene che in tali ambiti questi trend positivi possano continuare?

“Non penso che noi italiani dall’82 ad oggi siamo diventati un popolo con una cultura ecologista. Ritengo piuttosto che siamo semplicemente più poveri rispetto ad allora. E, poiché il petrolio si paga in dollari al barile, ne compriamo di meno. Per contro, invece, il gas costa meno ed è per questo che è diventato una fonte di energia sfruttata maggiormente rispetto al passato. Poi in questo ambito va anche detto che un altro fattore incidente riguarda il grande sviluppo che c’è stato sul fronte della realizzazione di automobili a basso consumo.

Per quel che concerne la mortalità infantile, certamente fattori quali una maggiore igiene quotidiana, il sistematico bombardamento delle patologie con antibiotici sempre più efficaci e, più in generale, il progresso farmaceutico hanno permesso un sensibile un abbassamento dei decessi di neonati.

Per quanto riguarda, infine, l’aumento del popolo degli sportivi, va detto che fino all’82 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, insieme alle federazioni sportive ad esso collegate, aveva innanzitutto il compito di selezionare le delegazioni di atleti impegnati periodicamente in manifestazioni quali Olimpiadi, campionati del Mondo ed Europei, mentre solo a partire dagli anni Novanta ha avuto anche l’onere di iniziare a monitorare l’entità del movimento sportivo italiano, sia di tipo agonistico che amatoriale. Nel contempo, però, lo stesso CONI nel corso degli anni, facendo leva sia sullo sviluppo tecnologico che su tutti gli enti territoriali preposti, ha operato molto affinché venisse potenziato soprattutto il numero delle infrastrutture in ambito locale. Palazzetti, piscine e campetti sono sorti un po’ ovunque in vari comuni italiani. A parte ciò, però, un altro fattore che ha determinato la crescita del numero di sportivi in Italia è stato quello dei mercanti: fabbricanti di scarpette, abbigliamento e attrezzature a basso costo hanno permesso a tanti di avvicinarsi a varie discipline sportive. Tali prodotti, realizzati soprattutto in Medio Oriente sotto l’egida di grandi marchi internazionali, con una mano d’opera a basso costo e con materiali derivati dalla lavorazione del petrolio (polimeri), hanno permesso a certi colossi di realizzare fino ad ora profitti molto consistenti”.

Restiamo nell’ambito degli indicatori sociali. Secondo quanto emerge dalle schede storiche dell’Istat, dall’82 ad oggi in Italia sono cresciuti tantissimo i nuclei familiari composti da 1 sola persona e, nel contempo, a fronte di un sensibile calo dei matrimoni religiosi, si è avuta, in parallelo, un’impennata sia delle unioni civili che delle separazioni. Questo significa che si sta andando sempre di più verso una società italiana nella quale si sta sgretolando il valore della famiglia nella sua accezione classica…

“In realtà, di questo se ne sono accorti subito gli operatori immobiliari, i quali oggi, quando costruiscono un lotto abitativo, puntano a realizzare nel 50% dei casi appartamenti per single, nel 40% alloggi per 2-3-4 persone e, solo in minima parte, case adatte a 5 o più componenti. In parallelo, basta andare nei supermercati per vedere, tra gli scaffali, offerte molto orientate su prodotti monodose… Certamente in questa società così precaria, così provvisoria, i giovani oramai si sono adeguati e non si impegnano più come una volta in situazioni a lungo termine. E in tale contesto va anche evidenziato il fatto che, a fronte di una forte crescita del numero di separazioni, fino ad oggi lo Stato non è intervenuto per garantire una sorta di ‘cassa mutua per i mariti separati’; persone che, soprattutto nei casi di coppie con figli, ogni mese vanno in grave difficoltà economica dopo aver versato alle rispettive ex mogli quanto stabilito dal tribunale civile”.

11 luglio 1982-11 luglio 2017, aspettando il 2 settembre

Trofeo coppa del Mondo di calcio (Foto archivio Sportflash24.it: credits to Mauro Fellico)

Secondo lei si può affermare che nell’82 molti successi ottenuti da atleti italiani in importanti competizioni mondiali abbiano rappresentato, per i cittadini, gli unici veri momenti di gioia, viste le brutture a cui stavano assistendo su vari fronti ?

“Negli anni Ottanta, in generale, abbiamo avuto grandi momenti sportivi, ma va anche detto che sul fronte antidoping all’epoca erano pochi i controlli da parte delle autorità internazionali preposte. La stessa pratica dell’autotrasfusione, finalizzata ad aumentare il livello dei globuli rossi nel sangue e a migliorare le prestazioni, era una pratica diffusa un po’ dappertutto. Nello specifico, però, in Italia nel 1982 c’è stato un momento di svolta soprattutto sul fronte della riscoperta del tricolore. Negli anni Settanta, ad esempio, mettere una bandiera esposta alla finestra era un gesto che poteva essere facilmente interpretato, da parte di  taluni, come un segnale di ideologia fascista. Grazie alla vittoria ai Mondiali di Spagna, invece, quella sera dell’11 luglio si rividero, come d’incanto, per le strade, sui balconi e per le piazze più tricolori di quelli che si erano potuti osservare in pubblico nell’arco dell’intero decennio precedente. In sostanza, si riscopriva l’orgoglio di essere italiani. In quei giorni secondo me c’è stata una vera svolta di costume da parte dell’Italia intera”.

11 luglio 1982 – 2 settembre 2017: dopo 35 anni la nazionale italiana di calcio torna al Bernabeu. Stavolta non ci sarà in palio un titolo mondiale e non si affronterà una Germania campione d’Europa in carica ma una agguerritissima compagine spagnola pronta a difendere la propria leadership nel gruppo G di qualificazione alla prossima Coppa del Mondo 2018. Di certo anche stavolta servirà un’impresa. Come ci si potrà riuscire ?

“Secondo me stavolta non abbiamo giocatori di livello mondiale come quelli di cui disponevamo nell’82. Quindi servirà tanto c..o. Dico solo una cosa: chiudiamo gli occhi e incrociamo le dita, perché nel calcio qualche volta accade l’imprevedibile”. 

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L’INTERVISTA / 2 – MAURIZIO DE ANGELIS: “IL MIO 11 LUGLIO DA TIFOSO AZZURRO AL BERNABEU”

11 luglio 1982-11 luglio 2017, aspettando il 2 settembre

Lo scrittore Maurizio De Angelis seduto su una panchina della città di Burgos (Spagna)

Il profilo

Maurizio De Angelis, 61 anni, scrittore napoletano del quartiere Vomero, è autore del Comic-thriller “Il padrino parte prima così non trova traffico” (edito da Cento Autori), del demenzial-epic “Achei, il prezzo è giusto !” (Photocity) e dell’e-book umoristico “Ustion! Abbiamo un problema” (Amazoon).

Già collaboratore nell’ambito dell’antologia curata per Mondadori da Pino Imperatore e Nando Mormone e intitolata “Capita solo a Napoli”, nonché plurivincitore del premio “Massimo Troisi” (sezione scrittura comica anni 2006 e 2008), attualmente De Angelis è impegnato con artisti ed emittenti radiofoniche in relazione alla stesura e alla conduzione di programmi di intrattenimento.

L’11 luglio del 1982, però, Maurizio, all’epoca 26enne operatore commerciale con una passione ‘sfegatata’ per l’Italia, decide di farsi passare il cosiddetto ‘sfizio’: assistere all’ultima partita del Mondiale di calcio …non in tv, ma dagli spalti dello stadio di Madrid. E, proprio in relazione al modo in cui si evolve quella sua giornata alquanto sui generis, ecco cosa ci racconta  attraverso questa intervista in esclusiva.

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Botta e risposta

Maestro De Angelis, come le venne l’idea di andare al Bernabeu ?

“Io e un mio ex compagno di scuola, Lucio Righetti, dopo aver visto in tv l’Italia battere prima l’Argentina e il Brasile nella seconda fase a gironi e poi la Polonia in semifinale, nella giornata di venerdì 9 decidemmo di andare in un’ agenzia di viaggi della nostra zona e  fare una piccola follia: comprare, al ‘modico’ prezzo di 600mila lire per ciascuno (cifra equivalente più o meno ad uno stipendio mensile dei nostri giorni), pacchetti comprensivi di trasporto autobus Napoli-Roma andata-ritorno, volo charter Roma-Madrid andata-ritorno e biglietto Italia-Germania in un settore corrispondente alla cosiddetta ‘curva’. Partimmo in pullman da Napoli alle h 7 della domenica mattina e ritornammo, stremati ma felicissimi, alla stessa ora del giorno dopo. Ovviamente alle 8, da perfetti napoletani, eravamo regolarmente a lavoro”.

Una volta giunti a Madrid, quali sensazioni avvertiste durante il percorso di avvicinamento allo stadio Bernabeu?

“Gli spagnoli tifavano per noi. C’erano anche tantissimi brasiliani, i quali, avendo acquistato direttamente il biglietto della finale in quanto convinti di giocarla, visto lo squadrone che avevano, quel giorno vennero comunque a godersi lo spettacolo. E anche loro erano dalla nostra parte, così come alcuni supporters francesi  presenti. In poche parole…i tedeschi, come diciamo dalle nostre parti, ‘nessuno li poteva vedere’ …”.

In che modo vi siete vestiti per andare al cosiddetto “appuntamento con la storia” dell’11 luglio 1982?

“Il mio amico Lucio era vestito da pulcinella tricolore. Io avevo un pantalone rosso, una camicia bianca e un giubbino verde. In Italia, all’epoca, a differenza di oggi, tutti, da Nord a Sud, sentivamo molto i colori della nostra bandiera. Del resto, nell’82 lungo lo Stivale non c’erano né movimenti leghisti e né rigurgiti neoborbonici. E, grazie anche all’imperante stile-Juve, che non consentiva a nessun calciatore bianconero di fare dichiarazioni fuori posto, i titolari della Nazionale, che per circa la metà militavano proprio nel club torinese, erano benvoluti da tutti. In sostanza non c’era, nelle giornate del Mondiale spagnolo, quel clima di ‘avversione campanilistica a prescindere’ che al giorno d’oggi, invece, in determinate circostanze si manifesta con modalità non certo edificanti”. 

Quale fu il momento più sofferto per i tifosi italiani presenti sugli spalti quella sera dell’11 luglio?

“Certamente intorno alla mezz’ora del primo tempo, quando sul punteggio di 0-0 Cabrini sbagliò il calcio di rigore. Poi, durante quella caldissima serata, ce ne fu un altro abbastanza strano, inusuale per noi napoletani medio-borghesi. Poiché lì faceva buio intorno alle 10 di sera e il caldo era pazzesco, tra le nostre file di sediolini cominciarono a girare delle strane borracce di acqua. Strane per noi, ma in realtà già commercialmente molto diffuse a quell’epoca nella capitale spagnola. In sostanza, si trattava di contenitori da campeggio con pulsantino a pressione e conseguente attivazione dello zampillo d’acqua, oggetti di cui fino al giorno prima io non avevo neppure idea e che, invece, negli anni successivi avrebbero fatto breccia nel kit dell’italiano medio pronto a partire per una vacanza o per una semplice gita fuori porta. In sostanza, ci si abbeverava posizionando la bocca a 10 cm circa dal gocciolatoio e con un rischio igienico-sanitario estremamente limitato. Io, lì per lì, dissi subito…’Che schifo!’. Poi però l’afa arrivò ad un punto tale che non mi permise di resistere e dovetti usare anche io quella strana borraccia”.

Quale fu, invece, quello più bello ?

“Sicuramente quello del gol di Rossi, quando passammo in vantaggio ad inizio del secondo tempo. Tra l’altro, poiché all’epoca al Bernabeu già c’erano i maxischermi, riuscimmo a vedere in tempo reale anche l’esultanza del presidente Pertini, il quale quella sera, pur essendo seduto molto distante da noi, veniva inquadrato dalle telecamere ogni volta che segnava la Nazionale. E, poiché le nostre reti furono 3, avemmo la possibilità di assistere ad una sorta di ‘spettacolo nello spettacolo’. A tal proposito, però, ad oggi mi preme fare anche una breve riflessione di altro tono. Poiché in tv dall’82 ad oggi hanno mandato in onda tantissime volte, in relazione a quella finale, la plateale corsa dell’esultante Tardelli, autore della rete del 2-0, faccio notare che le nuove generazioni – molto sensibili al concetto di immagine ma meno in relazione a quello della documentazione scritta – hanno eretto un po’ a uomo-simbolo di quella Nazionale proprio l’ex mediano della Juve e non colui che, con i suoi pesantissimi gol, ci ha trascinati verso la conquista della Coppa. Chiusa questa breve parentesi di tipo sociologico-mediatico, voglio aggiungere che un altro momento molto emozionante fu quando io e il mio amico Lucio, prendendo spunto dal grido ‘ooooooooleeee’ tipico della corrida spagnola, iniziammo ad accompagnare con degli ‘Ooooooooleeee’ i passaggi dei giocatori italiani, i quali, a pochi minuti dal termine, sul punteggio di 3-0 in loro favore puntavano soprattutto a gestire il possesso del pallone. Beh, posso dire che cominciammo in due, ma… nel giro di qualche minuto…quasi come d’incanto… la maggioranza degli spettatori presenti al Bernabeu, che tifava ovviamente per l’Italia, trasformò questo nostro grido in una sorta di dolce sinfonia che accompagnò gli Azzurri fino al triplice fischio dell’arbitro brasiliano Coelho”.

E …nel dopo partita cosa successe ?

“Usciti dallo stadio, formammo un gruppo di circa un centinaio di persone e cominciammo a far festa per i viali di Madrid, ricevendo solo applausi dagli spagnoli. L’unica cosa per noi negativa fu il fatto che, nonostante ci fosse una temperatura molto alta, ci fu impedito di rinfrescarci presso le fontane del centro storico della capitale. La Guardia Civil infatti fu molto attenta nel tenere sempre sotto controllo le nostre legittime manifestazioni di entusiasmo. Finita la festa, quando ormai era notte inoltrata, raggiungemmo l’aeroporto e ci imbarcammo regolarmente sul volo per Roma”.

Torniamo ai giorni nostri. Cosa servirà il prossimo 2 settembre alla nazionale italiana per riuscire a realizzare, 35 anni dopo, un’altra impresa in quello stadio Bernabeu che, comunque vada, resterà scolpito nel ricordo di ciascuno di noi innanzitutto per la memorabile finale dell’11 luglio ‘82 ?

“Una nuova impresa si potrà materializzare solo se gli Azzurri faranno la cosiddetta partita perfetta. Certamente la difesa dell’82 era più forte di quella attuale. Per il resto posso solo dire che certi argomenti riguardano innanzitutto il Ct Ventura e i 23 calciatori che riterrà di convocare per la prossima sfida del Bernabeu”.

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